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Quei due, quella notte, avevano già deciso tutto.
Lui prese uno spillo, una puntura secca. Un filo di sangue sull’indice. Poi lei, stesso gesto, stesso dolore breve.
Si incontrarono le dita. Una pressione forte, quasi con rabbia. Il sangue scorreva: un patto, non un gioco. Un giuramento di necessità più che di eternità.
Si fissarono negli occhi. Nessun sorriso. Non servivano parole. Quel rosso bastava.
La collina taceva. Le case morte, finestre spente. Da lontano, una chitarra si arrampicava nel buio, rumore di fondo, niente consolazione. Lui abbassò lo sguardo sul dito macchiato, poi lo alzò. Lei era lì. Le sfiorò le labbra, netto segno rosso, una striscia di sangue sulle labbra.
Il silenzio si spezzò in un bacio che non prometteva nulla, solo legame. Per sempre.
Lei aveva quarant’anni portati con naturalezza. Una donna molto bella con un viso liscio, appena segnato, occhi che non raccontavano tutto. Moglie infelice, senza figli, prigioniera di una casa che non le apparteneva più. A guardarla da fuori sembrava calma, distante, fredda, ma dentro aveva un fuoco che non si spegneva mai.
Lui, più o meno della stessa età, divorziato da poco, conviveva con una donna senza tanta convinzione. Passionale e piuttosto incostante, incapace di fermarsi. Amava la libertà troppo, bugiardo e manipolatore di natura, ma quando amava lo faceva con ferocia leonina.
Si conoscevano da anni, abbastanza per non dimenticarsi. Una festa in maschera, anni prima: corpi travestiti, facce nascoste. Solo loro due senza maschera. Il destino volle così.
Si guardarono come chi si riconosce subito. Chimica ancestrale, inspiegabile. Bastava il silenzio. Loro amavano il silenzio.
Quella notte avevano fatto l’amore in macchina, fuori città. Vetri appannati, buio, fretta di chi sa che non avrà più tempo. Nessuna tenerezza, solo corpi che si strappavano tutto. Urgente, sporco, vivo. Poi la vita li separò. Strade diverse, letti diversi. Persone diverse. Per anni persi, come un incidente di percorso. Ma non lo era. E lo sapevano.
Un mattino, di un anno qualsiasi, di un giorno qualunque, lui entrò in un bar. Ordinò un caffè. Si voltò: lei, sola, un cappotto scuro buttato sulla sedia, fissava la tazzina come se ci fosse dentro una risposta che aspettava da tempo. Non era cambiata. O forse sì. Il corpo reagì prima della testa. Lei alzò lo sguardo. Lo riconobbe subito. Nessun sorriso plateale. Solo occhi fermi, come se lo aspettasse da sempre.
Lui rimase immobile un attimo, il cuore gli salì in gola, poi si avvicinò.
— Non pensavo di trovarti qui.
— Io sì.
Nessuna maschera, di nuovo. Silenzio. Lui si accese una sigaretta. Lei lo guardò, senza dire niente. Il tempo si piegò: festa di anni prima, vetri appannati, sudore. Tutto in un istante. Tutto racchiuso in un attimo eterno.
— E adesso? — chiese lui.
Lei passò un dito sulle labbra, lento, come per cancellare una traccia invisibile.
— Adesso ricominciamo.
Lei gli si avvicinò senza esitazione. Bocche che si strappano. Non un bacio, un assalto. Lui le prese il viso, la tirò a sé. Lei salì sopra, ginocchia che affondano nei sedili. Il cappotto scivolò, pelle esposta.
Le mani di lui scivolarono sotto la camicetta, pelle calda e viva. Lei lo morse, forte, sangue. Lui gemette, non si fermò. L’abitacolo tremava, vetri, respiro, corpo contro corpo.
Esplosione secca, grido strozzato. Restarono lì, tremanti, vetri appannati, cuore che non smetteva. Lei appoggiò la fronte al collo di lui. Lui accarezzò i suoi capelli, ancora ansimante. Per un attimo, niente altro: né case, né matrimoni, né menzogne. Solo sangue che pulsava, vivo.
— Sei cambiato.
— Anche tu.
— Non troppo.
— Non abbastanza.
Sorrisero, un sorriso che non alleggeriva nulla. Si fermarono accanto a una macchina parcheggiata. Lui accese un’altra sigaretta. Lei lo fissò, come per dirgli di smettere, ma aveva altro in testa.
— Dove andiamo? — chiese lui.
— Lontano da qui.
Nessun piano, nessuna spiegazione. Solo bisogno di muoversi. Salirono in macchina. Fumo, profumo, pelle. Partirono senza dire altro. La città scivolò via. Semafori, palazzi, insegne, case diroccate, tutto spariva. Restavano solo rumore del motore e mani che si incontrano sul cambio, breve contatto feroce, come animali che si cercano disperatamente.
Strada secondaria verso la collina. La stessa di anni prima. Non deciso, ma sapevano che lì era l’unico posto possibile.
Parcheggiarono. Motore spento. Restarono fermi. Nessuno parlava. Poi lei prese la sua mano. L’indice segnato da vecchia cicatrice, quasi invisibile. Lei lo accarezzò piano, come a riaprirla. Lui la guardò. Lei rispose con lo sguardo. Fu come allora, ma più rabbia, più urgenza, più consapevolezza.
Rimasero lì, a guardarsi, mani intrecciate, cuori ancora impazziti dal sangue e dal desiderio. Nessuno parlava. Non serviva. Sapevano entrambi che quel momento, per quanto potente, era una parentesi.
— Devo andare — disse lui alla fine, la voce un filo rotta.
Lei annuì, senza muoversi, senza tentare di trattenerlo. Lo sapevano. Lo sapevano entrambi: quello era stato un fulmine. Pochi minuti, poche ore, ma un colpo d’intensità pura.
Uscirono dall’auto. L’aria fredda li colpì, bruciando ancora un po’ del calore accumulato. Lei si strinse nel cappotto. Lui infilò le mani in tasca. Camminarono verso le loro strade separate, senza voltarsi.
Lei sarebbe tornata in quella casa che non le apparteneva più, al marito che aveva capito di non amare, alle luci spente della sua vita di tutti i giorni. Lui alla compagna senza convinzione, ai letti vuoti, alle bugie e alle abitudini che lo stavano soffocando.
Eppure, mentre si allontanavano, entrambi sapevano che nulla sarebbe stato come prima. Quel lampo li aveva colpiti nel profondo. Avevano visto cosa significava amare davvero, e in quell’istante avevano capito che, a volte, amare non serve a realizzare nulla. Serve solo a sentirsi vivi, anche per un solo momento.
Si separarono all’incrocio, uno a destra, uno a sinistra. Nessuna parola, nessun addio. Solo il ricordo di quel sangue tra le dita, nelle labbra, di quei baci, di quella rabbia e di quella fame che li aveva consumati.
E mentre ognuno tornava alla propria vita, un pensiero li seguiva: certi amori non servono a vivere insieme, servono solo a ricordarti quanto feroce può essere il battito del cuore… e quanto sei solo.
@G.L. agosto 2025