L'inaspettato

scritto da La paurosa
Scritto 9 mesi fa • Pubblicato 9 mesi fa • Revisionato 9 mesi fa
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Autore del testo La paurosa

Testo: L'inaspettato
di La paurosa

Ero dell'idea di iniziare a raccontare del mio passato, perchè mi trovavo in un periodo abbastanza buono della mia vita, ero stabile e tutto sommato potrei dire felice, senza troppi sbalzi di emozioni diciamo. Ogni volta che mi sento così vivo nell'angoscia che qualcosa di brutto arriverà e puntualissimo ecco il disastro. 

È iniziato tutto da piccolezze sul luogo di lavoro, una persona come me ha difficoltà a separare il lavoro e la casa, mi porto a casa ogni minuscola parola detta storta da un collega o ogni piccolo errore, insomma, spesso resto male per fatti che probabilmente le altre persone nemmeno hanno notato. Lavorando in un posto di lavoro semi-protetto mi aspettavo che parlandone con i miei superiori sarei stata compresa e si sarebbe risolto tutto facilmente; chiaramente non è andata secondo i miei piani.
C'è stata una riunione nella quale abbiamo parlato della situazione in cui mi trovavo, mi hanno consigliato di ritagliare più tempo per me stessa, di non mettermi fretta, di fare pure pause più lunghe se lo necessitavo, di non stressarmi a causa del lavoro che non ce n'era ragione, insomma hanno provato a lasciarmi più libertà, ma non hanno capito che per me il problema era molto più grande di questo.
La mia visione di quella situazione era che io mi sentivo obbligata ad avere tutti i miei compiti svolti alla perfezione e in tempo, se non in anticipo, rispetto alla tabella di marcia, perchè è così che funziona il mio corpo, deve avere tutto finito e perfettamente eseguito in tempo; dopodiché col tempo che mi rimane a disposizione controllo e ricontrollo se ci sono questioni in sospeso o errori da correggere e cerco di marcarmi ogniuna di queste cose così da poter sistemare tutto quanto e non mi do pace finchè non vengono eseguite tutte queste cose. 

Il punto è che se io mi ritrovo ad avere il corpo che funziona in questo modo, ma a lavorare con persone che lavorano a rilento o che mi dicono di non aver mai tempo per provare a sistemare i problemi, o mi dicono di rilassarmi e prendermi una pausa io inizio a provare rabbia nei loro confronti, perchè inizio a sentirmi messa da parte, non ascoltata, non presa in causa. Se oltre a non ascoltarmi poi mi incolpano anche di non aver finito determinati lavori dopo essere stati loro stessi a non volerli riguardare con me, bé a questo punto il mio sentimento nei loro confronti diventa solamente un ira pazzesca. 

Questa ira me la sono tenuta tutta per me per mesi, ho continuato a lavorare cercando di non sbagliare più nulla, di marcare bene tutto quello che succedeva e quello che poteva venirmi accusato durante il lavoro, così da non dovermi più assumere colpe non mie; ma nonostante tutto questo ho iniziato a notare che mi sono venuti tolti dei compiti importanti che svolgevo e sono stati assegnati ad una nuova collega, cambiamento effettuato senza avvisarmi di nulla. 

Mi ritrovai con tante ore di lavoro vuoto, nelle quali avevo tempo per pensare ed i miei pensieri purtoppo quando trovano spazio diventano oscuri, diventano pensieri di depressione, pensieri negativi. 
Ho infatti avuto tempo per riflettere, riflettere sul perchè mi sono state tolte mansioni, perchè il mio superiore non mi desse determinate attenzioni ed in seguito mi scaricava le colpe, perchè venivo a scoprire le cose sempre per ultima, perchè prima ero il punto di riferimento per le persone e ora nessuno mi rivolge più la parola, ma tutti vanno dalla nuova collega?
A tutte queste domande ho trovato delle risposte, non so chiaramente se giuste o meno, ma tutte molto negative nei confronti dei miei superiori, queste risposte mi hanno convinta a scrivere loro un e-mail, dato che con il colloquio verbale non ero stata compresa a sufficienza.
Loro non hanno avuto nessuna reazione a questa e-mail per ben 2 settimane.
Finalmente mi chiamano in ufficio per un colloquio, al posto di parlare di tutti i punti importanti che erano descritti hanno chiamato in riunione una collega con la quale non vado per nulla d'accordo, la direttrice ha addirittura abbandonato la riunione per andare a pranzo e mi hanno assegnato solamente un lavoro di circa 10 minuti in più al mese. 

Non sono stati affrontati i discorsi di come mi sono sentita discriminata o lasciata da parte, ne di come mi hanno tolto dei ruoli lavorativi importanti, non sono stati affrontati i discorsi di come mi sento male nei loro confronti perchè non mi ascoltano e continuano come se tutto andasse bene quando io mi sto avvicinando sempre di più al burnout. Nessuno ha voluto parlare di me. Solamente di lavoro. 

Ho chiuso bene gli occhi ed ho continuato a lavorare e lavorare e lavorare, l'unica cosa che volevano era quella, dovevo solamente tenere in silenzio le mie voci...

Finchè non ho richiesto un terzo colloquio dove stavo estrnando tutti i miei problemi a raffica dinnanzi alla direttrice ed il mio superiore, andava abbastanza bene finchè lui non ha detto le testuali parole: "sono solamente le tue paranoie".

In quel preciso istante mi si è oscurata la vista, ho sentito un esplosione nel petto, mi è mancata l'aria e ho sentito la parola paranoie rimbombarmi in testa mille volte, sempre più forte finchè, tremando come una foglia, non mi sono girata vereso di lui e con tutta la mia voce gli ho ripetuto "PARANOIE???", purtoppo li ho perso completamente il controllo del mio corpo, ho continuato ad urlare sempre di più, ho urlato tutto quello che mi ero trattenuta fino a quel giorno. Il mio fisico non rispondeva più ai comandi del cervello, non respiravo, mi mancava l'aria, mi stringevo le mani attorno al collo come per avvisare che stavo soffoncando mentre mi sono accovacciata sul pavimento in un angolo cercando riparo, tremavo, piangevo disperata e continuavo a singhiozzare con la fame d'aria. 

Nessuno dei due si è avvicinato a me, sono rimasti a fissarmi per un secondo dopodiche la direttrice si è messa a fare la lista dei miei lavori... a quel punto sono scappata correndo.

Da quel giorno sono stata messa in malattia, dopo 2 settimane abbiamo organizzato un incontro con loro due, il mio psichiatra ed io.

Da questo incontro io mi aspettavo delle scuse per il linguaggio inappropriato utilizzato e delle proposte per tornare a lavorare insieme, così io mi sarei scusata per aver perso il controllo e avremmo potuto risolvere la questione.
Mi sembra ovvio che non è andata così.

La direttrice ha iniziato immediatamente a parlare di lavoro, mentre lei mi accusava di determinati lavori non conclusi o non eseguiti come voleva io le spiegavo che questo succedeva a causa del mio superiore che non aveva mai tempo per aiutarmi a finirli, appena lui si sentiva accusato cercava una scappatoia per parlare d'altro, finchè non ha detto "non siamo qua per parlare di lavoro" ed io ho risposto "no hai ragione, siamo qua per parlare del fatto che mi hai dato della parnoica". 
C'è stato un attimo di silenzio dove si percepiva la loro paura di essere messi sotto accusa per aver utilizzato un termine offensivo nei confronti di una persona malata, ma subito hanno risolto dicendo "noi qui non utilizziamo certi termini". E BOOM!
Esplosione totale del caos più totale! La mia testa è esplosa completamente, non so se avete presente quando esplode una bomba come tutto si incasina e vola per aria senza lasciare niente com'era... ecco, è successo esattamente quello! 
Mi sono presentata per delle scuse, nemmeno lontanamente ricevute, ho provato a parlare dei problemi sul lavoro, non ne ha voluto parlare, gli rinfaccio l'errore più grande che ha fatto e che mi ha portata ad avere un attacco di panico seguito da giorni infernali e lo nega a nome della fondazione intera per cui lavoriamo.  Per me la riunione si è conclusa esattamente in quel momento, me ne sono andata urlando tutti gli insulti che mi passavano per la testa senza nemmeno un minimo di coscienza o rispetto, tanto avevo capito con che razza di persone avevo a che fare e soprattutto avevo capito che non sarei mai più tornata a lavorare per loro.

Il mio psichiatra si accorda con loro che ci saremmo risentiti dopo le feste e che fino ad allora sarei stata ancora in malattia.

Nel frattempo una mia collega mi ha inoltrato una forografia di un email (di un computer del quale entrambe avevamo accesso) che conteneva un invito ad una cena aziendale alla quale non eravamo state invitate... 
Io ingenuamente ho inoltrato questa fotografia ad un altro collega chiendedogli se lui ne sapeva qualcosa (anche questo collega aveva accesso a quell'indirizzo email e a quel computer).
Ci abbiamo riso su tutti quanti essendo esclusi da questa cena... 
Ha fatto ridere finchè quest'ultimo collega non è andato a dire che abbiamo fatto questa fotografia e l'abbiamo mandata in giro, con questa ragione hanno licenziato la mia collega su due piedi.

Io essendo a casa in malattia non sono ancora stata licenziata, non mi hanno contattata in nessun modo, mi hanno tolta dai gruppi di whatsapp del lavoro e basta. 

Ora: io passo le mie giornate da quando è iniziato tutto questo pensando a cosa poteva andare diversamente, dove c'è stato un errore o dove potevo migliorarmi.
Però poi penso che ho avuto crisi di panico e non sono stata aiutata, non mi è stato offerto nemmeno un bicchiere d'acqua, una pacca sulla spalla. 
Ho avuto scatti d'ira e sono stata giudicata e non ascoltata.
Abbiamo riso del fatto che ci hanno escluse dalla cena aziendale e al posto di chiederci scusa ci licenziano e poi hanno anche il coraggio di dire che sono paranoica se dico di sentirmi esclusa. 
Mi mentono per evitare di essere attaccati per una parola utilizzata in maniera sbagliata.

Ma perchè dovrei lavorare per gente di questo tipo?

Per quanto io mi trovassi bene con tutti quanti i colleghi e per quanto mi spaventi ricominciare tutto da capo in un altro posto... Non dobbiamo lasciarci trattare così solamente perchè sono definiti di rango superiore a noi.

L'inaspettato testo di La paurosa
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