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I guerrafondai e l’Europa di pezza
Guerrafondai, con la guerra nel sangue,
la legge del più forte, un delirio che non muta.
Senza un domani, né barlume né ragione,
rinnegano perfino l’intelligence che li smentisce.
Una guerra per salvare il capomastro,
un ricercato che stringe mani sporche
a uno schizofrenico, armato fino ai denti:
nel caos mediorientale, un disegno infame.
E per “paciere”, l’orrore si traveste:
Putin, il primo criminale, oggi arbitro.
L’Europa cieca, trascinata e muta,
senza pensiero, né spina dorsale né stima.
Senza leader, senza idee sovrane,
politicamente spenta, prona e vile.
Pronta a leccare con lingua servile —
mi vergogno di questa bandiera incatenata.
Israele grida: “L’Iran è al punto zero!”,
Rising Lion, la lurida scusa di sempre.
Ma l’intelligence USA smentisce il sentiero:
l’atomica è lontana, la bomba non preme.
E Trump, re del falso, già s’infervora:
“Non mi interessa!” — la verità cancellata.
Gabbard, la voce interna, spazzata via:
“La bomba era vicina!”, la menzogna si gonfia.
Come Bush, con la “pistola fumante”:
l’Iraq bruciato per una fiala teatrale.
Ora Israele copia la storia mendace,
bombarda l’Iran per un’arma irreale.
Solo nelle loro teste l’ombra famelica,
e Trump che annuisce, complice già sazio.
Complice di guerra: questo è il suo marchio,
che segnerà la sua presidenza di stragi.
Un bagno di sangue, la fame, la rovina,
e l’Europa che lecca, si piega e s’inchina.
Franco