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c'erano gli urletti a ultrasuoni
dei bambini della vicina
e il frusciare di foglie
e la musica troppo alta
le risate fuori volume
che scappano forti
proprio quando si dovrebbe bisbigliare
e adesso c'è questo silenzio
quel silenzio che volevate
un silenzio colmo di vuoti
di assenza
di manie
di fastidi eradicati
che parla di come siete diventati
dietro le alte mura di diffidenze
che pure non vi sembrano proteggere abbastanza
della chiusura per la vita che scorre
sempre disordinata e rumorosa
e della vostra aspra rigidità
delle mani secche e piene di nodi
dei cancelli e dei paletti
che volete dappertutto
racconta dei vostri inutili cumuli
e del timore che ve li portino via
parla della vostra vecchiezza
e delle paure, troppe
che vi fanno meschini
arroccati e lontani
dall'altro, d'altri voi
da tutto quello che non sapete piú
che non vi ricordate
che non ancora conoscete
è triste
vedere invecchiare un quartiere
fino a spegnersi, morto
anche se poi rinascerà giovane e spettinato
infine
quando niente vi apparterrà piú
nemmeno il silenzio