Muovono nostre sembianze
e senza nemmeno proferire
muta parola onde il respiro
quasi geme nell'aria.
Ove fra campi e calli
su lastricati di pietra,
tra cantucci rabbuiati
e ninnoli indecifrabili,
tacere si respira
e negli angusti spazi ristagna.
Odi la ronda notturna:
nel sogno un ritmar di passi
fra le vie riecheggia
e di parete in parete rimbalzando,
amplificandosi s'avvicina.
Dal capo, martellando,
sin al cuor risuona
e al parossismo,all'esplosione
del petto, lacera il sonno,
il sogno di sofferenza oppresso.
Ed ecco lui,
di là della tetra pioggia,
dal suo viso
di fiume scorso tra i monti,
in volto acceso
infuocato agitandosi,
incespicando me accusava:
"tu ancella d'amore incoronata,
di per te stessa abbandonata,
di passione e sgargianti colori frutto,
a noi tanti delle letizie non rechi
e il viso malinconico specchi
nei torrenti di pianto
fra i boschi a primavera.
Ascolta la voce amica:
del vento di lontano
si leva, dalle verdi piante
agitandosi tormentoso si prona
quale oscura rimembranza,
palese luccicanza, di presagi
e miti insondati
o sterminatore gelido
che d’alba e tramonto
in vecchiezza t'estinguerà,
di sterilità alla terra tua
ti donerà".
Ed in me ,già altresì
il suo segno crocifigge,
forse non in vano
goccia continua rintrona,
abbacinante riverbero
che il sen mio deturpa
e fin tanto mi sacrifica
a riottenere lindo al giorno
quest'oblio, cuor mio vago sentore ,
la nebbia della stanchezza,
la noia
di cui or tetro m'appago
accantucciato nel mio
silenzio.
Felino balzo ad abbracciare
la lor notte insonne,
ad aggrappar 1'esile mio filo
al mondo assente,
lo spazio alieno.
Ed unica voce un indeterminabile sopore
che tutto avvolge ed il mio
tutto travaglia:
tanto strazia
una speranza appassita,
un incolto fiore,
quanto il dormiveglia
il gesto cela
rifrangendo sogno e realtà,
balzando ogni suono
ai ricordi e le nostalgie.
A.B. '91
La Ronda Notturna testo di A.B.