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Gocciola il ramo del nespolo e luccica
sotto pioggia battente, tremulo non teme
il giudizio vano di rami biforcuti, arde di speme
e s’appiglia all’essenza della sua vita rustica.
Si chiede, quando d’inverno è costretto alla spogliazione,
se saprà resistere un'altra stagione, se produrrà frutto,
se ali di falene, uccelli o angeli sfioreranno ancora il suo fusto,
se intatto rimarrà il cielo senza esser scosso da un nuovo ciclone.
Un pettirosso ha sorriso tra i suoi rami, mentre le nubi erano in riposo,
il petto bombato di sangue di Giuda e ali ancora intatte,
tra le sue radici un soffione tardivo e fradicio s’ergeva superstite,
incurante dei sussurri del vento, del suo sibilo quasi astioso.
Le porte del Paradiso si sono aperte, oggi, son tornati tutti sulla Terra:
angeli, santi e gente giusta, attriti e contriti, puttane e beoni, violenti e guasconi,
suicidati e uccisi, killer e kamikaze, bugiardi, poeti spoetizzati, tossici e minchioni.
Erano felici, tenevano solo un po' di fiatone per il famigerato effetto serra.