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Poesie o cazzate?
Intorno al 2015, un poeta che scriveva in un sito online è volato in cielo. Ancora oggi, quando leggo i suoi commenti alle mie poesie, mi sembra che il poeta in questione non sia mai scomparso, aveva una parola bella per tutti, sempre gentile, leggero, evanescente. Le sue poesie, adesso, sono lì per sempre, i suoi commenti anche, intrappolati per l'eternità in una rete di ragno.
Ho iniziato a pubblicare poesie online nel 2009, un giorno lessi un articolo dove si diceva che una mia poesia era stata letta alla festa dell'Unità in presenza del Presidente della Repubblica (non chiedetemi la poesia perché l'ho distrutta). Faceva parte di una trilogia: poesia rossa, poesia bianca, poesia verde. Rimasi stupefatto. Poi, mi scrisse il genitore di un ragazzo delle medie che voleva sapere il significato di una mia poesia. Il prof di lettere aveva dato al suo alunno il compito di commentare una mia cazzata. Ma siamo impazziti? Poi, sulla copertina di un libro figurava in bella mostra la prima strofa della mia: "L'albero dei limoni" e ancora un sito francese parlava di vincent corbo e della sua poesia sull'Olocausto (che ho distrutto). La mia "Carpe diem" presa in prestito da un gruppo di studenti per un compito in classe. Stavo facendo carriera anche se scrivevo cazzate.
Ormai, entrare nell'immortalità è un gioco da ragazzi, basta scrivere una cazzata, pubblicarla online e...certo non siamo immortali, le nostre cazzate rimarranno appiccicate sulla rete del ragno fino alla fine dei tempi, quando tutto convergerà nell'Unità cosmica. C'è solo un problemino: molti autori si presentano con un nickname, "Profumo di giugno", "Jack Manolesta", "Campanellino Dolce", "frescoventodinuovazelanda" eccetera. Capirete che in questo modo si eviterà l'associazione poesia-nome e cognome dell'autore, e allora? Niente immortalità com'è successo al poeta scomparso che, ingenuamente, si presentava con il suo vero nome e il suo vero cognome. A vincere la partita saranno le poesie che come aquiloni e barchette di carta saranno libere, anzi prigioniere di vibrare nella rete di ragno dove stanno ben appiccicate.