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La fantasia dorme
con gli occhi aperti
e sogna mentre cammina.
A volte scrive poesie
con l’inchiostro dell’alba,
altre volte scambia
le tasche del vento
per scrigni colmi di promesse.
C’è un frutto che nasce
nel buio della mente,
non ha stagione né albero.
Lo si riconosce
dal profumo incerto,
sa di meraviglia
e di errore insieme.
Nel suo interno
la parola diventa immagine,
l’immagine si crede verità,
e una pietra,
pesante e silenziosa,
viene sollevata
come fosse gemma rara.
Chi guarda
troppo a lungo
finisce per credere
allo scintillio
più che al peso,
alla luce riflessa
più che alla materia.
E così la fantasia,
che potrebbe
aprire orizzonti,
si piega,
si incrina,
diventa ombra
che imita la luce.
Resta allora
il compito più difficile:
imparare a distinguere
il sogno che nutre
da quello che inganna,
il frutto che consola
da quello che avvelena.
Perché non tutto ciò che brilla
è nato per illuminare.