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Guardandola dritto negli occhi, non avevo nemmeno il coraggio di afferrarla e le chiesi:
" Per favore dimmi cosa è successo."
"Niente"
"E perché tu allora non mi parli più? Ne più stai con me?"
" Proprio perché tra noi non c'è stato niente, tu mi hai solo parlato dei tuoi problemi. Ho provato molto poco".
Improvvisamente il mio mondo si fece scuro, tutto quello che avevo provato per lei divenne insicuro. Tutto quello che avrei difeso con tutto me stesso pur di viverlo stava diventando l'inferno che oggi mi ha bruciato. Trattenevo negli occhi le lacrime, agli uomini non si addice il pianto per quanto vogliamo mentirci non ci è concesso, e nella bocca tutte quelle parole che non sapevo come riordinare. Finché con del coraggio:
"Ma io ti ho amata, ho aperto a te il mio cuore, ti ho dato in mano tutto quello che ho e ti ho permesso di vederlo! Tu stessa ti sei affidata a me! Tutte quelle notti, quelle serate, quelle mattine! Tutti i sonni passati abbracciati a baciarti le labbra, per te... si può forse..."
"Non fare il poeta. Io tutto questo non lo volevo, avrei voluto passarlo differentemente tutto questo tempo."
"Ma come puoi fare questo, smentire te stessa e quello che mi hai detto su di me... tutto quello che per me contava, tutto quello che per me esisteva! Non è l'amore forse un tentativo di capirsi e lento nel suo scorrere quanto a momenti tempestivo?"
"Non fare il filosofo."
"Non vuoi che io sia... no...tu non vuoi me."
"Esatto"
Il cuore, se ancora dopo quella parola si poteva dir tale, mi si era sciolto in gola e si stava preparando alla pioggia di lacrime che lo avrebbero coperto per sempre. Ma comunque con qualche ultimo coraggio osai:
"Beh allora nemmeno io lo voglio più. Se non mi vuoi vattene."
Ma nel cuore non provavo questo, nel mio cuore avrei preferito chiederle:
"Come hai fatto a farmi una cosa simile? Non ti sto biasimando, nessuno ha mai desiderato quest'uomo sappilo, ma tu, tu che hai detto di volermi bene come fai anche solo a pensare che possa essere umano farmi questo. Io non ho amore, non ho felicità, non chiedo altro che il bene di coloro che mi circondano e arreso non chiedo nessuno. Ma tu come fai a tendermi la mano per graffiarmela? Non lo farei al mio peggior nemico, ma soprattutto non lo farei mai a te."
Ricordo come poi s'era presa la sua gonna e se n'era tornata per il corridoio da cui era venuta. Ma non solo si sarebbe vestita con quella gonna, no, avrebbe messo quel giorno pure una crudele e pesante maschera d'indifferenza che proclamava sua naturale condizione. Ma già avevo conosciuto Noemi dalla maschera cinica e avevo capito che il cinismo è pieno di forti e viperine emozioni, tanto corrosive per il portatore della maschera quanto per tutti coloro che assistono alla sua insipida commedia. Direi che la vita è una commedia e che i cinici vadano considerati morti. Infatti come accade con un morto rivisto solo nei ricordi, non rividi tante volte ancora Michela se non come sonno sconvolgente certe notti per svegliarmi in lacrime e dolore. Le scrissi pure dopo essere tornato da Malta, cercando di perdonarle la sua cattiveria e ringraziandola per tutto quello che è riuscita a darmi ma ottenendo in cambio soltanto altro veleno. Si dimostrò però più ipocrita che cinica rispondendomi e avvelenandomi ancora. Ma se posso di qualcosa ringraziarti destino crudele è proprio di questo, poiché così mi si mostrò nel male tanto umana quanto nel bene in cui la amai.
La rividi ancora un mese dopo durante un uscita con alcuni dei nostri compagni di viaggio, inutile dire che tirò su nuovamente la sua maschera evitando di parlare con me, ma pursempre tradendosi nel momento in cui cercai di parlarle dicendomi di essere furiosa con me. Umana troppo umana. Non te lo dico cara con biasimo, né con sprezzo alcuno, te lo dico perché pur non potendo averti ricordo in cuor mio che tu eri sì Umana troppo Umana come me. Sia lodato Nietzsche.
Passarono i mesi e Michela per me diventó un ricordo, non lontano, ma anzi, più passava il tempo più questo ricordo era vicino al mio cuore straziandolo per quello che aveva perso. Dirai caro lettore: fato crudele. Io ti dico: non conosco altro fato. Chissà su quali verghe ancora verrò spinto.