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Lei falciava il grano di una notte
io stendevo panni su un campo
di menzogne,
la ruggine scendeva dai nostri occhi
come lacrime anziane,
in un sussurro ti vidi capinera
scuotere le ali di un domani.
Le sere erano intarsiate dai dolori
del tempo
ma neanche un gemito, un lamento
usciva dalla bocca dei lupi
appollaiati sui tetti delle case,
il sole poi ruggiva e credeva un Dio
fatto di cemento
e acqua sorgiva,
di sogni e quattro libbre di vita.
Eravamo cani a rincorrere lucertole
ad abbaiare al cielo,
uccelli di rovo sulle ali del destino,
"il paradiso può attendere"
mi dicevi il giorno dei miracoli,
"l'inferno è un un corpo che soffre"
ti sussurravo sulle siepi di un risorto.
Ci perdemmo
nei meandri di un nirvana, di Colui
che fa sbocciare le rose a primavera,
ci perdemmo
e fummo sole a mezzanotte...
I pulcini pigolavano vento
i funghi cardavano spore,
adesso siamo lampi in una notte
umani unti di seta,
tuoni di un giorno senza più le ore.