Contenuti per adulti
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1 - Personaggi.
Per proteggere le identità reali battezziamo, oltre a ioffa, due personaggi:
PIT è docente di italiano e latino nel triennio del liceo,
PIF è docente di filosofia e storia;
PIF è convintamente ateo, profondamente comunista, in ottimo rapporto con me, con reciproca profonda stima, sempre disponibile al dialogo e convinto dell’utilità degli studi e della cultura per chiunque; è anche amico di David Maria Turoldo;
PIT(bull) è, volendone semplificare la descrizione, ignorante, arrogante, classista con farcitura di bigottismo e fatalismo, conosce mnemonicamente le lezioni di italiano e latino che impartisce senza entusiasmare nessuno; i suoi criteri di valutazione vertono su chi sia lo studente, non certo su cosa lo stesso risponde nelle interrogazioni o cosa scrive nei compiti; il rapporto con me, immagino sia intuibile, è pessimo, dato che vengo a scuola con la corriera dal villaggetto di contadinacci e son pure figlio di comunista, credente sì (mio padre, non io), ma pur sempre comunista.
2 - Qualche aneddoto del passato remoto per inquadrare meglio PIT.
Solitamente nelle interrogazioni, di italiano molto più che di latino, oltre a rispondere sempre correttamente a tutte le domande che mi faceva PIT, se c’era occasione andavo oltre, magari nel parlare di qualche autore, contestualizzandolo nella società in cui viveva ed analizzando le sue opere riferendole a quella realtà, per esempio, o citando i rapporti che avesse con altri autori o personaggi notabili dell’epoca, oppure mi divertivo a scavare nel commento di un testo aggiungendo considerazioni ulteriori rispetto a quelle già presenti nei libri che usavamo; beh, rimase alla storia della nostra classe in una di quelle occasioni, dopo che aggiunsi considerazioni approfondite ad un’analisi di un testo poetico durante un’interrogazione, un suo sbottare in:
«ioffa¹, io non capisco perché ogni volta ti sforzi per farmi fare brutta figura!»
Restai tra il sorpreso, il risentito e lo spaventato, ma fu questione di pochi secondi e poi con una serenità inaspettata risposi pacato:
«Prof, le giuro che non mi sforzo per niente in tal senso»
e mentre tornavo a preoccuparmi per aver osato rispondere in quel modo io che tra l’altro ero esageratamente timido, vidi l’intera classe ridere ma a quanto pare PIT non colse il sarcasmo di quella risposta ed andò oltre nell’interrogazione semplicemente invitandomi ad attenermi a quello che c’era scritto sul libro.
Sempre per capire quanto brillante fosse PIT, un altro aneddoto che coinvolge sia PIT sia PIF: eravamo più o meno agli inizi del 2° quadrimestre del 4° anno, PIT aveva adottato come testi per la letteratura italiana dei volumacci (erano più di uno per anno) pesanti e costosi ma davvero ben fatti, ricchi, interessanti; ci dissero che venivano impiegati anche in ambito universitario, erano mica “robetta da liceo”. Per questa scelta aveva molto orgoglio ed in effetti quei libri sviluppavano commenti alle opere da diversi punti di vista tenendo conto di diverse ideologie, delle relazioni tra autori, opere e contesto socioeconomicopolitico; a me piacevano molto (qualcuno in classe li odiava non tanto per il prezzo esagerato quanto per il loro essere macigni pesanti sia per gli zaini sia per lo studio); solo che un giorno PIF si complimentò con PIT per la scelta di quei libri lasciandosi scappare che “non chiudono ad un’analisi di approccio anche marxista nello studio di autori e società”; non l’avesse mai detto: PIT scandalizzata ci dice che non utilizzeremo più da quel momento in poi quei libri ma che dovevamo procurarci (a metà del 4° anno?) un unico testo molto più compatto, economico e semplice (che era di impronta conservatrice nei pochi commenti ai testi, molto sommario nel presentare gli autori e non contestualizzava un bel niente).
¹: ovviamente non disse “ioffa” ma usò il mio vero cognome.
3 - Aneddoto più prossimo, prologo dell’incontro.
Correggendo un compito in classe di italiano, PIT umilia alcuni studenti parsi meno brillanti nella stesura del tema, per la scrittura goffa e qualcuno addirittura con qualche errore grammaticale serio (per un 4° liceo, non certo a livelli di analfabetismo), dichiarandoli infine degli “esseri del tutto inutili alla società ed alla vita” (erano studenti che disprezzava da tutti i punti di vista, nessuno tra loro aveva genitori “illustri” o ricchi).
Nel frattempo PIF con la collaborazione del preside sta organizzando un incontro degli studenti del triennio con padre David Maria Turoldo per parlare di letteratura ed in particolare di poesia; PIT ne approfitta per cercare di farsi notare dal venturo illustre ospite e ci impone, un paio di giorni prima del suo arrivo, di scrivere ciascuno una poesia, che avrebbe poi scelto le più belle da leggere al poeta quando sarebbe entrato da noi; io ne approfitto per comporre un sonetto in cui, con metafore attinenti alla fisica e all’elettronica (ero appassionato e preparato nel comparto tecnico/scientifico) mostro che tutti i membri di un sistema, ossia fuor di metafora tutti gli studenti della nostra classe, hanno dignità e, svolgendo quanto richiesto dal proprio ruolo e consentito dalle singole capacità, risultano tutti utili se non addirittura indispensabili per il buon funzionamento del sistema (o della classe); per quanto possiate non crederci, dal punto di vista formale il sonetto è perfetto, uno schema rime classico ABBA ABBA CDC DCD in una metrica precisa di endecasillabi canonici a maiore, ho scelto la variante a maiore dell’endecasillabo per aumentare la marzialità dell’esposizione; beh, quando l’ha letta, l’ha bollata come porcheria (ma non perché ne abbia capito il significato criticante l’umiliazione che aveva fatto ai miei compagni, più semplicemente perché manca l’associazione cuore/amore o verginesanta/chiesasivanta) e menomale che su quelle poesie non mette voti in registro!
4 - L’incontro.
Però il giorno tanto atteso quando finalmente Turoldo entra nella nostra classe, dopo un pochino di dibattito PIT se ne esce tronfiamente con «Ho insegnato ai ragazzi a scrivere poesie, gliene faccio leggere una a caso… ioffa² vieni in cattedra, magari leggiamo la tua»; la leggo e a padre Turoldo piace molto, ne comprende anche benissimo il significato e lo condivide, ne parliamo, senza ovviamente svelargli l’antefatto dell’umiliazione subita pochi giorni prima dai miei compagni, poi esprime apprezzamenti anche sulla forma oltre al significato, e lì PIT si inorgoglisce ripetendo (ed era falsissimo, ci aveva solo imposto di scriverne una ciascuno) che ci ha insegnato a comporre le poesie in maniera profonda e corretta; non scorderò mai il mezzo sorriso con cui Turoldo ha reagito guardandomi, avendo capito che PIT è solo un pavone ignorante esibizionista ed arrogante; poi continua a parlare alla classe portando avanti il tema del mio sonetto.
E niente, a parte la soddisfazione di una rivalsa sul pessimo giudizio che ne aveva espresso PIT, quella giornata e quell’apprezzamento che di un mio sonetto stava facendo un vero poeta mi emozionano tantissimo!
²: vedere la nota ¹ del 2° paragrafo.
5 - Epilogo.
PIT il giorno dopo troverà modo di ribadirmi che ha scelto di far leggere il mio sonetto e non altre poesie più belle scritte dai miei compagni perché non voleva pavoneggiarsi troppo con Turoldo nella sua capacità di insegnare ad una classe a comporre poesie, quindi ha preferito proporgli un lavoro mediocre, non le migliori che la classe ha composto! Son certo che, nonostante le spiegazioni fatte da Turoldo commentandomi, PIT non abbia comunque capito il significato del mio sonetto.
ioffa, 02-05/05/2024