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Non t’aspettavo
M’hai colto tu tra i sussulti d’una sera pigra
Di quelle
Che indugiano e si dilatano
A rinnegare la luce, a ricacciarla
Sull’orlo sbiadito del tempo
-Che si piega ai voleri umani
Volevo si facesse giorno
Per non percepire la carne molle
Impreparata alla resistenza
Nella tenebra
L’occhi tuoi sibilavano
Di dolci lucori cui aggrapparsi, cui affidarsi
Dai quali farsi straziare o incantare
Vi fossero stati altri raggi
Non mi sarei addentrata
Negli occhi tuoi:
ostello, varchi vitrei
Accesso dannato pel tuo mondo
M’hai fatto subodorare auree e sentori
D’amor famelico che m’avrebbe ammantata
Ed or del gusto amaro ho sola coscienza
Come possono labbra disegnate
Piegarsi in menzognere curve?
N’erano che sinuoso cenno all’intrico che sei
Di parole e gestualità mai casuali
Sempre algidi, macchinosi calcoli promanano
dalle dita tue tamburellanti
Scruti la preda e la corteggi
Nel valzer nefasto
Ch’indurrà alla resa
Cola e strabocca miele dal tuo sguardo venefico
Ostacoli il corso del tempo
Lo impedisci ed alteri
Con occhi capaci di raccontare
Tu gioisci in mancanza del sole
Perch’io cerchi in te la Luce,
la foce, la sorgente
Perché, sfumata l’aspettazione del dì
Io mi rifugi (o m’annienti)
nei ghirigori eterni, convulsi
d’una notte senza fine,
d’un tramonto senza novo albeggiare