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"Un foglio bianco davanti a me, pronto ad accogliere parole che a voce non riuscirei mai a dire con la stessa forza. Strano come l’inchiostro riesca a dare forma ai pensieri meglio della voce: qui non trema, non si vergogna, non si spezza. Scrivo, e tutto diventa più vero.
Dentro di me c’è una voce che mi accompagna da sempre. Non è la coscienza che distingue ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. È qualcosa di più profondo: la mia autocoscienza.
È quella voce che mi parla quando sono sola, che a volte mi consola, altre mi punge. Sa ricordarmi paure che pensavo dimenticate, sa irritarmi, sa farmi sentire colpevole senza motivo. Vorrei scacciarla, ma rimane. Rimane perché è parte di me, forse la parte più sincera.
Questa voce, per quanto dispettosa, è l’unica che mi aiuta a capire davvero chi sono. È lei che mi spinge a guardare dentro, che mi mette davanti alle mie ombre, alle mie fragilità, ma anche alle mie verità. È lei che mi fa riflettere sul senso della vita, sulla sua fragilità, sul fatto che siamo soltanto di passaggio.
Lo capisco quando penso alle persone care che non ci sono più. A volte mi sorprendo a immaginare il giorno in cui le raggiungerò anch’io, quando avrò vissuto quello che devo vivere, quando avrò il cuore pieno d’esperienze e le spalle un po’ curve per il peso degli anni.
Ho sempre guardato gli anziani con un rispetto che non so spiegare: vedevo nelle loro schiene piegate la storia di una vita intera, nei loro passi lenti la memoria del cammino fatto, negli occhi stanchi la profondità di chi ha sopportato, amato, perso e ricominciato.
Mi feriva vedere come molti li trattavano, ridendo della loro goffaggine, ignorando che ogni ruga era il segno di un coraggio, non di un fallimento.
Io ho 22 anni, e ho già affrontato una paura che mi tormentava fin da bambina. Una paura senza nome, fatta di ombre e di sensazioni. L’ho guardata, l’ho capita, e piano piano ha smesso di farmi male.
Ora non ne ho più paura. Ora so che fa parte di me, della mia crescita, del mio cammino.
Scrivere questi pensieri mi fa sentire più libera.
Forse un giorno, rileggendoli, sorriderò.
Ma oggi, in questo momento, sono la parte più vera di me."
(Questa lettera appartiene alla me più giovane, Rileggendola oggi, riconosco in quelle parole la profondità, la fragilità e la forza di una ventenne che stava imparando a conoscersi. )