Ossa sei, ossa ritornerai

scritto da Marmeladov
Scritto 3 anni fa • Pubblicato 3 anni fa • Revisionato 3 anni fa
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Autore del testo Marmeladov

Testo: Ossa sei, ossa ritornerai
di Marmeladov

Osservo ormai da molto tempo alcune ossa giallognole e logore, insudiciate dal terriccio e distrutte, dilaniate in tanti piccoli pezzettini così minuziosamente riposti gli uni accanto agli altri e dolcemente orientati a ricostruire l'essere a cui appartenevano. All'inizio per interesse, ora quasi per necessità sottopongo al vaglio dei miei occhi scrutatori questi ossicini malridotti e consumati. In effetti più attentamente li osservo e più continuo a rimuginarci e più mi convinco che persino da un mucchietto di ossa, in quello stato da chissà che eternità, sia possibile ricavare un insegnamento valido in eterno. "Ecco quel che resta dopo la morte di un essere umano" penso, dopo aver guardato e riguardato quelle ossa gracili che si delineano davanti ai miei occhi, "e privi di tutto veniamo alla luce e privi di tutto abbandoniamo questo mondo". Questo persistente, assillante pensiero che mi lascia attonito e non poco mi turba, genera in me una vorticosa serie di riflessioni che, macchinalmente direi, sono costretto ad affrontare. Perciò mi soffermo a pensare che l'essere umano conservi, custodisca talvolta anche gelosamente le esperienze vissute sotto forma di ricordi, di modo che l'idea di rinunciarvi -- segnatamente al momento della morte -- produca un tale turbamento in lui da gettarlo nello sconforto più assoluto. “Se certi accadimenti, siano essi belli o meno belli” mi chiedo “restano impressi nella mente dell’essere umano per merito delle emozioni, allora come si potrebbe dubitare che questi rinunci al più bel ricordo, a cui è saldamente legata la più bella esperienza, se non proprio con le lacrime agli occhi? E come potrebbe, chi ha amato profondamente e immensamente, assaporando il gusto dolce dell’amore, pensare di non poter più amare senza rischiare di impazzire?”. Ahimè! Questo cumulo di ossa mi inquieta per davvero: più accuratamente lo osservo e più vedo me stesso e ciò a cui dovrà rinunciare per l’eternità. Continuo poi a pensare senza tregua agli attimi immediatamente antecedenti alla morte: immagino che prima che questa sopraggiunga si conservi pur sempre un breve, brevissimo istante di lucidità grazie al quale, sia pure in modo fulmineo, verrebbe concessa a noi tutti la possibilità di ripercorrere e rivivere tutta la nostra vita, comprensiva tanto degli accadimenti esteriori quanto di quelli interiori. E una volta cessato quell’istante, nulla più. Tutto si dissolverebbe: la bellezza a noi tanto cara e attorno alla quale tutto abbiamo fatto ruotare, le mani con le quali abbiamo sfiorato il dolce viso della nostra amata, i piedi equini grazie ai quali abbiamo calpestato migliaia di luoghi diversi, la vita stessa. Eppure in me c’è ancora un barlume di speranza, nonostante l’inquietudine: quelle ossa, a ben vedere, tutto può dirsi che siano fuorché inutili, poiché tutti noi siamo così fatti anatomicamente. E se, perlomeno in questo senso, ciascuno è uguale all’altro e se il corpo di chiunque di noi dovrà immancabilmente affrontare il medesimo processo naturale, sicché prima o dopo tutti torneremo ad essere nient’altro che un mucchietto di ossa, allora perché dovremmo continuare a perseverare nell’odio, nell’invidia e nell’egoismo?
Ossa sei, ossa ritornerai testo di Marmeladov
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