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Mentre andava a fare delle commissioni prima di lavorare, J. vedeva una persona che fa sempre lente e lunghe passeggiate. Questa persona soffriva di qualche disturbo mentale, ma paradossalmente J. aveva provato per un attimo invidia anche verso di lui. Perchè? Perché quegli attimi nei quali J. trovava un po' di conforto e serenità sono quei momenti in cui dedicava alla corsetta mattutina o alla passeggiata, ma sarebbe stato poi costretto ad essere in gabbia per la maggior parte del tempo, mentre l'altro almeno percepiva una piccola pensione e avrebbe potuto rimanere, beato, a distanza da qualsiasi meccanismo di condanna sociale. Non a caso, spesso, nei sogni gli capitava di dover abbandonare una compagnia o una festa in anticipo perché era costretto a pensare sempre al dovere - "Vivo una vita opprimente, putroppo non ho scelta" - diceva nell'ultimo sogno. In secondo luogo questa persona non aveva interazioni sociali, ma anche in quell'ambito J. non si trovava meglio, non avendo mai avuto una relazione soddisfacente o appagante in tutta la sua vita. Quindi era chiaro che avesse la meglio quell'ignoto: di lui dicevano che soffrisse di depressione, ma J. continuava a rimanere intrappolato anche nelle sue ansie e nelle sue tristezze. Senza essere notato da nessuno.