Fiume d'inverno

scritto da giorgiog1
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Testo: Fiume d'inverno
di giorgiog1

Una specie di miagolio lontano precede di un attimo l'avvistamento di uno stormo disordinato di pavoncelle che va alla ricerca di un prato umido o di una striscia melmosa, vicino ad un'ansa del fiume, su cui poter tranquillamente sostare e pascolare.
Visto dall'alto della collina di Fosdinovo, il Magra nelle giornate soleggiate di dicembre, sembra un mosaico bicolore che si svolge verso il mare.
I canneti bruciati dal gelo appaiono di un giallo che ricorda il grano maturo, nessuna ninfea, nessuna foglia ricopre la superficie del fiume quando diviene bozzo, cosicché può riflettere i raggi del sole che scompare dietro il Caprione.
Nelle giornate coperte e senza vento, leggermente nebbiose, la sensazione che si prova a stare sulla riva d'una ansa  è quella di una quiete quasi assoluta; dal vicino canneto giungono le note del Forapaglie castagnolo e quelle scoppiettanti dell'Usignolo di fiume.
Se si fa troppo rumore, un lungo soffio di ali ci avverte che ci siamo persi una coppia di germani, in fuga spaventati.
Lungo le sponde è facile imbattersi in aironi, fermi con il lungo collo leggermente piegato in avanti, pronti a sferrare il colpo, appena, uno qualsiasi dei non molti pesci rimasti, gli passi a tiro. I pesci limitano i loro guizzi e spesso, per risparmiare energie, sostano sul fondo.
Sotto uno strato di fango, al riparo dal freddo, i rizomi dei nannuferi e delle ninfee riposano. Vicino ad ogni cicatrice a forma di occhiello, lasciata dagli steli dell'anno precedente, c'è una nuova gemma pronta ad aprirsi.
Anche le gemme svernanti, dette per questo "ibernacoli", del "morso di rana" e delle "otricolarie", sono adagiate sul fondo fangoso che le protegge dal gelo. Stanno consumando le ultime riserve di amido accumulate durante l'estate.
Fuori dall'acqua le vellutate pannocchie dei biodi, che tanto caratterizzano l'ambiente palustre, cominciano gradualmente a sfaldarsi, il primo giorno di vento riempirà l'aria di pappi e sospingerà quelli caduti sull'acqua, come piccole vele, a colonizzare, nuovi territori.
Un sonoro secco richiamo, seguito dal caratteristico sciabordio annuncia le litigiose folaghe, che si inseguono sul pelo d'acqua. Oppure il penetrante "Krrrik" segnala una gallinella d'acqua nel fitto del canneto.
Piccoli fori lasciati nel fango molle rivelano la zona di pastura di un beccaccino.
Eccolo spaventato che frulla velocissimo lanciando il caratteristico "bacio".
Manovra il lungo becco come un timone, disegna nel cielo il caratteristico "zig-zag".
Un'alzavola, sorpresa a pasturare tra la vegetazione di un bordo di un fosso, si alza verticalmente, leggera e rapida, ma dopo un'acrobatica virata, ritorna verso il punto di partenza.
Ripete questi passaggi per due o tre volte, poi fatte le opportune verifiche, plana poco lontano scomparendo tre le cannucce.
Se nei giorni più freddi una crosta di ghiaccio lucente serra i culmi delle cannucce e fusti ormai secchi dei biodi in una morsa, al primo tiepido sole, spesso dalla fine di gennaio, in alcuni fossi che separano il fiume dai campi, decine di rospi in amore si radunano per iniziare la stagione riproduttiva.
Posato su una cannuccia, sulla sponda di un vicino torrentello vi è un martin pescatore nella paziente attesa di individuare un pur piccolo pesciolino per nutrirsi ancora.
Poi, con il nuovo anno, l'ultimo mese d'inverno vedrà l'inizio del passo primaverile.
Tra i primi uccelli ad arrivare, vi sono anatre di superficie come il Fischione, il Mestolone ed il Codone.
Spesso già dalla seconda metà di febbraio è possibile osservare Pittime, Combattenti ed altri limicoli attenti a sondare con il becco la melma in cerca di planarie, aselli e limnee.
Al crepuscolo l'aria è penetrata dal canto flautato dei chiurli dal lungo becco ricurvo.
In marzo solo pochi fortunati, all'ora ed al momento giusto, potranno ammirare il volo delle gru e quello solitario della cicogna nera

Fiume d'inverno testo di giorgiog1
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