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Una volta ho avuto il piacere
di andare a teatro, sotto invito
di una mia carissima collega.
Oserei considerare quell'esperienza
come la prima volta in cui mi
sono seduto davvero tra gli spalti
del mondo, per osservare una voce
narrante prendersi cura non solo della
mia storia, ma di quella di tutti.
Difatti lo spettacolo ha toccato
diverse tematiche legate alla donna,
agli uomini, alle origini, all'umiltà, all'umanità e..
..non potrei elencarle davvero tutte:
le propsettive sono innumerevoli.
Tant'è che ho avuto il piacere di prendere appunti.
Mentre ero seduto, ho tirato fuori
la mia Colt SN 345 (sto scherzando), volevo dire..
..il mio kit di pronto soccorso-scrittura.
Mi sono munito di carta e matita
e ho buttato giù qualche pensiero.
Premetto che ho divagato dallo spettacolo.
Mi sono soffermato su molte cose,
non solo sulla narrazione, ma anche
sull'ambiente che avevo attorno.
Credo che questo si lasci intuire.
Veniamo a noi:
"Il teatro apre quello che noi teniamo chiuso"
"Dio è Parola. Dio è Poesia"
"Vorrei insegnare lo stesso rispetto che ho io per l'arte"
"Il poco che abbiamo è il tanto che non vediamo"
"Affascinato. C'è ancora speranza. Io lo so"
"Io ho un problema con il pubblico"
"Io sono l'uomo che sono. Ma se siamo quello che siamo.. perché cambiamo?"
"Molti non sanno che l'arte è dire la propria senza che nessuno dica la sua"
"Io ho sposato la vita. La paura mi è amante"
Non metterò in analisi quanto espresso.
Riflettevo solo sul fatto che si potesse
riuscire a ricostruire la situazione
che ho vissuto attraverso queste
poche righe. È interessante
ciò che il teatro può far emergere
nelle persone.
Nutro un profondo rispetto
per quest'arte e per colei che l'ha messa in scena.
I miei più sentiti complimenti,