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Bui sentimenti, febbraio 21, 2025
Oggi è una giornata piovosa e penso all’odore dell’incenso di casa mia.
*
Ibraim Mikonai viene da Minsuri. La gente di quei posti è povera gente, almeno così direbbe la mia nonna. Ogni giorno si trascina appresso i suoi piedi, come sacchi, facendoli risuonare in tutta la sala. La terra si deprime su di sé, quasi cade tutto. Che sgradevole odore di fumo.
Le dita grassocce di Ibraim Mikonai sono sempre sporche e la sua voce nasale è alta e fastidiosa. Mastica parole volgari e i vestiti son sempre gli stessi.
Che sgradevole che i vestiti sian sempre gli stessi.
Il senso di frustrazione mi pervade.
Sono in una gabbia, sono in una gabbia.
Ibraim Mikonai ha anche un fratello, son simili. Quando li guardo, mi vergogno di me stessa. Vorrei essere più compassionevole nei loro confronti, ma il disprezzo è più grande di qualsiasi forma di autoanalisi che possa farmi cambiare idea. Quando mi guardano par che mi desiderino sessualmente e io li vorrei schiacciare come mosche.
Ma cosa dico, cosa dico.
Eppure a Miana piace essere circondata da uomini grassi che le fanno i complimenti. Tempo fa sul suo tavolo c’era un dolce con accanto un biglietto: “scrivimi”. Germana, invece, ride così tanto che la bocca diventa grande. Un senso di sporcizia mi annebbia la mente a tal punto che inizio a dubitare di me stessa e della mia provenienza.
I miei bui sentimenti.
Odio sentire il suono delle posate o gli odori del cibo degli altri.
Non so se fotograferei mai qualcuno mangiare. Ma non è colpa mia.
I miei bui sentimenti.
La mia meditazione mi insegna una cosa: resta.
Nessuno mi sta insegnando davvero qualcosa: resta.
Mi sto sentendo fuori dal giro, fuori dal cerchio, come sempre: resta.
Stavolta come altre volte: resta.
In un’altra vita ero foglia, poi gatto e poi uomo.
In una vita passata forse ero un uomo.
E se dovessi morire presto, non dimenticare che ho la certezza che ci sarà dell’altro.
Sarò foglia o vento, ma mai più uomo.
Questa era la mia ultima vita.
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