Incontro

In fondo al viale che interseca via Condotti, la caffetteria, il dehors ingombrato da quattro tavolini otto sedili ponderosi, il ferro è battuto. Di solito si soffermano attempate signore, vedove zitelle, una pausa del loro vagabondare, una tisana e finalmente si rincasa.
Anna e Lucia, confidenti di mezza età, nate vissute nello medesimo quartiere, si è abbruttito nel volgere degli anni. Il destino le ha separate: la prima fidanzata ancora minorenne con un motorista, un tipo tristo riservato possessivo; la seconda ambiziosa si è affermata, ma il successo non la gratifica, la monotonia della routine, il tempo ritmato, e neppure lo svago è una distrazione bastevole a scuoterla dal torpore del quotidiano.
Anna- Dunque sei tornata... immagino solo per un battibaleno... e solo per alzare lo sguardo alla balconata dell'appartamento dove sei cresciuta, sempre ben sistemata, tua madre sempre scrupolosa nella cura dei gerani,,, sospesi ai vasi per ringhiera.
Lucia- Rimango qualche giorno, ospite di congiunti prossimi... Qualche giorno solamente...
Anna- Sempre laconica. Forse è questa la ragione per cui non ti sei fatta una famiglia.
Laura- Non credo sia questa la ragione. Forse è solo apatia incapacità di rispondere agli stimoli. Anche l'affermazione professionale è stata un gioco del destino. Galleggio sulla vita come una ciambella in balia dei flutti.
Anna- Lasci che gli eventi ti paleggino? Persuasa e arrendevole: amor fati. Al contrario io non mi piego, affronto il fato, lo osteggio, anche se mi sento impotente e certa di soccombere.
La conversazione langue, quasi sempre, quando si affrontano argomenti generici, astratti, o triti e scontati. Quando il linguaggio si fa lagna. Come mantra monocorde. La penombra del tardo pomeriggio si allarga.
Laura- Ora devo avviarmi. Mi auguro di rivederti. E sarà un caso.
Commiato appena accennato che significa un addio.
Due figure s'incamminano per direzioni opposte e fanno tutt'uno con la fiumana confusa che indugia davanti ai banchetti pasquali.