I SEMI MAGICI
Pino e Nino erano due fratelli. Facevano i contadini ed ognuno di loro possedeva una piccola ed umile casetta ed un campicello da coltivare.
Pino, il più anziano dei due, era un tipo silenzioso e riservato. Amava il suo lavoro e trascorreva intere giornate a curare la terra con estrema dedizione. Non usciva mai la sera e si coricava molto presto sapendo che la mattina seguente, al sorgere del sole, lo avrebbe aspettato un’altra dura giornata di lavoro.
Nino, il più giovane, era, invece, un tipo estroverso ed esuberante. Si sentiva a suo agio fra la gente ed era un brillante conversatore. Trascorreva nel proprio campo il tempo indispensabile, per poi utilizzare le ore libere per recarsi in città con gli amici a divertirsi ed a far bisboccia. Spesso si alzava tardi al mattino, quando il sole era ormai alto nel cielo.
Poco distante dai due fratelli viveva un grande proprietario terriero, il quale possedeva una villa grandissima e lussuosissima ed un’immensa distesa di campi coltivati.
Nino lo invidiava molto e non passava giorno in cui egli non pensasse quanto sarebbe stato bello possedere tutta quella terra ed avere altre persone che lavorassero al posto suo. Aveva stretto una forte amicizia col suo facoltoso vicino con la segreta speranza di averne, presto o tardi, qualche vantaggio.
Pino era contento di quel che aveva e tutti i giorni rifletteva su quanto fosse egli fortunato a possedere quel piccolo campo che gli dava da vivere.
Tre volte a settimana, i due fratelli caricavano la loro verdura su un carro trainato da un vecchio asinello stanco e, piano piano, si recavano nel vicino paese per vendere i loro prodotti al mercato.
Nino era abile nell’arte del commercio. Sapeva come attirare l’attenzione degli avventori con gesti e schiamazzi e spesso riusciva a convincere i clienti ad acquistare prodotti di scarsa qualità a prezzi maggiori rispetto al loro reale valore.
Pino attendeva con pazienza che le massaie più sapienti si avvicinassero al proprio banco e scegliessero con cura i prodotti migliori. Non vendeva mai la sua verdura a prezzi esosi ed era felice che i suoi clienti apprezzassero l’alta qualità della sua merce e tornassero i giorni seguenti a fare spese da lui.
Un giorno, mentre si trovavano al mercato, si avvicinò loro un viandante sporco e malvestito che chiese se, per favore, potessero dargli qualcosa da mangiare. Disse che aveva molta fame e che, se lo avessero aiutato, sarebbe stato loro estremamente grato.
Pino lo accolse con grande gentilezza e lo invitò a scegliere, fra la sua verdura, quella che più desiderasse. Era contento di poter aiutare una persona in difficoltà e pensava: “Un giorno potrebbe toccare a me questa triste sorte. Come mi sentirei se nessuno volesse venirmi in soccorso?”
Nino era infastidito da quell’ometto trasandato e maleodorante.
Non ho niente per te, vattene! - gli urlò in un primo momento; poi, convinto da Pino, accettò di dare al viandante qualche patata guasta da prendere nella cassetta degli scarti.
Vai a mangiartele lontano da qui - disse con disprezzo al pover’uomo - che con la tua puzza stai facendo fuggire tutti i miei clienti! -
Allora Pino capovolse una cassetta vuota: - Si sieda qua e mangi con calma - propose al pellegrino, il quale lo ringraziò ed accettò l’invito.
Durante il pasto, Pino offrì al viandante anche del buon vino ed un tozzo di pane che aveva portato da casa.
Nino osservava il fratello che trattava quello sconosciuto con così grandi premure e scuoteva la testa con disappunto.
“Ma cosa si aspetterà mai di ricevere da quel pezzente!” pensava. Ed ancora: “Ve ne sarò grato, ha detto…Ed in che modo, se non ha neppure di che vivere dignitosamente!”
Quando l’uomo ebbe finito di mangiare e di bere si avvicinò ai due fratelli e consegnò a ciascuno di loro un seme.
- Piantatelo nel vostro campo e, mentre lo fate, esprimete tre desideri. Abbiate fiducia e le vostre richieste saranno esaudite - disse loro, allontanandosi. Poi si soffermò, si volse nuovamente verso i due contadini ed aggiunse: - …Ma, mi raccomando, curate con amore la pianticella che nascerà da quel seme… -
Pino lo ringraziò e gli assicurò che avrebbe provveduto con impegno alla cura della propria pianta. Nino non dette alcun peso alle parole dell’uomo, intento com’era ad accaparrarsi i clienti che si aggiravano per il mercato.
Il giorno seguente, i due fratelli piantarono i loro semi nei propri campicelli. Nino gettò il seme per terra e lo ricoprì sbrigativamente spostando un po’ di terra con la scarpa e pesticciandola velocemente. Non credeva affatto alle parole del viandante, ma decise ugualmente di stare al gioco e pensò: “Vediamo un po’… che desidero più di ogni altra cosa?...Sicuramente, vorrei possedere un’immensa distesa di terra da coltivare, con operai che la lavorassero al posto mio! Poi, desidererei incontrare una donna bellissima e, infine, vorrei tanto possedere una dimora grande e lussuosa in cui abitare con lei!”
Pino pulì con cura un pezzetto di terra. Scavò il terreno e depositò il seme nella buca, ricoprendolo con attenzione. Infine, annaffiò il terreno e, poi, si mise a pensare: “Cosa potrei desiderare più di quel che ho già?...In fondo io sono felice così!...Però…Ecco, una cosa importante! Vorrei che il mio piccolo campo fosse sempre molto fertile. E poi? Che altro potrei desiderare?...Beh, a volte mi sento un po’ solo…Chiederei di poter avere al mio fianco una moglie che mi voglia tanto bene ed alla quale poter offrire tutto il mio amore…Mi resta ancora un desiderio…Ma certo! Come si può essere felici se si è ammalati? Allora, vorrei che io e la mia futura amata moglie potessimo sempre godere di buona salute!”
Nei giorni seguenti, Nino dimenticò completamente il seme, preso com’era dai suoi divertimenti e solo in minima parte dal lavoro. Pino annaffiò ogni giorno il terreno sotto il quale aveva sotterrato il seme ed attese con impazienza che spuntasse fuori qualcosa.
Una bella mattina di primavera i due contadini ebbero una lieta sorpresa; in entrambi i campi era affiorata dalla terra una piccola pianticella. Nino quasi la pestò, passando di là. Aveva completamente dimenticato dove avesse sotterrato il seme ed era un vero miracolo che la pianta fosse nata. Pino accolse con grande soddisfazione la comparsa di quel piccolo vegetale che aveva atteso, con fiducia, per settimane. Fu lui ad avvisare il fratello e ad aiutarlo a rintracciare nel suo campo la pianta che egli neppure ricordava di possedere.
Trascorsero ancora tre settimane, durante le quali sulle due pianticelle sbocciarono dei graziosi fiorellini rossi; tuttavia niente mutò nelle vite della coppia di fratelli.
Nino sentenziò: - Lo sapevo che non ci si poteva fidare di quel barbone! Era chiaro che fosse un impostore! Ci ha canzonati ben bene! Ed io che gli ho pure regalato le mie patate!...Che stupido sono stato!...Il fatto è che mi lascio sempre convincere da quell’ingenuo di Pino! Devo imparare a ragionare con il mio cervello qualche buona volta!... Ecco ciò che si raccoglie ad essere troppo generosi!... -
Pino continuò a curare ed annaffiare la propria pianticella ed attese con fiducia che qualcosa accadesse.
Dopo alcuni giorni, giunse ai due contadini la notizia che il proprietario terriero loro vicino era morto, improvvisamente, durante un viaggio. Entrambi i fratelli ne furono molto dispiaciuti e parteciparono ai funerali del facoltoso signore.
Pino, sinceramente scosso da quel triste evento, pensava: “Pover’uomo, in fondo era ancora giovane per morire. La ricchezza è proprio niente quando non c’è la salute che ci sorregge. Che Dio lo benedica…”
Nino, invece, pur provando pena per la scomparsa dell’amico, rifletteva sul fatto che, adesso, nessuno gli avrebbe più regalato i sementi o prestato il trattore o fatto altri favori come quelli che egli aveva sempre ricevuto dal suo gentile e ricco vicino.
Circa due mesi dopo le esequie del grande latifondista, si presentò a casa di Nino un omino smilzo e ben vestito, con una valigetta in mano. Disse di essere un notaio, che era venuto a comunicargli la presenza, presso il proprio studio, di un testamento nel quale il facoltoso vicino aveva espresso l’intenzione, non avendo alcun parente, di lasciare tutte le sue proprietà a Nino stesso. Il notaio invitò il contadino a recarsi nel suo ufficio per svolgere le pratiche burocratiche necessarie per entrare in possesso dell’ingente eredità.
Nino non stava più nella pelle. Raccontò subito tutto al fratello, che fu sinceramente felice per lui; quindi si recò in città a far festa con i suoi amici. Durante i festeggiamenti, conobbe una donna bellissima e se ne innamorò.
Anche Pino, nei giorni di mercato, strinse amicizia con una massaia che era sua cliente. I due si erano sempre piaciuti, ma fino ad allora non avevano mai osato confessare l’un l’altra i propri sentimenti. Pian piano, l’amicizia mutò in amore e la ragazza decise di andare a vivere con Pino.
Passò del tempo e Nino viveva felicemente con la sua compagna nella lussuosa villa ereditata dall’amico. Non lavorava più; aveva delegato tutto ai suoi operai, perfino la cura della pianticella magica dai fiori rossi. Le sue terre producevano tonnellate di frutta e verdura, che venivano vendute dai suoi contadini al mercato. Nino e la sua donna erano spesso assenti da casa, in quanto si recavano in città a fare compere o a divertirsi.
Pino continuava la sua vita di sempre. Aveva sposato la sua compagna, la quale lo aiutava nei lavori domestici e nella cura della terra. Tre volte alla settimana si recava al mercato, come aveva sempre fatto, con il suo asinello che era sempre più vecchio e stanco. Ogni giorno si occupava, personalmente, della pianticella dai fiori rossi sbocciata dai semi avuti in dono dal viandante. Era contento della propria vita, finalmente allietata dalla presenza di una moglie che lo amava perdutamente e che anch’egli adorava profondamente.
Dopo qualche anno, si abbatté su tutta la regione una tremenda siccità, che si protrasse per mesi e mesi. Tutto il territorio si inaridì e non dette più alcun frutto. Anche gli immensi campi di Nino si seccarono completamente, compresa la pianticella dai fiori rossi.
Nino fu costretto a licenziare i suoi operai e a cominciare a tirare la cinghia, tentando di vivere con i soldi messi da parte nel periodo di vacche grasse. I risparmi non erano poi molti, dato che l’uomo aveva dissipato gran parte del patrimonio accumulato. Molti denari erano stati spesi per i suoi divertimenti sfrenati e per i lussi che aveva concesso a se stesso ed alla sua avida compagna. Vista la mala parata la donna, evidentemente molto più innamorata dei suoi soldi piuttosto che di lui, lo abbandonò. Nino era disperato e depresso, tanto che in breve tempo si ammalò gravemente.
Il campo di Pino, invece, era rimasto miracolosamente fertile e continuava a produrre i frutti di sempre, se non anche maggiori.
Pino e la moglie accudirono Nino nella malattia, provvedendo perfino al suo sostentamento, in quanto egli era rimasto sul lastrico. Per tutto il periodo della sua lunga malattia, non gli mancò l’assistenza neppure per un solo giorno finché, stremato dal terribile morbo, disgraziatamente morì.
Pino pianse molto per la scomparsa del fratello, ma fu sostenuto, nel grande dolore, dalla moglie, che gli fu sempre vicina e lo consolò.
Nel frattempo, la siccità finì e tutte le terre ricominciarono a produrre come prima. Pino ereditò dal fratello gli immensi appezzamenti di terra e la grande villa e visse felice e in ottima salute con la moglie per tanti e tanti anni ancora.
I semi magici testo di Oltrarno