Contenuti per adulti
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Atmosfera serena, sole alto nel celo;
nella piccola piazza, accoccolati, godevamo l’uno dell’altra.
Accarezzavo il tuo viso, mentre riposavi adagiata sulle mie gambe.
D’un tratto aprivi gli occhi e mi scoprivi a guardarti.
Il calore della tua mano nella mia accelerava il respiro,
insieme al sorriso appena accennato, dolcemente assonnato.
Labbra gentili, senza rossetto, belle e morbide da baciare.
Un solo pensiero disturbava il momento: il tempo che non si poteva fermare.
Richiudevi gli occhi, mentre io non riuscivo a smettere di guardarti.
Troppo corto il pomeriggio, troppo immenso l’amore che ci legava,
da poter essere chiuso nello spazio del tempo.
Il cuore batteva forte, quasi faceva male.
Ma era una male dolce, al quale non averi mai voluto rinunciare.
Una creatura stupenda coccolavo sotto quel sole.
Mi avevi riportato alla vita,
consentendo al mio cuore di aprirsi di nuovo all’amore.
Dimenticai gli antichi dolori, respirai il vigore del tuo amore.
Occhi neri come la notte, sorriso splendente come l’estate:
un dolce contrasto che mi faceva impazzire.
Non trovavo parole per farti capire quanto ti amavo.
Ma non serviva: la luce nei tuoi occhi diceva che già lo sapevi.
Il sole si avvicinava all’orizzonte,
il fresco della sera ci sfiorava su quella panchina;
nessuno dei due voleva che tutto finisse.
Mi chinai sul tuo viso, sfiorai le tue labbra e il tuo sguardo brillò ancora di più.
Poi ti baciai, e il cuore mi salì in gola, tanto da togliermi il fiato.
Svanì la metropoli, svanì il tempo.
Lo stesso Universo diventò troppo piccolo per contenere quell’emozione,
per contenere noi due.
Il pomeriggio volgeva al termine.
Ci alzammo e ci avviammo verso la fermata del tram.
I passi si susseguivano lenti, appesantiti da una lieve tristezza..
Le mani si stringevano forte, illusorio gesto per fermare il tempo,
e solenne promessa di amore eterno.
Il tram ci allontanò dal giorno, ma non interruppe i nostri sguardi, insieme dolci e tristi.
Sentivamo il tempo nostro nemico; sentivamo la ribellione dei nostri cuori contro di esso.
Continuammo a guardarci, tentando di cancellare ancora il mondo intorno a noi, come se questo ci rendesse indivisibili e potesse regalarci l’eternità.
La sera si stendeva cauta e discreta, come a voler celare la nostra crescente tristezza.
Sapevamo che il distacco ci avrebbe inflitto quel dolore che tutti i cuori innamorati conoscono bene.
Sapevamo, ma facevamo finta di niente, impauriti che una sola parola a riguardo potesse accelerare la fine.
Il pomeriggio ci salutò col primo lampione acceso.
La prima stella comparve sopra di noi, stizzita dalla nostra indifferenza.
Un’unica stella esisteva per me, e non viveva nel cielo.
Con la fine del giorno morì una parte di noi, e si portò via un pezzetto di magia.
Ma iniziava la notte, nella quale infinite luci facevano da sfondo ad un nuovo incanto.
Così ci immergemmo in una nuova atmosfera, sempre rapiti l’uno dall’altra.
Dopo una pausa in hotel passeggiammo tutta la sera, con momenti di silenzio,
ognuno immerso nella consapevolezza della brevità della notte.
Ognuno impegnato a trovare un modo per fermare il tempo, ma tutti e due avviliti per non trovare soluzione.
Non restava che perdersi ancora negli occhi dell’altro; solo lì c’era pace e gioia infinita.
Ci stringevamo forte le mani dicendoci: ti tengo forte perché ho paura di perderti.
Intanto la notte scorreva con la velocità delle acque del fiume.
Poi gli abbracci, le carezze, i baci su tutto il corpo e, alla fine, il tuo capo sul mio petto.
Stanchi delle energie spese, ma felici del nostro amore.
Nel buio della stanza le mani continuarono ad accarezzarsi, le labbra a cercarsi.
Infine la mattina, gli occhi tristi, il distacco.
Muti testimoni delle emozioni vissute, quegli sguardi si portarono via la nostra poesia.
Mai più si rividero, ma una promessa si fecero: mai avrebbero scordato la bellezza divina di quel giorno.