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Conosco la mia strada. Non ricordi,
immancabile tu che ora mi manchi,
per sempre, quando in fondo
a quei silenzi cubici ed immensi
dicesti: — Siamo
nelle mani di Dio —?
Piovigginava
(si era in val Pusteria, da qualche parte
tra i monti che non so — non amo
davvero la montagna! — in piena estate)
eppure, oltre quel grigio, intravvedevo
qualcosa di massiccio (le Tre Cime
di Lavaredo?) oppure da tutt’altra
parte (ma lo sa chi,
se nessun altro poi l’ha ricordato,
se a nessuno è importato, poi, davvero?
È come se non fosse mai esistito).
È esistito per me — te l’assicuro! —,
ma non lo so se questo
per te pure mi basti a farlo esistere.
Tu, mentre ascendevamo, mi insegnavi
i primi rudimenti di un tedesco
elementare, approssimato, scarno,
che avrei riusato
per caso (o chi lo sa perché) in Brisgovia
a Friburgo diversi anni dopo.
Ma chi la sa davvero la sua strada,
immancabile tu che ora mi manchi,
se c’è di mezzo un freddo luterano
tutto da attraversare,
se ci si perde in Svizzera, se, poi,
addosso crolla tutta una Germania
di guglie spigolose e begli alberghi,
(e tutte le illusioni ormai perdute
di incanto in riva al Lago di Zurigo
in abissi zwingliani sprofondate?)?
Ma quando rivedrò io la mia Felix
Austria, di nuovo l’Orologio
di Graz, che un giorno in tutto uguale agli altri
mi ha fatto l’occhiolino dalle pagine
del sussidiario in Quinta Elementare
e non l’ho più scordato, la Colonna
di Linz, la Vecchia Cattedrale?
E quando ascolterò
il Bel Danubio Blu, le Frühlingsstimmen
salendo alla Gloriette.
scendendo giù dal Belvedere (solo
tra le Sfingi in giardino)
fino a San Carlo Borromeo — siamo
nelle mani di Dio! — quando potrò,
immancabile tu che ora mi manchi,
finalmente tranquillo,
lasciarmi andare al desiderio innocuo
della felicità?
Quando potrò
riamare ciò che ho amato, ritornare
a ciò che sono stato?
Potrò sciogliere
quando quel voto assurdo, quell’impegno
assunto per dispetto
di stare separato
da tutti i miei amori in un esilio
stralunato ed astratto —
immancabile tu che ora mi manchi —
come un letargo lucido, un divorzio
duraturo e silente, invalicabile,
altissimo lassù come le cime
scoscese delle Alpi? Dico: — Siamo
nelle mani di Dio! —
(Da qualche parte
nei pressi della Hofburg fascinosa
la cantatrice bulgara maliarda
intona cristallina
l’aria della Regina della Notte
e già lo so che poi mi arrenderò,
lo so che cederò, mi perderò
ripagato e contento nell’oblio).