Amsterdam, 13 Maggio 1988

scritto da Il Cinabro
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le ultime righe di un uomo che ha messo l'anima al servizio della musica
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Testo: Amsterdam, 13 Maggio 1988
di Il Cinabro

Amsterdam 13 Maggio 1988


Intro (di un libro non concluso)

 

Ehi baby, svegliati, guardami negli occhi un attimo, ti prego, sono le cinque del mattino e fuori fa un freddo cane. Il mio giaccone di pelle è buttato là, appoggiato sul divano in camera da letto, se ti va prendilo, Milano mi aspetta per il solito giro a raccattare roba unta e vecchia e farmi bestemmiare il cielo, e per di più sotto una fottuta pioggia battente.

     Ascoltami attentamente, puoi continuare a dormire fin quando lo vorrai, le chiavi di casa sono nel cassetto qui a fianco, chiuditi solo la porta dietro quando andrai via. Baby, non ricordo più neanche il tuo nome, Margareth forse? Se vuoi accenditi una Diana, si, le ho lasciate per te sul comodino. E poi, stammi bene a sentire, voglio regalarti un’ultima cosa. E’ importante. Regalartela significa distruggerla per sempre, quindi sappi che io non potrò più farci nulla con queste quattro righe, aggrapparmici nei deliri alla ricerca della quiete, oppure  nascondermici nei pensieri della notte, prima di chiudere gli occhi dopo una bottiglia di gin comprata ai paki vicino alla Centrale. L’amore prima o poi tornerà dentro di me, irreversibile e luccicante, e tu continua a dormire, copriti la schiena col cappotto che ha gelato sugli alberi. C’è sempre un motivo, e tu non vuoi dirmelo, baby, ma io l’ho capito, l’ho carpito nelle frasi a metà, nei silenzi, negli sbagli che ho fatto. Fuori non si sentono più rumori, è domenica, il giorno del Signore, del riposo e dei tassì vuoti persi nella nebbia. L’amore, invece, è bianco. Forte. Immenso. 

     Prendi il mio mantra, quando vorrai, baby.

 

Il jazz ha un’anima, il mondo ha un’anima. Io l’ascolto.

Il jazz ha un’anima, il mondo ha un’anima. Io l’ascolto.

Il jazz ha un’anima, il mondo ha un’anima. Io l’ascolto.

Perché sei dentro di me.

(dopo, molto tempo dopo)

Una ferita di sale profondissima

Abrasa incisa nelle ossa mie goccia dopo goccia

Battito dopo battito

Arriverà fino alla cintola del cuore e la sentirò esplodere

Ha fiotti gelidi e amari sulle mani grinzose 

Ed incessante io la cauterizzo col ferro della ragione all’alba nelle città in cui abbandono bagagli e fortune al silenzio barbaro della notte

Passami l’efedrina baby e metti su quel fottuto piatto Blue in green di Chet (Germania,1 Aprile, 1988)

Vorrei confondere persino le magre parole che avevo riposto per te nei giorni di festa

Quelli in cui il tempo si fermava e sembrava sfiorarci  

Ed ora puoi distruggere gli oceani e silenziare l’ardore mite delle foglie invernali

Mi parlavi al chiaror della notte di cavalcare la Luna? Jim. 

Eravamo noi insieme fatti sbaragliati sulla strada polverosa di Eldorado

Fosti tu a sussurrarmi tra i capelli di lasciar che la follia dell’istinto m’invadesse superba e clemente?

Il calore danzante del ventre era mischiato al cobalto lastricato di cielo e frescure 

Emerso dallo spirito e riposto in una falce tetra divinatrice che mi ha rovistato nell'anima 

Vorresti la certezza che ogni cosa sia piena e vorace per sporti a guardare il vuoto

No, quest’amore si è consunto sui sedili dei treni su cui ci siamo baciati senz’occhi e parole incaute 

Ricordo solo che avevamo i gemiti febbrili infanti e maleodoranti del desiderio

I capelli arruffati e le labbra di lettere dimenticate in tasche brune e fitte di libri e indirizzi di hotel 

Non pretendevo la realtà nei blues ascoltati e riascoltati con te quandoi ci siamo baciati e sussurrati brandelli d’eternità sfuggita al caos 

Forse era desiderio solo tuo di fuggire verso Tebe, e mio d'aver bruciato ogni cinesi 

Eppure la forza delle parole che ti ho regalato non potrai stracciarla mai! mai ! hai capito ? mai !

Io le conserverò per la bonaccia sudata dei prossimi giorni - attei nel vino - nel mare assorto - sorrisi dorati

Solo il vento potrà farle cantare di nuovo

No, questo amore forse è fuggito sulle pareti bianche di fronte alla stazione di una qualche città smembrata 

Nei bar dove cercavamo rifugio e sorridevamo di nascosto dalla ceneri dei sogni fradici in riva al Po 

Caffè dai pavimenti scuri e dagli zigomi stravolti dal calore sommesso e timido della tua schiena 

Le note strette ispide e fumose di Generiquè di Miles Davis hanno poi fatto il resto

Avvinghiavo la disperazione entropica della vita, baby passami una bottiglia di gin

In cui il senso è abbarbicato e celato dalle luci del crepuscolo 

Forse il corpo usurato nei vizi miei 

La natura inscalfibile della bellezza si perse nei rivoli scossi dall’ingranaggio materno amniotico 

Così come ora tu lo vedi è in frantumi verdicci e scevri d'enfasi senza ricomporsi 

Nudo, sfumato come lo scalpiccio delle insegne al neon sotto cui ti ho baciata senza riserve - in a sentimental mood 

E vorresti che l’oblio cada come un finale piacevole

E ricominciare da un’altra parte a scrivere uno spartito d’acqua

Anch’esso tremendo 

La musica fatta di pietre mi attenderà per scaldare la stanza e riempirla d’ambra

E far baluginare di senso 

Di nuovo

L’orizzonte




Cordialmente tuo 

Amsterdam, 13 Maggio 1988 testo di Il Cinabro
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