State lontani dall’Acquario

scritto da Arcangelo Galante
Scritto 8 mesi fa • Pubblicato 8 mesi fa • Revisionato 8 mesi fa
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Nomi e fatti sono frutto di fantasia, ogni riferimento è puramente casuale.
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Testo: State lontani dall’Acquario
di Arcangelo Galante

Christian ed Eleonora erano la classica coppia degli opposti che si attraggono. Lui, uomo di una calma zen in grado di mantenere il sangue freddo anche nel traffico del lunedì mattina. Lei, un tornado inarrestabile, capace di prendere decisioni su due piedi e pentirsene con la stessa velocità. Si erano appena sposati e stavano per affrontare il loro primo grande progetto da coppia: arredare la loro nuova casa.
La dimora era una villetta accogliente, con un grande soggiorno, una cucina luminosa e un giardino che Eleonora aveva già deciso sarebbe stato perfetto per le feste estive (anche se era gennaio).
“Christian, voglio un acquario in soggiorno,” aveva dichiarato lei il giorno in cui erano entrati per la prima volta nella casa.
“Un acquario? Davvero?” aveva chiesto lui, nascondendo la sua perplessità.
“Sì, i pesci mi rilassano, donano pace interiore.”
Christian, che conosceva bene l’ironia della frase, accettò senza discutere. Due settimane dopo, nel soggiorno troneggiava un enorme acquario con pesci tropicali che sembravano usciti da un documentario sulla barriera corallina. Era dotato di luci LED che cambiavano colore e un sistema di filtraggio così avanzato che avrebbe potuto essere usato anche per purificare l’acqua di un lago.
Ma l’acquario era solo l’inizio.

L’inizio del caos

La prima settimana, Eleonora si innamorò di un divano beige che definì “raffinato ed elegante”. Ma dopo pochi giorni, mentre Christian si godeva un raro momento di pace sul divano, Eleonora fece irruzione nel salotto con uno sguardo insoddisfatto.
“Christian, questo divano è troppo… beige!”
“Beige era il punto, no? Raffinato, elegante…” provò a ribattere lui.
“No, è troppo spento! Serve un po’ di vita, magari un bel divano arancione!”
E così arrivò il divano arancione. Ma anche quello durò poco: “Troppo acceso,” decretò Eleonora dopo una settimana. “Forse un blu petrolio andrebbe meglio.”
Il ciclo si ripeté con ogni elemento della casa. Le sedie venivano scambiate più spesso dei biglietti di auguri a Natale. I quadri sulle pareti cambiavano con la stessa frequenza delle sue emozioni: uno che adorava al mattino veniva tolto entro sera.
“Eleonora, almeno il mobile dell’acquario lasciamolo stare,” pregò Christian un giorno.
“Ma no, Christian! Quello non valorizza l’acquario. Ho visto un mobile in noce che sarebbe perfetto!”
E così arrivò il mobile in noce, che, per un miracolo, sembrò piacere a Eleonora per almeno tre giorni consecutivi.

La festa d’inaugurazione

Quando finalmente la casa fu (temporaneamente) arredata, Eleonora decise che era il momento di festeggiare. Organizzò una festa di inaugurazione, invitando amici, parenti e persino alcuni vicini che non conosceva.
Gli ospiti rimasero a bocca aperta davanti al salotto: l’acquario scintillante, il divano blu petrolio, il tappeto persiano che sembrava uscito da un palazzo reale, e naturalmente il mobile in noce, che molti ammirarono come fosse un’opera d’arte.
Christian, intanto, si era rifugiato in cucina, cercando di ricaricare le sue batterie con un bicchiere di vino. Ma non poté fare a meno di notare Eleonora che, con aria complice, sussurrava qualcosa alla sua migliore amica, Marisa.
“Non lo so,” diceva Eleonora. “Forse questa casa non è esattamente quello che voglio. Non ti sembra un po’… limitata? Forse dovremmo venderla e cercarne una più grande.”
Christian si bloccò, il bicchiere a metà strada tra il bancone e la bocca. Inspirò profondamente, contando fino a dieci come gli avevano insegnato in un corso di yoga (a cui Eleonora lo aveva obbligato a iscriversi).
Poi, con un’espressione enigmatica, tornò in soggiorno e richiamò l’attenzione degli ospiti.
“Signore e signori, un piccolo avviso: per favore, state lontani dall’acquario.”
Gli invitati si fermarono, confusi. Un silenzio curioso calò nella stanza.
“Non preoccupatevi,” continuò Christian, “non l’acquario sul mobile di noce. Quello lì.”
Indicò Eleonora con un dito.
Ci fu un attimo di gelo, poi un’ondata di risate travolse la stanza.
“Perché?” chiese uno degli ospiti, asciugandosi le lacrime dal ridere.
Christian fece spallucce, con un sorriso rassegnato ma affettuoso. “Perché è il segno più pazzo dello zodiaco.”
Eleonora, colta alla sprovvista, iniziò a ridere a sua volta. “Forse è vero… ma ammettilo, con me non ti annoi mai!”
Christian si avvicinò all’acquario, osservando i pesci nuotare pacificamente. “No, Eleonora, non mi annoio mai. Anche se, a volte, mi sento come uno di loro: chiuso in una teca trasparente con te che decidi se l’acqua è troppo calda o troppo fredda.”
Gli ospiti risero ancora più forte, mentre Eleonora gli tirava scherzosamente un cuscino.
E quella sera, tra risate e brindisi, Christian capì che, per quanto Eleonora potesse essere imprevedibile, non l’avrebbe cambiata per nulla al mondo.
Forse…

State lontani dall’Acquario testo di Arcangelo Galante
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