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VI – Antro Comune
«AYYY! Non c'è dubbio capo! Devono essere entrati lì dentro!»
Allora non è miraggio. Non sono il solo a vedere l'automa natalizio steso a terra all'entrata della caverna.
Ma la cosa che lo avrà fatto più esaltare, è quel destriero poco più vicino.
È quello che cavalcavano Novantanove e Occhio Rosa.
«Cosa state tramando? Perché seguite la divinatrice?» Chiedo a Mario, con certa fretta; non vorrei arrivare lì ed essere lasciato fuori mentre loro entrano, «volete sapere il futuro proprio ora?»
Faccio il finto tonto. So già perché la seguono, ma magari riesco a ricavarne qualcosa in più.
Tanto gli servo vivo.
«Se volevamo sapere el futuro, amigo mio, ce sarebbe bastato chiederlo in paese».
«Allora perché le date la caccia? Non vi ha mai intralciato.»
«Fino a oggi, amigo mio! Fino a oggi!»
«Ah. E cosa vi avrebbe fatto?»
«Sei el barista o el investigatore privato? AY!»
Niente da fare. Ha la bocca cucita da una cerniera di denti che sorride.
Ci avviciniamo e mi fanno scendere con loro.
L'automa pare morto. La lampadina dei suoi occhi è spenta.
I due idioti di prima stanno frugando nella sua borsa.
«Cosa c'è dientro?» Chiede Marriacas.
«Mierda su mierda!»
«Niente de prezioso, capo. Al massimo, c'è esto pacchetto quadrato, con el fiocco.»
C'era da aspettarselo. In fondo quel trippone è vestito apposta.
«Passamelo.»
Mario se lo studia. Finché non scioglie il fiocco e scarta l'involucro.
«El cubo por Natal?» Fa uno dei due mariachi, «che regalo deludiente...»
Il loro capo si gira verso tutti gli altri mariachi arrivati con i destrieri: «Voi restate aqui, de guardia. Tu», guarda me, «vieni con noi, amigo. Te promietto che riavrete indietro la vostra divinatrice, se farà la brava e ce rende indietro ciò che ce ha rubato.»
«Che cosa vi ha rubato?»
«La chiave magica per el Paraìso, amigo mio.»
Davvero. Cos'hanno in mente questi pazzi? E soprattutto cosa ha in mente Occhio Rosa?
«E... sarebbe?»
Lui mi ha già ignorato. Anzi, mi ha lanciato il cubo in mano.
Perfetto... da ostaggio, a portazaino.
~
Non so perché, ma come entriamo nella caverna ho un brutto presentimento. Se non mi avessero puntato Berta addosso, avrei cercato di capire cos'era successo all'automa.
Questi posti vengono sempre evitati, perché si dice ci abitino dei mostri orribili al loro interno.
Certo, sono solo leggende e dicerie, ma probabilmente tratte da storie vere.
Ripensando alle tranquille mattinate e i tardi pomeriggi passati ad ascoltare le storie di viaggiatori al bar, mi vengono in mente le più inquietanti.
Tra queste, ci sono molte storie che mi hanno raccontato riguardo a dei "Cyghoul".
Pensandoci, mi viene un brivido.
«Marriacas, se Occhio Rosa e quel cyborg sono entrati qui dentro, probabilmente potrebbero essere molto più nei guai di quanto non lo siano con voi.»
«Proprio per esto motivo ce stiamo andando.»
Quindi vuole proprio approfittare della caverna...
Da quello che mi hanno detto tutti quelli che ne hanno avuto a che fare, i Cyghoul – o "Ghoul automatici" – dovrebbero essere degli automi dall'IA impazzita per via di un virus informatico. E non uno qualsiasi: questi obbligò il Governo a prendere misure di quarantena con la maggior parte dei dispositivi di tutto il mondo.
Lo ricordo bene: era il 3048 quando il nostro jukebox aveva iniziato a riprodurre, in modo molto caotico e scongiunto, le note più basse delle canzoni. Fu tanto macabro quanto divertente. Per i clienti, si intende.
Ricordo che dicevano anche di non addentrarsi in questi posti se si hanno attrezzature cibernetiche installate, perché se uno di quegli affari le toccasse, le avrebbe potute infettare con quell'IA malfunzionante. E Occhio Rosa è un cyborg.
Fortunatamente non mi sono mai fatto trapiantare nulla, a parte il Neura-link. Mal che vada dovrò proteggermi le tempie.
Guardando le braccia bioniche dei banditi, visibilmente installate senza adeguata chirurgia, e adocchiando l'holo-vestito di Mario, posso solo sperare che siano loro quelli a fare una brutta fine.
Ma ciò che mi preoccupa di più è Occhio. Perché entrare qui dentro? Perché spingersi a tanto? Che io sappia non ha mai interferito con la vita degli altri: da quandoè arrivata a Sandovac, ha sempre fatto previsioni e dato avvertimenti. È solouna divinatrice che dà consigli, perché si è catapultata in una simile disavventura?
Marriacas ferma il mio passo e i miei pensieri. Mi fa segno col dito di fare silenzio e poi indica più avanti.
«El demonio...»
Lo vedo eccome: un'orribile scheletro metallico dagli occhi accesi e colorati come il fuoco, che cammina lentamente.
Pezzetti di metallo penzolanti, a tratti caduchi come foglie, lo fanno sembrare un mostro di Halloween.
Ciò che mi fa strano non è solo vedere come sia vestito come un indigeno tribale, con tanto di torcia accesa in mano, ma pure che ce ne siano altri che, pian piano, sbucano da dietro le rocce in lontananza.
Tutti vestiti diversamente.
«Ay, capo», mormora uno dei mariachi,«quello è vestito como el madero»
È proprio quello, nell'inconfondibile veste blu e rossa della Cyberpol, ad accorgersi di noi.
VII – Passioni Corrotte
Le previsioni di Occhio Rosa sarebbero state utili in questo momento.
"AY! El demone s'è accorto de noi!"
Fermo il mariachi dall'alzare la sua rivoltella.
"Aspetta. Forse ci si può ragionare. In fondo non è come voi."
"BRUTTO HIJO DE PUTA, RIMANGIATE—"
"No, no, lascialo fare amigo", interviene Marriacas, "voglio divertirmi a vederlo fallire."
Il cyborg avvisa gli altri parlando una strana lingua con riverbero metallico. A giudicare da come chiama e gesticola, direi che non è un buon segno.
"Aspetta! Non vogliamo creare disordine! Stiamo cercando due cyborg!"
Quello si ferma, come se mi avesse capito. Chiede, confuso, qualcosa. Ma io non capisco quei versi strani.
Per un attimo poteva esserci un incontro ravvicinato dello strano tipo, se non fosse per il colpo che m'assorda all'orecchio sinistro.
"AYY! AYYY!"
Niente da fare, si sono lanciati alla carica.
L'unico che è rimasto fermo, è Marriacas, che si massaggia i baffi.
Tre, no, quattro Cyghoul stanno correndo verso i mariachi.
Marriacas, dal nulla, ulula come un coyote.
"Vieni con me", mi prende per il braccio e mi punta la pistola.
"E loro? Li lasci qui?"
"Non hai sentito el richiamo? Tra poco arrivano gli altri con argomenti più convincenti!"
Come lo dice, un mariachi, morso alla spalla, ricambia azzannando i fili sporgenti del collo di un Cyghoul, folgorandosi i denti.
Tra tutti e due, quello rimasto in piedi è proprio quello in carne ed ossa, che se lo stacca di dosso e lo decapita con uno sparo.
"Ma di che diamine siete fatti..?"
Mario si dà pacche sui pettorali: "Pasiòn, amigo mio. Siamo fatti de pura pasiòn!"
Non ha assolutamente senso. Ma ormai non mi faccio più domande.
Altri affari arrivano dal corridoio roccioso davanti a noi. Restando nascosti, li facciamo passare.
In lontananza vedo che stanno arrivando i rinforzi, galoppando sui destrieri meccanici.
Come finisce anche l'avanzata di Cyghoul, Marriacas mi intima a seguirlo.
Accetto. Stiamo cercando la stessa cosa, in fin dei conti.
Ma giuro che non appena ho un'arma anch'io...
Il corridoio roccioso, man mano che entriamo, si fonde con resti muschiosi e crepati di muri in marmo.
"Sst" mi fa Marriacas.
Davanti a noi, un'area più ampia, dal buio più totale. Eppure, qualche fiaccola cammina e fa luce soffusa.
"Sempre Cyghoul?" Gli mormoro.
"Ay." Conferma lui con la testa.
Ci muoviamo lentamente, abbassati, sfruttando la luce in fondo.
Nel passare sento voci elettroniche corrotte, dal suono simile a dischi graffiati e parti metalliche strofinate. Ripetono lo stesso verso.
Marriacas mi guida a ogni passo, finché non arriviamo all'uscita di una spelonca. Una luce illumina dall'alto della caverna, mostrando una nuova area più ampia.
Un antico tempio incastrato tra le rocce. Ci sono anche impalcature e attrezzi meccanici abbandonati.
"Che posto è questo?"
"Ce facevano scavi archeologici prima de essere abbandonati. Ora è solo zona de quarantena."
"...per i Cyghoul?"
"Ay. Non sapevano più dove metterli! Se dice che la maggior parte l'hanno sperduta in meandri precogniti del cosmo. Ma a quanto pare pure lì non trovavano più spazio per scaricare gli scarti de fabbrica!"
Non è esattamente così che è andata, o almeno credo. Erano riusciti a isolare la IA impazzita, ma con la quarantena li avrebbero poi smantellati.
Se quel che dice è vero, però, non oso immaginare quali posti dell'universo abbiamo drasticamente trovato per salvarci di nuovo la pelle.
Entriamo nel tempio. Per fortuna non c'è nessuno.
Camminiamo tra le sale, piene di affreschi raffiguranti epoche e culture di cui ignoro l'origine.
Arriviamo davanti una sala e Marriacas mi obbliga a nascondermi.
Sbirciando dietro il muro, noto una console di comandi. Una mano cibernetica digita qualche tasto per poi scomparire dalla visuale.
Il mariachi alza un dito e lo poggia alle labbra. Sto zitto, e in due iniziamo a origliare.
Sento qualcuno schioccare la lingua: "No. Non funziona. Tutti i sistemi sono infetti."
"Non hanno mai trovato una cura... accipicchia, senza quei codici il dispositivo non mi serve a nulla..."
È la voce dell'Oracolo!
"E il controllore qua a fianco?"
"Se lo svegliassimo, ci manderebbe addosso ogni Cyghoul della caverna"
Il silenzio dopo quella frase assorda come un tinnito ai timpani.
Marriacas mi prende le pieghe del vestito sulle spalle, sorridendo, e inizia a spingermi.
Mi blocca il collo a tenaglia col braccio: "MANI IN ALTO, VOI DUE!"
La donna dai capelli rossi si volta mirando con la pistola al plasma, ma si vede subito fermata da Occhio Rosa che gliela abbassa.
"No, ferma, non sparare! Ha un civile!"
"Occhio, non faccio opere di servizio pubblico. Mi paghi per proteggere te, non lui."
"Butta giù l'arma, señorita! O sparo anche a lei!"
"Stai rischiando grosso, bandito", gli fa Novantanove, rialzando l'arma.
Che fare...
Occhio mi guarda: "Oh John... non dovevi venire..."
Qui si mette veramente male: o Mario spara a Novantanove, col rischio che becchi l'Oracolo; o quella spara a lui, col rischio che becchi me.
La spalla e la gamba mi fanno ancora male, ma posso muovermi...
Devo agire in fretta.
VIII – Stalli Giocati
Lentamente, senza farmi scoprire, abbasso la mano in tasca.
"Aspetta, Mario! Lascialo! Lui—"
La mano dell'altro cyborg ferma Rosa dal parlare.
"Bel vestito", Novantanove guarda l'holo-abito che cambia colore come la spirale di un barbiere, "è lavabile anche a secco?"
"Tu spara, e io faccio secco lui."
"Mi sta bene. Siete entrambi di intralcio."
Occhio sta per intervenire, ma la precedo: "Se lo uccidi, i mariachi là fuori potrebbero vendicarsi velocemente."
Nel frattempo, riesco ad afferrare il mio accendino.
"Ay, che ostaggio chiacchieron! Lascia le contrattazioni a me amigo."
"Ancora non vedo motivo per cui dovrei lasciarlo in vita", Novantanove continua a mirare, "va bene per il civile, Occhio, ma l'altro è meglio averlo fuori gioco."
L'Oracolo non le risponde. Pian piano, intanto, sollevo la mano e la nascondo anche dalla vista dei cyborg.
"Dacci el software del controllo IA, e ve lasceremo andare tutti e tre. Che dite?"
Rosa lo guarda, afflitta: "Non li riavrai mai indietro scatenando una guerra, Mario..."
"...cosa vuoi saperne tu? Vuoi fare la predica che el passato non torna più, quando anche te stai disperatamente cercando de recuperare le tue memorie da quel dispositivo?"
Con sveltezza, alzo il braccio e aziono l'accendino al massimo della fiamma, mirando alla sua faccia.
Un colpo di rivoltella parte, assordandomi.
"AY, I MIEI BAFFI!" Si schiaffeggia la faccia, "OH, questa non te la faccio passare amigo!"
Due spari dal suono gelatinoso e cibernetico risuonano nella stanza.
"AY CARAMBA!"
Mi riprendo dalla foga, e vedo che al posto delle sue mani, letteralmente scomparse, ci sono polsi che trasudano mini-cascate rosse.
"REALMIENTE TENÍAS QUE APUNTAR A LAS MANOS?! COME SUONERÒ MIA MUSICA AHORA? MIA PASSION?!"
Ne approfitto per schierarmi dall'altra parte, spalla a spalla con l'Oracolo.
"Hai un'ottima guardia del corpo."
E lo ha colpito così bene che l'holo-abito si è fermato sul bianco. Lo nota anche Marriacas e ci scambiamo lo sguardo.
"Sei la sposa del tuo dolor, amigo."
Lui sgomenta, ma non per la mia battuta.
Si appoggia al muro, quasi inciampando.
"Ringrazia l'Oracolo, bandito", fa Novantanove, "se sei vivo è per la sua empatia."
"Te ce metti anche tu, estúpida IA de el govierno..."
La tristezza di Occhio calma il viso del bandito: "Vattene, per favore..."
In qualche modo, lo ha persuaso: si sta girando per uscire.
"Va bene... ma ci rivediamo domani... a mezzogiorno..."
~
Con Novantanove che smanetta di nuovo alle console, mi siedo accanto a Rosa: "Mi daresti consulenza?"
Lei allarga amabili guance tonde, e mi guarda con le sue pupille rosa luminose, ma è un sorriso mesto.
"Stanno succedendo cose più grandi di te e di me John..."
"Mhm. Un'altra rivolta? Ancora le strutture idriche?"
"No è ben peggiore", mi tiene per mano, "appena non usciamo di qui, non fare niente di avventato, ti prego. Sei troppo avanti con l'età per rischiare così..."
"Rosa, ho vissuto un'intera vita a servire clienti dietro il bancone di un bar ereditato. Per una volta, almeno per una volta nella mia vita, sto vivendo qualcosa sulla pelle, invece che viverla attraverso le storie dei miei clienti. Perciò scordatelo che me ne andrò via, non finché sarai messa in salvo", le sorrido, "e poi sei l'unica che spezza la noia a Sandovac."
"Sapevo che avresti risposto così. Anzi, non vedevo l'ora di sentirtelo dire."
"Ah, me l'hai proprio fatta... lo avevi già visto nel mio futuro..."
"Sarebbe accaduto lo stesso, ma questa circostanza era la più bella."
Le piace da sempre la spontaneità. Difficilmente ha peli sulla lingua.
"Quindi sai bene che se i banditi si presenteranno al villaggio, noi del bar li accoglieremo con tanti bei regali di Natale."
"Nah. Per quello non servono previsioni!"
Mi fa piacere sentirla ancora ridere.
Non posso fare a meno, però, di chiedermi chi sia quel cyborg.
Se è di terza generazione, non dovrebbe operare per la Cyberpol? Eppure si comporta da mercenaria.
E meno male che le nuove IA dovevano essere le più affidabili...
"Oh, giusto", mi ricordo del cubo, "un automa che viene da Presentopoly voleva consegnartelo, ma si è spento fuori dalla caverna."
Il suo entusiasmo le illumina gli occhi e le mette le mani sulla testa pelata: "È proprio quello che mancava, grazie! Più tardi dovrò ringraziare anche loro."
Stavo per chiederle di chi stesse parlando, ma si è già alzata per parlare a Novantanove.
Quella pigia un tasto al collo e una luce rossa scannerizza dalla tempia. Poi contorce il cubo, come quelli da puzzle, e lo apre.
C'è una chiavetta lì dentro.
"La cura... ci sono riusciti davvero..."
"Cura? Per le macchine impazzite?"
Lei annuisce e mostra un dispositivo rettangolare: il foro combacia col regalo.
"Sì, possiamo riprogrammarli! Non potevo permettere che cadesse nelle mani dei banditi."
"Certo, da oggi non potranno più cadere in quelle del loro capo", ghigna Novantanove.
Con ciò aziona qualcosa dalla cintura: un vento impetuoso e qualche scarica elettrica infestano la stanza.
Un varco ultra-dimensionale si apre davanti a noi.
"Entra pure, ti riporterà a Sandovac."
IX – Libertà Vigilate
Resto fermo e adocchio la mercenaria.
I suoi occhi rosso carminio strizzano per un attimo.
"Muoviti, non ho tutto il giorno."
"Non se ne parla. Non me ne vado da qui senza l'Oracolo."
Mi punta la pistola al plasma: "Non è una richiesta, civile. La tua sola presenza ci ostacolerebbe."
"Aspetta Novantanove!" Occhio le abbassa l'arma, e mi guarda.
"Rosa, te l'ho detto. Non me ne andrò finché non sarai al sicuro. E poi non si tratta solo di te, sai?
Si sono fregati anche Berta."
"Non salviamo ostaggi", rinfodera l'arma l'altro cyborg, "non rientra nei termini prestabiliti."
"Intende il suo fucile", risponde Occhio, rivolgendosi poi a me, "cerca solo di non strafare, okay?"
Le sorrido.
Se solo avessi avuto qualche anno di meno, non avrei tenuto così tanto a quell'arma.
Novantanove chiude il portale, e aziona altri pulsanti alle console.
D'un tratto tutti i macchinari riprendono a funzionare, accendendo luci e spie. Un rumore bianco metallico si propaga anche nella caverna.
"Che cosa farete ora, di preciso? Curerete i Cyghoul nella caverna?"
"Esatto. Basterà soltanto una ri-programmazione del Controllore alle sue funzioni originarie, e tutti gli altri seguiranno le nuove direttive."
Indica un mezzo busto scheletrico gigante e zincato che finora non avevo notato; nascosto nell'ombra di un angolo, e attaccato ai macchinari da lunghi e spessi fili.
"Perché questo interesse per i Cyghoul?"
"...ammetto che non è per loro che sono venuta fin qui. Mio padre era un archeologo, e anni fa stava studiando questo sito con la sua squadra. Il dispositivo che ho tolto ai mariachi contiene anche le sue memorie. Molti Cyghoul impazziti sfuggirono alla quarantena e si installarono nelle caverne... lui e altri operai persero la vita a causa loro, mentre lavoravano..."
"Mi dispiace."
Lei scuote la testa: "Non fa niente. È una cosa superata, ormai. Ho voluto chiedere una mano a Novantanove per entrare e recuperarle, senza finire infettata da quei mostri."
Le sorrido: "Quindi non c'entra l'IA impazzita con te che sai fare previsioni."
"No infatti", allarga le guance, "ma questo rimane un segreto dell'Oracolo!"
"Capisco... e lei?" Indico la mercenaria, "non dovrebbe essere a servizio del Mainframe? O è in borghese?"
"Sono in borghese", mi risponde schietta.
Capisco che è una bugia guardando la smorfia triste di Occhio.
Non mi piace. Non mi fido.
"Chi è davvero lei?" Le mormoro.
"Cose più grandi di te e di me, John... ma è dalla nostra parte, finché la pago."
Se l'Oracolo la sta facendo fare, probabilmente non devo preoccuparmene.
Dopo aver smanettato abbastanza, pupille azzurre dalle cavità oculari dello scheletro gigante si accendono.
Questo ci guarda, come un pulcino che esce dall'uovo per la prima volta.
Un cucciolo dall'aspetto inquietante.
"DIRETTIVA?"
"È incredibile... funziona davvero!"
Girandomi verso Novantanove, vedo che ha nascosto qualcosa nella tasca: "Bene. Possiamo tornare in città ora."
"Aspetta. Devo recuperare la mia lupara."
Non riesco ad alzarmi. La gamba mi dà una fitta allucinante.
"Perderemmo solo tempo."
"Ti pago di più, Novantanove. Voglio vedere con i miei occhi i cyborg rinati."
La parolina magica dell'Oracolo funziona.
Camminando con lei spalla a spalla, nel buio noto come i Cyghoul nevrotici di prima si stiano dirigendo in fila, con calma e ordine, verso la stanza del Controllore. Addirittura, alcuni ci salutano e ringraziano, non più con versi strani, ma parlando la nostra lingua.
Mi viene un dubbio: "E ora cosa faranno?"
"Riprenderanno i lavori, credo. Con questa al sicuro", mostra la chiavetta, "rimarranno qui finché la Cyberpol non si accorgerà che il sito è tornato operativo."
Vedo già la notizia ovunque: «Il miracolo dopo cinquant'anni»
Già... tranne per il fatto che di Berta non c'è nessuna traccia.
"Una di voi ha qualche sonar incorporato?"
"Sì", mi fanno entrambe.
"C'è traccia dei mariachi?"
"No", risponde Novantanove, "ho sondato l'intera caverna."
Incredibile come oggi una sola unità cyborg di terza generazione faccia il lavoro di un esercito intero. Il progresso dell'IA militare quasi mi spaventa.
"Vedi per caso anche fuori, all'atrio, se ci sono automi o altri inconvenienti?"
"No, ma tornare indietro non è mai stato un problema."
È sparito anche il Babbo quindi... che lo abbiano portato via?
Neanche a rifletterci, che ha già aperto un altro varco ultra-dimensionale.
Stavolta ci entro: Rosa mi ha già preceduto sorridendo.
[...]
Sono le undici.
È da ieri sera che aspetto i banditi sotto il porticato in legno del bar, seduto su una sedia.
Con la coda dell'occhio vedo Pete uscire dalle ante.
"Ti copro le spalle, Johnny."
"Sai che non mi piace esser chiamato in quel modo."
"E a me non piace che l'hai lasciato andare."
"Non avevo io la pistola."
"Ma non avevi la tua lupara?"
"Oggi me la riprendo."
Finalmente, nell'orizzonte sfocato dal caldo, si intravedono una conestoga e molti uomini su equine figure grigie.
In equilibrio tra due di queste, vedo qualcuno con mani grigie che suona una canzone.
"Accogliamoli", mi alzo dalla sedia. La morfina mi aiuta a camminare.
X – Ultima Nota
"Girano molte voci su di te, Marriacas. Ma di quante leggende tu possa circondarti, alla fine sono tutti sensibili al piombo."
"Ay... no puedo che concordar", alza le nuove mani metalliche, "come te chiami, barista?"
"Il mio nome è John Beer. Non te lo scordare."
Ho chiesto espressamente al sindaco di lasciarmi fare da solo. Perfino Marriacas, ha accettato: chi avrebbe causato più danni avrebbe vinto e impartito un ordine al perdente.
Tutta Sandovac è rinchiusa dentro, adocchiando dalle finestre.
Tranne Pete, Occhio Rosa, Novantanove e gli altri mariachi che sogghignano vicino a loro.
Fortunatamente non devo preoccuparmi dell'incolumità dell'Oracolo: l'altra si è già fatta capire con le pistole al plasma.
I due Soli nel cielo illuminano la strada principale.
La sabbia, leggermente scoscesa da piccole buche qua e là, viene accarezzata da fugace e fievole vento arido.
Io e Marriacas ci guardiamo negli occhi.
Ci siamo fatti dare le pistole monosparo da duello che si utilizzano da queste parti, nei casi in cui il Mainframe stesso non si interessa di piccoli crimini.
L'unica stazione Cyberpol di queste parti è chiusa. Lo sceriffo pure è assente.
Il che è molto sospetto.
"Loro non ce intralceranno, stai tranquillo", mi nota Mario.
"Meglio così. Probabilmente hai amici appassionati di tecnologia pure lì."
In risposta, muove velocemente le dita come se dovesse suonare un pianoforte, spostandole vicino alla rivoltella.
"Quando el mio amigo spara alla campana."
Avvicino la mia mano alla cinghia e annuisco.
Non sono mai stato bravo a sparare dalla distanza.
E ora eccolo lì: un singolo bersaglio lontano, che uccide uomini per colazione.
Un solo proiettile...
Il duello lo vince chi fa' più danni all'altro...
Cercando una strategia, lo distraggo.
"Perché ti servivano i dati di quel dispositivo?"
"Amigo. Non esiste più la privacy? Ce devo fare molte cose."
"Volevi i cyborg nella caverna, vero?"
"Ayyy, lo sai già, eh?" Guarda per un secondo il mariachi che mira alla campana, "mi sierve una potenza più grande per suonar una nota più forte".
"E quale... pianoforte vorresti suonare?"
"Uno bello grande."
Un tintinnio risuona tra le sabbie, e subito un doppio colpo, quasi sincronizzato, scoppia nell'aria.
Mi... mi ha mancato?
Marriacas invece guarda dove ho sparato.
Sì, amigo: sono saltate tutte le corde.
"AYYY! Che grandissimo, furbissimo, hijo de puta!"
La sua preziosissima chitarra era più vicina e a portata di sparo, appoggiata su quel porticato. Ho rischiato, ma ne è valsa la pena.
"I patti sono patti. Un danno così è ben peggiore della morte, eh Marriacas? Perciò, ecco le mie condizioni: Suona musica altrove, ma mai più a Sandovac."
"Bastardo!" Un bandito indignato mi punta l'arma, "credi che te la faremo pass—"
"Ay! Non te preoccupar amigo mio", lo ferma Marriacas, mentre ordina all'altro di lanciarmi Berta, "abbiamo perso una battaglia, ma la guerra è ancora in corso!"
"Ma capo..."
Se ne stanno andando via, con vivaci argomentazioni.
Io non mi sogno di rincorrerli: le loro protesi e le loro armi costruite con materiali di fortuna sono lo stesso più avanzate delle nostre.
Novantanove rimane indifferente; Rosa invece incrocia lo sguardo con Mario.
"Lo hai mancato di proposito?"
Quello le sorride: "Sandovac ce serve così com'è, senorita."
È tutto finito.
I cittadini escono per ringraziarmi e il sindaco per stringermi la mano, ma poco alla volta Sandovac torna deserta e noiosa.
Pete e gli altri organizzeranno una festa stasera; ovviamente nel bar, e senza il mio permesso.
Occhio Rosa si avvicina sorridente, accompagnata da Novantanove, che le arresta il passo tenendola alla spalla.
"Ora sei al sicuro. Puoi ripagarmi con le informazioni che ti ho chiesto."
"Oh giusto, perdonami. Me ne stavo dimenticando: Terry è vivo, ed è diretto verso le Cascate Appuntite."
"...dove si trovano?"
"A sud del Mare Giallo, verso le montagne."
"D'accordo, grazie. E a mai più rivederci."
Per un attimo, ho scorto un sorriso nel suo volto stoico.
Si gira e ci saluta con la mano.
"Tutto qui?" Le faccio, "però! Sei un mercenario conveniente."
Lei si ferma e si volta di poco, senza rispondere e senza guardarci, per poi riprendere a camminare.
Rosa mi guarda: "A volte una parola vale più dei soldi, John..."
"Chi sarebbe questo Terry?"
"Un altro cyborg che come lei ha disertato e sta fuggendo dalle autorità."
Ora che ci penso, vi era stata notizia di alcuni cyborg difettosi alla Capitale.
"Un altro errore di fabbrica come i Cyghoul, quindi."
"No John, è molto più complicato di quel che pensi."
Lo traduco con: non sono affari che mi riguardano.
La spalla e la gamba bastano a convincermi.
"Ora che hai recuperato il tuo passato cosa farai, Rosa? Ci lascerai anche tu?"
"Macché, no!" Mi sorride, sedendosi di consuetudine sulla panca di strada, "ho ancora un ruolo da svolgere qui."
"Già", mi scappa una piccola risata, "non viviamo senza le tue previsioni meteo."
E di certo, non vogliamo perdere una donna così bella che attira i turisti. Specie quelli che si fermano per chiedermi se sia impegnata.
Sono quelli che bevono di più.