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Camminavo su un sentiero
circondato di rovi.
Più in là c'erano fiori,
che parean di seta,
una distesa dai mille colori.
Erano tanti,
belli e invitanti.
L’occhio godeva voglioso,
come alla vista di grande ricchezza,
dolcemente sognava orgoglioso
di tuffarsi in quel mar di bellezza.
Bramavo di fare ghirlande
profumate di paradiso
per l'amore del mio cuore,
e intrecciarle intorno al suo viso.
I fiori erano azioni di bontà
che molte mani generose
stavano spargendo copiose,
sul cuore dolorante dell'umanità.
Ma c’erano i rovi,
quelle tremende spine acuminate,
che senza pietà,
mi avrebbero ferito
e le vesti strappate.
Ma il desiderio era tale
da farmi vincer la paura,
e mi inoltrai con coraggio inusuale,
cuore indomito e faccia dura,
ormai decisa a sopportare il male.
Ma quelle spine,
alla vista pungenti e acuminate
non mi fecero provare alcun dolore,
come frecce morbide e spuntate.
Compresi nel profondo del mio cuore
che non erano più in grado di ferire
da quel giorno di duemila anni fa
ch’aveano perduto il lor tristo potere
allor che furono conficcate
senza alcuna pietà
nel capo sofferente del
Signore
ch’avea sofferto per l'umanità
annullando la potenza del dolore.
Un dolore che ancora sempre mente,
ma non distrugge in profondità.