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La noia lenta e buona
che ci artiglia
con dita di pane
Lecchiamo io e te
l’assurdità del reame
complessi in amplessi di miele
Il pavimento, amico freddo
tutto quanto immobile di tempo
-ti trattieni, ma non devi-
mi dice a sussurri
finchè si rompa la quiete falsa
Ho la schiena a te vertice
e le mani stese al fresco:
non c’è altro ora nel cosmo
che la tua voce - mi assale
e mi viola ogni rifugio ascoso
Il fresco quando arriverà
ci troverà per terra
densi d’umori e gelosia
caldi di noia e dolci di gioia
Noi due - su piastrelle sconnesse
mettiamo in disordine spettinando
tutti i buoni propositi d’un’afa immobile.