Non so quante volte ho cercato me stesso

scritto da innuendi
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Testo: Non so quante volte ho cercato me stesso
di innuendi

Di notte, nelle stanze vuote, con la testa appoggiata al muro e il cuore che faceva più rumore del silenzio.
E di giorno, tra la gente, fingendo di essere uno di loro, mentre dentro mi chiedevo cosa cazzo ci faccio ancora qui.

Una volta mi fermai davanti a un negozio.
Non ricordo che merce vendeva, ma il colore viola di qualcosa mi scosse la testa come una doccia fredda.
Poi la bolla è scoppiata, e il rumore è tornato.

Ogni tanto penso che sia tutto un brutto scherzo:
un mondo di marionette appese a fili invisibili, che si muovono per paura di restare ferme.
Io ci ho provato a tagliarli, quei fili.
Più di una volta.

Forse sono malato.
O forse sono solo troppo sensibile per vivere in mezzo a questo circo di maschere e rumori.
Ho analizzato tutto: me, il mondo, gli altri, quel Dio che non esiste, il nulla.
Ho guardato così a fondo dentro di me che a un certo punto ho avuto paura di non uscirne più.
Ma poi la paura è diventata casa, e io ci sono rimasto a vivere.

A volte, prima di dormire, chiudo gli occhi e cerco di sentire solo il battito del mio polso.
Lento. Regolare.
È l’unica parte di me che non mente né urla.
Dura dieci secondi.
Poi riparte l’inventario.

E allora continuo a cercarmi.
Nel fondo di un bicchiere.
In un pianoforte che suona male anche quando non tocco i tasti.
In una parola detta male. In un abbraccio che non arriva mai.

Ho cercato l’amore, quello vero, quello che ti scioglie l’anima.
Ma ogni volta che ne ho sentito il calore, mi sono spaventato.
E sono fuggito.

Perché amare, per me, è come guardarsi allo specchio.
E io, con me stesso, non ho mai fatto davvero pace.

A volte penso che non troverò mai quel punto di equilibrio tra il troppo e il nulla.
E forse, nel fondo di questa oscurità, c’è un punto minuscolo che assomiglia alla pace.
Non è felicità.
È solo l’assenza di lotta.
Un’ammissione stanca.

E forse va bene così.
Forse l’unica verità che mi resta è continuare a cercare, a inciampare, a risalire dal pozzo.
Perché finché cerco, almeno esisto.


ottobre 2024

Non so quante volte ho cercato me stesso testo di innuendi
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