Trenta centesimi e un incubo con le corna (non que

Trenta centesimi e un incubo con le corna (non quelle che pensate)
Ho fatto un sogno. Di quelli che quando ti svegli pensi:
“Ok, o la cena era scaduta… o qualcuno mi ha messo LSD nel piatto.”

Scenario: vacanza tranquilla, sole, aria di libertà.
Poi arriva mia madre con una missione alla 007: “Vai a fare la spesa.”

Io già mi immagino con un budget serio, tipo almeno 20 euro.
Apro la mano: 30 centesimi.
Con quelli non compri neanche la busta vuota.
E in lista c’era pure l’acqua.
Prezzo? 1,55€.
Missione fallita in partenza.

Allora mi dico: “Ok, facciamola grossa. Mi trovo un lavoro, qui si fa carriera.”
Entro in un negozietto e chiedo alla proprietaria se posso lavorare lì.
Lei sorride: “Certo!”
Peccato che avesse due corna vere in testa.
Non sto scherzando. Una specie di minotauro versione “signora delle offerte”.
Fisico da chi mangia metà del banco frigo e occhi che non hanno visto sonno da tre generazioni.

Accetto lo stesso. Mi fa dormire sopra al negozio — altro che Airbnb.
La mattina dopo arriva la polizia. Io in panico:
“Ecco, mi arrestano. Mamma avrà chiamato Chi l’ha visto.”
Invece niente, tirano dritto su per la collina. Forse multavano le nuvole.

Passano i giorni. Io lavoro, sopravvivo.
Conosco i figli della signora: atmosfera sempre più horror, tipo sconto 3x2 con colonna sonora inquietante.
Poi il buio.
Ricordo solo una festa, un po’ troppo allegra…
Il genere di festa in cui o ti diverti, o ti sacrificano.
Io ho scelto la seconda opzione più sensata: scappare.

Ah, dettaglio non da poco: a un certo punto chiedo:
“Scusate, ma quando mi pagate?”
E lei, con ghigno da strega Disney:
“Non ti paghiamo.”
Fine del sogno.

Morale?

Non fidatevi dei 30 centesimi.
Diffidate delle corna vere.
E soprattutto, se vi offrono lavoro in un alimentari… controllate prima che non sia gestito da una creatura mitologica.