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Ho posato il nome
sopra una radice appassita.
Non c’è vento,
ma il silenzio pulsa
come fosse linfa.
Nel cuore del bosco
tutto ricorda ciò che non è stato:
un tempo che fatica a passare,
una voce che stenta a parlare,
una presenza che sembra quasi galleggiare.
Là,
dove il cielo si disfa in chiarore,
mi immedesimo nell’eco
di chi attende ancora.
La luce non scende,
accade.
E nel suo scendere
mi svuota con dolcezza,
simile ad un giorno
appena dimenticato.
Forse esisto
solo nel respiro della quercia,
nel muschio che sa
senza pensare.
E quando ritorno
porto con me
un lembo d’eternità
che il mondo non vede,
ma che percepisce nella mia essenza.
