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Aspettava la sua dose,
chiusa nel suo castello di carta.
Si chiamava Isabel,
come la nonna.
Aveva molti amanti
ma nessun marito, né figli.
Amava l'odore dell'incenso.
Aveva costruito un altare personale
fatto di ricordi e di talismani.
Isabel non era mai sola,
ma bramava la solitudine:
si isolava
dipingendo sui muri
bianchi della sua stanza.
Isabel aspettava la sua dose giornaliera.
Aveva paura del buio
e la notte costruiva storie
con le sue allucinazioni.
Camminava sempre scalza,
odiava i politici corrotti,
amava far crescere le piante
e vederle morire.
Non sapeva come,
non sapeva come.