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Son nube e cielo terso
Son il contraddittorio connubio
Che stona e stride
Ma ch’intanto -sai-
ammalia e’nsegna
Che non tutte deve esser lineare
Che l’incoerenza può essere
madre prolifica
di capolavori immensi
autrice indefessa
di nuovi e malleabili scenari
Per questo
Miro languendo i dì luminosi
Che m’angustiano e annoiano
Rifuggo cosi
i giorni lucenti
Torbidi e tutti eguali
Che si scateni e imperversi
La procella ferina
Che voglio sentirmi accolta e capita
Che voglio vedere la mia immagine riflessa
Nel cielo straziato che sanguina e implora