Contenuti per adulti
Questo testo contiene in toto o in parte contenuti per adulti ed è pertanto è riservato a lettori che accettano di leggerli.
Lo staff declina ogni responsabilità nei confronti di coloro che si potrebbero sentire offesi o la cui sensibilità potrebbe essere urtata.
20 aprile 2005
Le gocce che scorrono sulla pelle liscia, i capelli zuppi come se fossi stata usata come pennello per dipingere un bellissimo quadro, il rumore delle scarpe che come dicono i bambini, fanno “cic ciac” nelle pozzanghere, il profumo dell’asfalto bagnata mischiato a quello della pioggia e, anche se non mi sono ancora guardata, so di avere il mascara completamente colato e il rossetto sbavato. Com’è bella la vita. Piccoli attimi di felicità che costruiranno il puzzle dei ricordi. Un’euforia improvvisa mi trascina e il mio corpo si muove senza controllo, l’adrenalina che sento è quello che mi fa muovere. Corro per la strada ridendo a squarciagola, sono sola ma questo non importa perché non mi sento sola. Ci sono le luci dei lampioni e l’acqua che non smette di scendere che mi fanno compagnia. Mi sdraio con le gambe in alto, apro la bocca e tento di catturare le gocce, proprio come si fa con i fiocchi di neve, ma io non abito in montagna e quindi mi devo accontentare. Quanto amo la vita.
21 aprile 2005
Sono le sette, ho preso la macchina e ho guidato fino alla spiaggia. Un telo è tutto quello che mi serve. Guardo l’alba, osservo la meraviglia che la natura ci ha dato. Sento i piccoli sassolini sotto ai miei piedi, le onde che vanno avanti e indietro e le nuvole rosa sopra di me. I gabbiani stridono e sembra che stiano cercando di parlarmi. Com’è bella la vita. Mi sento in connessione con la natura. Stendo il mio telo e medito guardando quell’insieme di colori perfetti mescolati l’uno all’altro. Tante tonalità diverse accostate l’una all’altra che creano una tela perfetta. C’è pace, silenzio, sono sola ma questo non importa perché non mi sento sola. Ci sono le onde e i pesci del mare a farmi compagnia. Quanto amo la vita.
22 aprile 2005
Sono le dieci di sera e guardo fuori dal finestrino di un aereo. Sento la voce che proviene dall’autoparlante “Salve passeggeri è il comandante che vi parla” seguito poi da un’infinità di istruzioni e gesti fatti dalle hostess sparso nel corridoio centrale dell’aereo. “Tra poco ci sarà il decollo” Mi preparo, il telefono in modalità aereo, anche se non ho mai creduto fosse una cosa realmente utile da fare. E’ un po' come i tasti ai bordi dei semafori, secondo me li lasciano lì solo per vedere quanti cretini ci sono ancora al mondo che cliccano senza sosta sperando che il verde arrivi prima. Dopo poco sento un vuoto nello stomaco, l’adrenalina che cresce e.. dopo un paio di ore sono arrivata. Indosso un tubino nero stretto in vita, i capelli sciolti in morbide onde e troppo trucco e glitter in più rispetto al solito. Esco dall’aeroporto e la scritta “Aeropuerto de Madrid” mi sovrasta. Da qui ha inizio il mio piano, arrivo nel locale che avevo cercato qualche ora prima su internet, uno dei più rinomati della zona e ci entro. Appena varcata la soglia vengo travolta da un odore misto di alcool, sigarette e sesso. Proprio quello che ci voleva. Corro al bancone e ordino un gin tonic, lo bevo tutto d’un fiato e mi scateno in pista senza pensarci due volte. Com’è bella la vita. La mia risata si mescola a quella di mille altre persone. Sono sola ma questo non importa perché non mi sento sola. Ci sono le luci e la musica a tutto volume a farmi compagnia. Quanto amo la vita.
24 aprile 2005
Dopo aver passato la giornata di ieri a dormire sono tornata di nuovo in gioco. Sono le quattro di pomeriggio e sono al centro commerciale. Davanti a me passano un negozio dopo l’altro. Uno di loro ha un insegna particolarmente colorata, sui toni del giallo fluo e così, senza nemmeno guardare cosa vendesse di preciso mi precipitai all’interno. Raccolsi un numero indefinito di capi, scarpe, borse, collane , trucchi e tanto altro ancora e mi diressi in camerino. Li provai tutti, uno dopo l’altro, facendo degli abbigliamenti al quanto strani. Periodicamente aprivo la tendina con una mano sola, come se fossi una star pronta per il suo spettacolo. E poi sfilavo, ridevo e mostravo alle persone intorno quanto fossero belli i miei nuovi vestiti. Corsi alla cassa e comprai tutto senza neanche guardare il prezzo. Era quella la missione: shopping sfrenato senza preoccuparsi di quei numeri insignificanti sui cartellini. Com’è bella la vita. In una società dove tutto gira attorno al denaro io volevo essere diversa, speciale. Ma non mi importava esserlo per qualcuno, mi bastava esserlo per me stessa e proprio per questo anche se ero sola, non mi importava perché non mi sentivo sola. Quanto amo la vita.
26 aprile 2005
Ho paura. Sento le lacrime calde scivolare veloci sulle guance. Gli occhi umidi e il sapore salato in bocca. Sono terrorizzata. Seduta su una sedia la mia gamba non smette di muoversi, tremo come un senzatetto a dicembre. In sottofondo, come se fossero lontani, sento il rumore del ticchettio dell’orologio bianco appeso poco più sopra la mia testa mischiato a quello del cigolio della sedia. Un’infermiera esce da una porta alla mia destra. Sento il mio nome, “Marianne Smith, sei pronta?”. No, non sono pronta e non lo sarò mai. Ma cosciente del fatto che quella fosse solo una domanda retorica, mi alzai, presi il borsone che tenevo sotto alle gambe e la seguii. Durante il tragitto maledissi i miei genitori per avermi dato quel nome, magari, se mi fossi chiamata diversamente, a questo punto si sarebbe alzato qualcun altro al mio posto. Non glielo auguro, ma in questo momento farei di tutto per cambiare la mia sorte.
2 maggio 2005
Mi hanno ricoverata. Sono qui da circa sei giorni. Mangio poco, e quel poco è costituito da acqua e riso. Sono uno stecchino, è come se mi avessero risucchiato tutti i muscoli e la carne lasciandomi spoglia, solo con la pelle e le ossa. Tra qualche giorno imparerò a volare, me l’hanno comunicato ieri. Sono felice però. Ho fatto quel che dovevo, ho fatto una selezione di quello che avrei voluto fare prima di non esistere più in questo mondo. Sono sola, ma non mi importa perché non mi sento sola. Ci sono le luci dei macchinari a cui sono attaccata e il soffitto bianco a farmi compagnia. Quanto amo la vita!