Se devo essere sincera 1

scritto da Mariline
Scritto 9 mesi fa • Pubblicato 9 mesi fa • Revisionato 9 mesi fa
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Autore del testo Mariline

Testo: Se devo essere sincera 1
di Mariline

Riparto da dove la mia storia sembra essere terminata. Tutto fa sembrare che dopo quel punto non ci sia più nulla e invece è proprio da lì che parte ogni cosa. Non ricordo ogni cosa perfettamente, meno che mai capisco gli eventi che si stanno susseguendo. Ma ricordo ogni lacrima, ogni grido, ogni goccia di sangue schizzata fuori come un proiettile. 

Da quel dì bagnato d'oro si sono rincorsi, l'uno dietro l'altro, giorni impregnati di paura e di odio. Nessun sole ha scaldato e illuminato una stanza. Ogni cosa venne avvolta da nebbia fitta, impercettibile all'occhio eppure io la sentivo addosso e mi impediva la ragione. 

Ho fatto mille domande e mille e una volta le ho tenute per me. La più ricorrente era ed è "Perché?" . Nessuna risposta soddisfaceva la mia mente. 

Ho visto mamma in lacrime così tante volte.. L'ho aiutata ad alzarsi dal pavimento tanto spesso che l'ho rimosso. E mi sono domandata il perché. 

L'ho vista morire troppo spesso per aver paura della morte un giorno.

Dopo l'ennesima goccia di sangue pulita dalle labbra, dopo aver asciugato prima le lacrime della mia mamma, ho asciugato le mie. 

Ora tutto sarà deviato e confuso, tutto sarà mescolato, cancellato e ripescato dall'oblio.

Ma io non lo so ancora. Come potrei saperlo d'altronde. 

Sono seduta sotto il tavolo della cucina, sto giocando con la bambola di porcellana che mi è stata regalata, non so da chi, non lo ricordo, accarezzo i lunghi capelli rossi e ricci, le sto parlando, le sto raccontando un sogno. La piccola cucina è nella penombra di un pomeriggio. Mamma di fronte a me, sta stirando dei vestiti, vedo il vapore uscire dal ferro unirsi ad uno sbuffo di fumo uscito dalla sua bocca. È stanca, è triste è... altro. Non so riconoscere quello stato. 

In tv sta andando in onda qualcosa che alle mie orecchie arriva impercettibile eppure mi infastidisce. Sbucando da sotto il tavolo con la bambola, chiedo del latte, con i cereali a forma di pallina al cacao. Chiedo che mi vengano messi nella ciotola, quella bella. Del perché la ciotola fosse bella non ne ho memoria. 

Mamma lascia il ferro e poggia la sigaretta ancora fumante nel portacenere di vetro. È di colore viola, brillante e con tante sfaccettature che colpito dalla luce riempie la stanza di diamanti. Quel posacenere non lo vedrò mai più nella sua forma originale proprio da quel pomeriggio.

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