Contenuti per adulti
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I – Ingresso Celeste
"StrappaLacrime? Dovrebbe farmi commuovere?"
"Peggio. Scortica la faccia delle sue vittime fino a spellargli la carne. Occhi compresi. E dato che la tua testa è ancora umana e solo parzialmente cibernetica, ti consiglierei di non farti toccare per nessun motivo."
"Non ci riuscirà."
Cosa avrebbe mai potuto fare una bambina contro un cyborg di terza generazione?
Il fatto che un'organizzazione criminale come la YoiKen abbia chiesto esplicitamente di me perché non possoprovare terrore, indica comunque che è una minaccia da non sottovalutare.
E finché mi pagano, il motivo dell'assassinio non mi interessa.
Il profilo del target è, appunto, fuori dall'ordinario: femmina umana, undicenne, capelli azzurri, lunghi, raccolti in code intrecciate; felpa grigia e cappuccio nero, maschera veneziana bianca, munita di falce alta due metri; con una lama che va dai settanta agli ottanta centimetri.
"Non avete provato con proiettili esplosivi anti-kevlar?"
"Niente la tocca, Novantanove. Deve possedere una qualche tecnologia illegale che le permette di eludere la materia in via temporanea."
"Sì, me lo hai già detto: è come un fantasma. Ma continua a non avere senso."
"Controlla e valuta da te stessa. A noi interessa solamente che venga eliminata."
In pratica: arrangiati.
Non si può credere a certe superstizioni. Qualsiasi tecnologia adoperi, posso analizzarla dai sensori e neutralizzarla.
La mia è pur sempre tecnologia governativa all'avanguardia, e con qualche ritocco in più.
Attendendo alla stazione pubblica di teletrasporto dimensionale, la via più veloce ma anche più costosa per raggiungere l'orbita terrestre, non posso fare a meno di notare i civili.
Così persi nei loro problemi quotidiani da non sapere cosa succede oltre il loro naso.
Quasi li invidio.
Mi chiedo se avrebbe senso ribellarsi e far sapere loro la verità dietro noi cyborg di terza.
Porterebbe queste persone al generare caos su caos.
Capisco solo ora cosa voleva evitare Cinquantotto, impedendoci di evadere dalla Struttura.
Infatti non sono ingenua come Settantaquattro, che è ancora umano. Lui è quello più propenso a bypassare le norme e generare certi casini, pur di dar voce alla verità.
Fortunatamente, in questo momento dovrebbe ritrovarsi ben lontano dalla civiltà e godersi la sua libertà.
O così si spera...
"Biglietto, prego."
Nascosta in una temporanea holo-tinta gialla, mostro il chip prepagato dal contatto.
Un passo sulla piattaforma e mi ritrovo già a più di mille chilometri sopra la Terra, vicino alla quattordicesima strada del secondo distretto di Easter Gravity.
È un bene che debba lavorare fuori da grandi città.
Dalla cupola atmosferica, attraverso il buio del cosmo e del quartiere orbitale semi-abbandonato, si vedono solo alcune stelle.
Eppure si vedono più quelle delle mura bianche della villa.
Per un attimo mi è parso di vedere qualcuno alla finestra.
"Il fattore sorpresa lo giocherà lei, allora."
Attraversato il giardino, mi avvicino al portone in legno, oscurato dal buio di quartiere.
La mia visione non verrà di certo ostacolata dall'oscurità: attivo raggi X, termovisione e vari sensori di movimento ed energie cosmiche.
Nel farlo, sento partire una musica lontana.
Amplifico i sensori e ne trovo la fonte: un vecchio lettore mp3 del secondo millennio. Un pezzo d'antiquariato, ancora in voga tra ragazzini dei ceti più poveri.
Sincronizzo il mio Teradisk craccato con ciò che sentono i microfoni, e la riconosco.
"Rosso Veneziano... vecchia Italia del millenovecento... almeno ha buoni gusti musicali."
Mi chiedo come una bambina possa avere una cultura così tanto datata. In effetti, anche l'edificio in sé ha un'apparenza signorile e rustica. Più datata della musica di sottofondo.
La Yoiken se la comprò a un'asta del Governo, qualche decennio prima. E a quanto risulta dagli archivi, furono loro a traslocare l'intera zolla di terreno fino a qui.
La porta è ovviamente chiusa a chiave, ma non ho bisogno di grimaldelli. Rimodello l'indice in una chiave seghettata, e sblocco la serratura.
All'entrata la musica si è fatta più vivace, rimbomba per tutta la sala ottagonale.
Se non fosse per la luce solare e l'atmosfera azzurra della Terra che entra dalla stanza più avanti, un occhio umano avrebbe barcollato nel buio.
Fortunatamente, i sensori di profondità funzionano meglio dei riflessi di un salta-fango; Settantaquattro non smetteva mai di parlarne nelle ore morte: era il suo punto di riferimento per quello che lui intendeva come la "velocità massima".
Ci risiamo, il cervello umano sta di nuovo ricordando.
Meglio bloccare i popup e concentrarsi sulla missione.
Attorno a me, il tetto a cupola è pieno di dipinti satirici, con qualche rimasuglio di angelo.
Tre porte aperte ai lati.
La fonte della musica, stando ai sonar, si trova proprio sopra di...
Alzato lo sguardo, vedo una maschera veneziana dentro un cappuccio.
Mi guarda dal vetro del cornicione sulla volta.
"Ottima scelta per acustica e sottofondo", le faccio.
Un risolino propaga dietro la musica classica.
II – Ballo Stretto
Non mi sorprende il fatto di essere stata osservata per tutto il tempo.
Piuttosto mi sorprende che i radar non l'abbiano rintracciata.
Da lassù, il target mi saluta ondeggiando le dita, per poi scomparire dalla vista.
Ne approfitto per amplificare i sensori. Percepirò anche piccoli esseri e apparecchi elettronici, ma devo rischiare.
Devo testare quanto possa essere elusiva.
La musica non si è fermata, rilevo ancora l'mp3 dal piano di sopra.
Davanti, c'è l'unica stanza sfocata dalla luce blu della Terra.
A sinistra, un minuscolo quadrato di spazio all'aperto, prima di un piccolo andito.
A destra, un altro bivio – un altro corridoio – con un portone chiuso.
Mi terrà sicuramente una trappola, perciò sarà meglio aprire e portare più illuminazione possibile: dalla planimetria digitalizzata, vedo un giardino spazioso oltre questo punto.
Lo apro e scricchiola, con un cigolio molto antiquato, e si apre un'ampia area, azzurrata dalla luce terrestre, dove una piccola e menomata statua appare al centro di una fontana bianca.
Un rumore fa entrare in allerta i sistemi. Viene dalla scalinata sulla destra.
Una bottiglia di plastica.
Cade dai gradini, fino a rotolare vicino a me.
Silenzio.
Nemmeno una mosca.
Sta cercando di spaventarmi, o cerca di attirarmi?
Non importa, resterò al suo gioco per il momento.
Come mi avvio per le scale, cadono altre bottiglie.
Mi sposto e le evito, ma queste aumentano.
E aumentano.
Sfodero la katana e fendo l'ondata di bottiglie, ma sono troppe.
Balzo velocemente e mi aggrappo ficcando le dita sul soffitto, a mo' di piccozza.
E come acqua di mare, tutta quella plastica continua a fluire per le scale, finché, passato un po' di tempo, finiscono.
Mi lascio cadere sui gradini, e vedo la strada dietro ingombrata da una montagnetta di bottiglie.
A spada sguainata, procedo un passo alla volta di sopra.
"Can ye help me?"
Ci son due porte lassù, ma veniva da sinistra.
Mi avvicino alla porta, rimodulando il traduttore automatico.
"Sono tutta sola qui. Ti va di giocare?"
"Spiacente, mi hanno incaricato di ucciderti."
Un risolino oltrepassa le mura ai lati.
La mia mano, pronta in tasca, tiene due EMP.
Impercettibile, una lama mi sfiora i capelli: "Giochiamo! Giochiamo!"
Con una capriola e un movimento lesto di mano, sgancio le granate, e una nube di scariche elettriche la colpisce.
Al che, mirando con la pistola, noto la sua figura destabilizzarsi. Come un ologramma quando fatica a mostrare l'immagine.
Eppure non appare turbata da ciò.
"Sei una IA o solo un'interfaccia?"
La bambina mi guarda, chinando la testa di novanta gradi sul lato.
Allarga le gambe e lancia la falce come un boomerang.
Mi butto giù dal cornicione delle scale, e sento il legno di sopra recidersi.
Dunque la falce è un oggetto tangibile.
Le sparo proiettili EMP, ma le minuscole deformazioni lasciano intendere che le facciano il solletico.
Lei, indisturbata, stacca l'arma dallo stipite e, slanciatosi dal secondo piano, mi attacca dall'alto.
La schivo con una capovolta all'indietro, e stavolta le sparo con proiettili CG-EMP.
Ma pure questi, le passano attraverso.
"Non sei tecnologia cyborg e le EMP a malapena ti danno prurito. Che cosa sei?"
"Vuoi giocare con me! Che bello, che bello!"
Fende orizzontalmente la falce e per scansarla di nuovo mi ritrovo con le spalle al muro.
Irrefrenabile, lei gira su sé stessa, danzando a ritmo della musica classica in sottofondo.
Molto veloce per essere solo una ragazzina, ma questa tecnologia lo è di più.
Appoggio i piedi al muro e uso i propulsori per fiondarmi alle sue spalle.
Lei si gira come se niente fosse: continua a roteare la falce, costringendomi a indietreggiare giù per i gradini.
Dietro di me la montagnetta di plastica.
"Dannazione..."
Sguaino la katana ad alto voltaggio e mi apro la strada dietro a rapide falciate.
StrappaLacrime invece si mette a correre.
La musica cambia e lei ride, divertita: "Odissea della Rossa, al chiar Blu della Terra. Scappa, scappa dalla Morte... scappa dai Ricordi di Plastica!"
Sfondo la porta che dà sul giardino. La YoiKen non apprezzerà, ma ho bisogno più spazio.
Le lascerò credere che abbia paura, finché non scopro come neutralizzarla.
Corro verso la fontana. Si sentono solo grilli.
Non la rilevavo come una forma di vita perché è un ologramma. Ci deve essere una console, un generatore, qualcosa che la sta tenendo in attività.
Ma la falce... è in ferro e alluminio. Se le tolgo quella, diventa la semplice immagine di una bambina.
Spalle alla fontana, mi giro e blocco in tempo la falce che cerca di tagliarmi la testa.
Indubbiamente, la mia forza fisica è maggiore della sua.
"Non dovresti avere questo tipo di giocattoli."
Nel buio azzurrino della luce terrestre, lei si limita a guardarmi.
Dal nero vuoto degli occhi della maschera veneziana, si illumina qualcosa di azzurro. Spalancato.
Mette una mano in tasca e la musica riparte.
"Dammi la tua faccia."
Allunga una mano verso di me.
Grosso errore. Le devio la falce.
Alzo la spada e la scaglio per tagliargliela.
Ma l'elettricità spizzica.
"...cosa?"
Il manico della falce non si è né diviso, né piegato.
Com'è possibile? Questa lama ha tranciato ogni tipo di metallo, e perfino il diamante.
"Dove hai preso quest'arma?"
La sua risposta è sollevarla e mirarmi alla testa.
Salto sopra la piccola statua in mezzo alla fontana, per poi slanciarmi dall'altra parte.
La bambina rimane ferma.
"Paura dell'acqua?"
Lei guarda i riflessi della fontana. Alza un ginocchio e ci poggia un piede dentro.
E lentamente, la attraversa.
III – Paure Cibernetiche
Come può un ologramma tenere un oggetto in mano?
Che lo stia facendo levitare a distanza dalla stessa console che genera l'immagine, in modo da riuscire a ricreare magistralmente l'illusione di un fantasma?
Sarebbe un trucco già visto.
Le lascio attraversare la fontana.
Con l'elsa della katana rinfoderata, mi metto in posizione.
Come alza un piede sul muretto per uscire dall'acqua, intercetto rapidamente la sua lama, sfoderando la mia.
La mia tecnica Iaido è troppo veloce per lei: la destabilizza.
Allora sferro un secondo colpo fulmineo e la disarmo. E la falce vola via.
Eppure, senza esitare, il target corre verso la lama.
"No. Non la puoi riavere."
Aziono gli inibitori di gravità e pattino velocemente verso la falce.
Lei la afferra e cerca di riprenderla, ma la mia gamba sopra è troppo pesante.
"È finita. Arrenditi."
Lei mi guarda. Ha una mano in tasca. La musica si ferma.
I grilli riprendono a essere l'unico suono del giardino.
E ora che è inerme... come posso spegnerla?
"Scusa..." si mette in ginocchio, "scusami, non volevo..."
A suo discapito, non sono empatica come Settantaquattro: non abbasso la guardia col nemico davanti.
Specie quando sta tenendo la falce tra le mani, nonostante sia immobilizzata dal mio piede.
"Dillo a chi hai fatto dispetti, ragazzina. Ora però rispondi alle mie domande: sei una IA?"
"No..." singhiozza.
"Un'ologramma?"
Scuote la testa, tirando su il naso.
Che stia mentendo?
"...dove si trova la console che ti tiene attiva?"
"Ti prego..." lascia andare il manico, "non farmi del male..."
Hanno emulato proprio bene il profilo di una bambina indifesa. Peccato che con me non funzioni.
"Ti prego..."
"Dove si trova la tua console?"
China la testa.
"Allora?"
Sembra di parlare a una statua.
Sta architettando qualcosa, me lo sento.
Dietro la maschera un sospiro, e ancora tira su col naso.
Al che sbuffo: "Posso salvare i tuoi dati su un dispositivo e portarli in un altro luogo. La YoiKen ti vuole solo fuori dai piedi."
Ancora grilli.
"Ehi, mi hai sentito? Ho detto che non ti ucciderò se dici dove—"
Un risolino.
Lo sapevo: stringo l'elsa della katana e mi slancio all'indietro.
Una frase che mi hanno già detto torna alla memoria: "Ti consiglierei di non farti toccare per nessun motivo."
La mia intuizione arriva troppo tardi. Non pensa minimamente alla falce: mi salta addosso e mi prende al collo.
Cerco di afferrarla, ma le mie mani passano attraverso.
L'ho sottovalutata!!
Ma come può toccarmi?
Non è affatto un ologramma!
Non riesco a levarmela di dosso! Nemmeno gli impulsi elettromagnetici fanno qualcosa: la sua immagine si destabilizza ma...
L-la mia faccia!
"Voglio il tuo volto, è bellissimo! Dammi quelle pupille!"
Chiudo gli occhi e mi copro il viso.
Con tutta me stessa serro le mani, più forte della sua presa, mentre cerca di levarmele per continuare a graffiare.
[ERRORE DI CALCOLO]
[ECCESSO DI STRESS CEREBRALE RILEVATO]
L'hardware militare non riesce a trovare una strategia?
La mia amigdala...
È la prima volta che interferisce direttamente con le nanomacchine.
[RILEVATA MINACCIA ECTOPLASMATICA.]
[INVIO DEGLI ULTIMI DATI AL MAINFRAME.]
[ERRORE DI SISTEMA. IMPOSSIBILE CONTATTARE IL MAINFRAME]
Ovvio, sono scollegata!
Ah! Mi sta graffiando le guance con le unghie!
Non riesco a ragionare!
Sbatto contro il muro e i miei capelli si impigliano su dei rami aggrovigliati alla parete.
La musica ha ripreso tono...
Devo scappare.
"Aaagh!"
Riesco a staccarmi dai rami.
Corro non so dove.
Ha smesso di graffiarmi in faccia: sento dei pugnetti colpirmi in testa, sempre più forte.
Le sue gambe mi si sono aggrovigliate al collo.
La sua risata mi impedisce di concentrarmi: "Corpo di Foreste di Ferri! O' Spadaccina in Carbonio. Smantellata! È il tuo Destino!" Ridacchia, "E dalle Ceneri, costruiremo qualcosa di più Carino! Il Peso che Senti sulle Spalle poco durerà. Non Temere La Morte!"
[ERRORE DI SISTEMA]
[COLLEGAMENTI NEURALI COMPROMESSI]
[COLLEGAMENTI ARTERIOSI DANNEGGIATI]
Sta strappando a mani nude i fili che collegano la testa al corpo!
[ERRORE DI SISTEMA]
Le risate si fanno più vivaci. Più sadiche.
Ormai è chiaro che gode di quello che fa.
Non ho scelta... devo... procedere con l'autodistruzione.
Terry... scusami...
[MODULO DI PSEUDO-AUTODISTRUZIONE ATTIVATO]
"Pseudo"?
La bambina mi sta strappando i capelli.
[L'UNITÀ CYBORG AUTODISTRUGGERÀ IL PROPRIO ESOSCHELETRO TRA 10]
[9]
[8]
"No!"
[7]
"Resta ancora un po'!"
[6]
[5]
[4]
[3]
[2]
[1]
Un'esplosione bombarda il giardino.
[...]
[TENTATIVO DI SEGNALAZIONE AL MAINFRAME FALLITO]
[ERRORE DI SISTEMA]
[CIRCUITI CYBERPOL COMPROMESSI.]
[ATTREZZATURA GRAVEMENTE DANNEGGIATA.]
[NECESSARIA ASSISTENZA TECNICA DA UN OPERATORE SPECIALIZZATO]
[INIZIO SCANSIONE MODULO D'EMERGENZA]
[ATTIVITÀ PSICO-FISICA ASSENTE]
[IMPOSSIBILE STABILIRE CONNESSIONE CON IL MAINFRAME]
[UNITÀ CONGEDATA]
[ERRORE]
[&&)$(##*@§]]]
[MASTERware]
[SOGGETTO NON COSCIENTE]
[BATTITO CARDIACO ASSENTE]
[DEFRIBILLATORE ATTIVATO]
[LIBERA]
[...]
[NANOMACCHINE IN RICONGIUNZIONE]
[LIBERA]
[...]
[NANOMACCHINE AUSILIARIE RILASCIATE]
[LIBERA]
[...]
[FREQUENZA CARDIACA RIPRISTINATA]
[INIEZIONE ENERGIA VITALE D'EMERGENZA]
[NANOMACCHINE IN RIPARAZIONE DEI TESSUTI DELL'ESOSCHELETRO DANNEGGIATO]
[/MASTERware]
[CIRCUITI COMPROMESSI, TENTATIVO DI SEGNALAZIONE AL MAINFRAME FALLITO]
[SOSPENSIONE A RISPARMIO ENERGETICO]
[DINAMO AUSILIARIA ATTIVATA]
[RICARICA SOLARE: ATTIVATA]
[RICARICA CALORICA: ATTIVATA]
[RILASCIO MORFINE]
[STAND-BY]
IV – Memorie Rigide
"Vieni Settantaquattro, è pronta."
"Di già?"
Si fa per dire.
Sono ore che muoio dalla noia. A restare così tanto fermo e guardare così tanti cervelloni parlare di dati numerici, statistiche, neuroscienze e qualsiasi altra cosa di cui chiacchierino con quei fogli pieni di numeri e tabelle.
Mi viene da sbuffare solo a sentirli.
Cinquantotto annuisce e incita a seguirlo con la sua pelata capa metallica dalle linee rugose.
Mi porta in una stanza piena di arti robotici, filoni di corrente e altrettanti ingegneri dentro lunghi camici bianchi.
"Odio ripetermi, ma ti conosco molto bene", le solite prediche, "ricordati che quella non è più tua sorella."
"Ci proverò..."
Pesanti e giganti braccia robotiche accompagnano il cyborg di terza generazione a terra, da cui si staccano fili che rilasciano pressione e sbuffi di vapore.
Nel suo volto si accendono occhi rossi carminio.
Al che raddrizza le gambe e porge un saluto militare a Pelata Metallica.
"C-RD-CM99 a rapporto e pronta all'azione, signore."
"Molto bene. A riposo, soldato", come glielo dice abbassa la mano, "più tardi faremo test supplementari, per esser sicuri tu possa essere operativa già da domani."
Per un attimo, lei incrocia lo sguardo con me.
Aveva ragione: non è per niente Chiyoko. Ne possiede solamente il volto.
"...quindi è questa la tecnologia del futuro?"
Un ingegnere, in risposta, porge un foglio a Cinquantotto e mi guarda fieramente.
"Esterrefatto, nevvero?" Si aggiusta gli occhiali, "placche in fibra di carbonio, e alluminio, in pluri-strato!" Si avvicina a mia sorella come se stesse mostrando un'opera d'arte al museo, "visori e sonde ambientali di ogni tipo a noi conosciuto, sconosciuto, e ANCHE sperimentali! Arsenale d'assalto pressoché illimitato grazie all'eccelsa tecnologia Teradisk, direttamente collegata ai server del Mainframe! Moduli di ricarica per ogni evenienza: solare, a corrente elettrica, cinetica, calorica E – nei casi estremi – a energia vitale ; un po' come voi di seconda generazione, ma senza più l'inutile motore secondario a benzina."
"C'è dell'altro, prima che ti esploda la testa?"
"Ovviamente! Sono sempre connessi al Mainframe", quest'uomo non capisce le domande retoriche... "il cervello e il cuore sono rimasti gli unici organi umani, cosicché possa emulare istinti e reazioni umane nei vari casi sociali, per ambientarsi al meglio in ogni situazione. IN PIÙ! Il nuovo eso-scheletro sperimentale pluri-strato li ha resi leggermente più resistenti perfino alla tecnologia CG-EMP, alla salsedine di mare, e—"
"Aspetta, aspetta, fermati un attimo. Perché le CG-EMP? Non sono l'unico modo per fermarci nel caso—"
"Non ci sarà quel caso, Settantaquattro."
Pelata Metallica porge il foglio indietro e incita l'ingegnere a sparire dalla vista.
"Come ti ha già accennato lui, le nanomacchine di terza generazione sono connesse al Mainframe ventiquattro ore su ventiquattro. Se c'è una qualsiasi anomalia nel sistema, viene istantaneamente rilevata da noi o dagli Psichici, così da spegnervi direttamente. Ricordi cosa successe anni fa alla Foresta Nera?"
"Quando i mariachi hanno assaltato quella nuova base Cyberpol?"
"Esatto, loro. I nostri agenti in incognito hanno scoperto che negli anni sono riusciti a rubare tecnologie militari alle pattuglie del deserto, tra cui le CG-EMP."
"Be', ora capisco perché siete così preoccupati. In effetti la situazione si sta facendo più calda nel deserto..."
"No, è sempre sotto controllo, Settantaquattro. Quei mariachi da soli non possono fare nulla. Se ricordi, è la malavita oltremare che li supporta dietro le quinte."
Già... i "banditi clementi", o qualcosa del genere.
Novantanove fa di nuovo un ridicolo saluto militare.
"Al suo comando, signore, potrò agire a riguardo."
La stanno per ingaggiare in qualche missione? Così presto?
Pelata Metallica non mi ha ancora detto nulla, ma è il suo solito modo di fare: ha quella classica filosofia del «non dire una beneamata cippa».
"Perché costruire nuovi cyborg, Cinquantotto? Non è solo precauzione contro i banditi, vero?"
Lui si limita a guardarmi: ha gli occhi sempre nascosti dal nero dei suoi occhiali da sole.
Dalla folta barba che gli copre totalmente la bocca, la apre di poco per sbuffare del fumo dal sigaro.
"A riposo, Novantanove."
Si è limitato a sciogliere la rigida postura del cyborg. E ora se ne sta andando senza rispondermi.
"Tipico. Ignori sempre questo tipo di domande..."
Io invece ignoro gli ingegneri attorno, ma non posso trascurare quello sguardo privo di emozioni.
È più vuoto del normale.
"Chiyoko..."
"C-RD-CM99. O semplicemente Novantanove. Chiyoko Musashi ha dato la sua vita per un futuro più sicuro."
Perfetto, mia sorella adesso è incline alla propaganda militare...
"E pensare che dentro di te hai ancora il suo cuore e il suo cervello..."
Mi osserva, come una telecamera.
E sospira: "Terry... siamo in servizio. E io lo sarò a vita. O fino a quando il Mainframe ne avrà bisogno. Non renderla più complicata di quel che è già."
Si avvicina e... mi abbraccia?
"Sono certa che Chiyoko abbia fatto la scelta giusta", mi sorride... "ho ancora i suoi ricordi. Lo avete deciso entrambi per una buona causa."
La spintono via.
"Levati. Lei non mi avrebbe mai abbracciato."
Mi giro e me ne vado. Mia sorella è morta ormai.
"Tua sorella ti voleva molto bene", dannazione, basta questo a fermarmi, "lo vedo nei suoi ricordi. Sono certa che lo avrebbe voluto fare. Anche se esprimeva raramente i suoi sentimenti."
"Piantala di emulare Chiyoko, sei solo un'IA! Un insieme di algoritmi e processi!"
"Cerca di andare avanti. È quello che voleva anche lei. Uno stato d'animo come il tuo può compromettere le nostre missioni."
Ecco la sua vera faccia, quella che mi fa digrignare i denti.
Vorrei dirle qualcosa, ma uscirebbe solo aria dalla bocca.
Mi scende una lacrima, che asciugo girandomi.
"Andare avanti? Vallo a dire a papà..."
Basta, me ne vado.
Il Governo ha iniziato a creare questi inquietanti robot pseudo-umani, cominciando proprio da mia sorella. E Cinquantotto mi sta tenendo all'oscuro di molte più cose del normale.
Cosa stanno nascondendo?
V – Doppie Facce
[SOGGETTO COSCIENTE]
Che caldo terribile...
Dove mi trovo?
[MORFINA IN ESAURIMENTO]
Il mio corpo... è pesantissimo. Emana un sacco di calore.
È completamente cibernetico...
[ERRORE DI SISTEMA]
Riesco solo a muovere la testa... e sono sdraiata su un letto.
Mi ricordo ora: mi trovavo alla Struttura per iniziare la sperimentazione della terza generazione...
[IMPOSSIBILE CONTATTARE IL MAINFRAME]
Ma cosa ci faccio qui? Mi ci ha portato la IA..?
Che dolore lancinante alla faccia...
Dalle registrazioni ne vedo il motivo...
Perlomeno le nanomacchine hanno fatto una buona sutura col gel ripara-tessuti.
C'è qualcuno... è seduto su una sedia a dondolo in disparte.
"...Terry?"
"Oh, ma è ancora viva, madamoiselle. Spiacente, nessun Terry qui. Per quanto mi riguarda, può rivolgersi a me come El Verdiente»", abbassa una fedora viola, dalla visiera parecchio larga, "ha fatto uno scoppio degno dei botti di fine anno, prima. Speriamo solo non abbia allertato la Cyberpol."
A guardarlo meglio, in quel tuxedo viola con tanto di farfallino e la frangia dei capelli verdi e crespi che gli copre parte del viso, ricorda vagamente uno di quei banditi mariachi del Mare Giallo, eppure ha – e si dà – delle arie da gentiluomo.
E quello è uno sguardo furbo e intelligente; un giovane adulto, ma a metà: l'altra parte è sfigurata da un'ampia cicatrice.
"Io sono la Cyberpol... dove mi trovo?"
"Oh, madamoiselle. Se lei è un piedipiatti, io son quello che riscuote le tasse. E attualmente si trova all'interno del Palatium acquistato dalla YoiKen, ma credo questo lo sappia già."
È entrato nelle mie memorie per saperlo?
No, non ci sono segni di hackeraggio... però quel che ha in mano è il mio passaporto falso.
"Cecilia Marchese? " Sorride, "eppure non ha un volto d'etnia italica. Né tantomeno una chioma bionda."
Non riesco a rispondergli.
Sento dolore anche dove non c'è più niente di mio...
Come mi rende indietro i documenti, lo adocchio: "Hai a che fare con quella bambina?"
"Caroline? Oh è una lunga storia."
La YoiKen mi ha detto di non avere informazioni certe su chi sia il target, ma quel ghigno, nascosto dal sorriso innocente, la dice lunga.
"Caroline... e sei tu ad averne il controllo, dunque."
"Ah no, non fraintenda... è parecchio più contorta di così, mi creda. Ma le consiglio di andarsene, prima che torni."
"Vorrei, ma non riesco a muovermi", strizzo gli occhi per un momento "...storia contorta o meno, mi hanno incaricato di eliminarla. Non so quali intenzioni tu abbia, perciò te lo chiedo in modo diretto: mi sarai di intralcio?"
"Probabilmente no."
Sempre più sospetto.
[ANOMALIA DI SISTEMA. NANOMACCHINE IA MALFUNZIONANTI]
Come se avesse sentito la voce di sistema, il bandito mi guarda: "È molto affascinante che tu non parli come un robot", mi tira su per la spalla e mi aiuta a star seduta, "perfino la terza generazione sarebbe ridotta peggio di così, dopo un'autodistruzione."
[ANOMALIA DI SISTEMA. NANOMACCHINE IA MALFUNZIONANTI]
"Molto affascinata che parli come un borghese, e non come un mariachi Festaiolo."
Però ha ragione, il che mi inquieta: quante cose sa sui cyborg di terza?
Se non mi fossi svegliata, sarebbe continuato l'incubo di Cinquantotto: altri malviventi con in mano altrettante tecnologie di ultima generazione.
Le voci di sistema cercano di stabilizzarsi, ma sento di essere in controllo della mia testa.
[ANOMALIA DI SISTEMA. NANOMACCHINE IA MALFUNZIONANTI]
Ah... spegnetevi, siete insopportabili.
[MASTERware]
[Priorità nanomacchine IA impostata su "secondaria"]
[Notifiche IA silenziate]
[/MASTERware]
...oh. Lo hanno fatto davvero.
Quella stramba scienziata ha sperimentato con la mia tecnologia e deve avermi impiantato più di "qualche" diavoleria delle sue, in cambio di assisterla e fare soldi facili.
Oltre che a viaggiare in altre dimensioni.
Alla fine devo ringraziarla: in qualche modo sono "rinata".
E adesso riesco a muovere le braccia.
El Verdiente lo nota e sorride: "Impressionante. Sono state le nanomacchine?"
È fin troppo interessato: odio quel ghigno e quelle dita intrigate sul suo mento.
Ho anch'io però qualcosa da chiedergli.
"Fai parte dei Banditos Clementis?"
"Oh, madamoiselle. Ne faccio parte tanto quanto lei è ancora collegata al Mainframe."
È certamente complice del target, ma è bravo a camuffarsi dietro le parole.
La IA ha ragionato esattamente come avrei ragionato io fino ad oggi. Le sue memorie le sento come se fossero mie...
Continuerò la missione, non mi interessa per chi lavoro.
Anche se hanno ucciso mio nonno.
Riesco finalmente ad alzarmi dal letto. E dalla lontananza si accende una musica.
"Ah, Gondole..." sorride El Verdiente, "vuole rassicurarti."
"Per cosa?"
"È il suo modo di dirti che stavolta graffierà la tua faccia solo dopo averti uccisa."
"Vi conoscete proprio bene, voi due."
"Dovresti esserle grata", ghigna, pur mantenendo lo sguardo da gentiluomo, "non lo fa con tutti."
Vado verso la porta e mi fermo prima di afferrare la maniglia.
"Hai fatto male a non saccheggiare tutto, dal mio corpo."
Infatti il TeraDisk craccato è illeso: materializzo una pistola al plasma e gliela punto contro.
[MASTERware: CBRPOL-PLASM-GUN Mk7 digitalizzata e pronta all'uso]
"Dimmi come fermarla e non ti farò esplodere la testa."
El Verdiente chiude gli occhi e sorride.
"Non saprei, madamoiselle. Non sono un acchiappa-fantasmi."
Sparo un colpo alla fedora e gli si scioglie in testa.
"No, no, no!" La getta a terra, per non farsi ustionare dal gel corrosivo.
"Rinfrescate le idee, adesso?"
La sua smorfia fa capire quanto teneva al cappello.
"...d'accordo", sorride, a occhi chiusi e rassegnati, "sotto le scalinate del giardino più piccolo ci sono dei vecchi tunnel sotterranei, serrati da mura di mattoni e cemento."
Lo stridio di una lama striscia sulle mura. La musica si fa più vicina.
"Svelto! Che cosa ci trovo dentro?" Incito con l'arma.
"Percorrilo per un po' e a destra troverai una stanza. Lì ci sono un portatile e un hardware collegati. Tengono attiva l'immagine di Caroline."
"Dov'è il giardino di cui parli?"
Indica il muro dietro di sé.
[MASTERware: CBRPOL-C4G-LAUNCHER Mk2 pronto all'uso]
"Spostati."