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è il 1980 circa e la signora del pane è veramente gentile. Che poi, non è propriamente una "signora del pane" perchè non è una fornaia, bensì una signora che gestisce un piccolo negozio di alimentari, in un altrettanto piccolo paesino di provincia. Mi capita spesso di fermarmi qui e mi capita altrettanto spesso di vedere la signora del pane (che ormai chiamerò così) baciare di sfuggita quello che penso essere suo marito: un uomo alto con due occhi azzurrissimi; probabilmente ha fatto tappa a casa solamente per mangiare al volo, prima di fare ritorno in fabbrica.
"Ti ho conservato un panino con il salame, visto che lo compri sempre. Mi sarebbe spiaciuto venderli tutti prima del tuo arrivo." mi accoglie così la signora, in un martedì qualunque.
"La ringrazio molto" mi limito a rispondere, sorridendo. "Oramai ha imparato a memoria i miei gusti".
"Semplicemente mi piace far felici i miei clienti. E le persone in generale" risponde, porgendomi il panino, incartato nella carta argentata.
"E' molto brava in questo, sa?" mentre cerco la moneta per pagare nel portafogli, aggiungo "i suoi figli e nipoti sono persone molto fortunate."
Prima di uscire dal negozio, le chiedo come si chiama. Effettivamente, fino a quel momento, non glielo avevo mai chiesto.
"Maria" odo. Però in un'epoca diversa. In quest'epoca il negozio non esiste più e io mi trovo davanti ad un grande specchio. I miei occhi sono grandi e azzurrissimi, proprio come quelli del marito della signora del pane. Inizio a vagare nello spazio che mi circonda e arrivo in un enorme salone, dove vedo quella che sembra essere la signora del pane qualche anno più vecchia.
"Hai visto? La nonna ti ha preparato il pane con il salame". Mi dice. mi viene spontaneo sbattere le palpebre. Quella è davvero la signora del pane. E a quanto pare, in quest'epoca è mia nonna.
"Dov'è il signore con gli occhi grandi e azzurri?" chiedo, senza neanche ringraziare per il panino.
"Nonno Francesco? E' morto anni fa." Mi risponde. "ma guardando i tuoi occhi, è come vederlo tutti i giorni."
Quindi quel signore si chiamava Francesco. E non esisteva più da tempo su questa terra. Il rimorso di non averlo praticamente mai conosciuto si fa così acuto da trasportarmi in un'altra epoca ancora.
In quest'epoca non c'è più il negozio. Non c'è più il signore con gli occhi azzurri, Francesco. E non c'è più neanche Maria, la signora del pane. Sono sola in questo spazio. L'unica cosa che posso fare, è chiedermi se esista un'altra epoca in cui poterli incontrare di nuovo, mentre mi domando se, al mondo, esista qualcuno gentile quanto la signora del pane.