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Dolore fisico e mentale. Stomaco e mente lacerati. Capisco solo ora gli errori commessi, tutto ciò che ho fatto di sbagliato e quanto vittima e colpevole siano concetti spaventosamente relativi e volubili.
Come si addice alla mia natura puramente umana non ho esitato a gettare via quanto mi ero creato per quella cagna della Gelosia. Ah Gelosia, erbaccia nella vita di tutti, malattia insistente e incurabile, sei la causa dei mali che ci circondano e nemica del buonsenso nostro salvatore. Per colpa tua ho perso una delle poche consolazioni che avevo, convinto che avrei ottenuto la sua permanenza nella mia vita.
E ancora, dopo averla allontanata da me come si allontana un animale pericoloso, sempre per colpa tua, le ho scaricato le mie colpe e le mie incertezze, passando dal voler curare tutte le sue ferite, anche la più infima, al voler infliggere su di lei il colpo fatale che l’avrebbe gettata in un mare dal quale neanche il più perito dei marinai sarebbe riuscito ad uscire.
Tuttavia le ho sempre dedicato parole cristalline, cristalli in un primo tempo preziosi e rari, trasformati per mano dell’odio in schegge pungenti, laceranti, fatali.
Ma non era la vendetta che mi avrebbe aiutato, e ogni volta che mi rendo conto di quanto io sia stato macellaio e non agnello, il mio cuore subisce una fitta che sembra mortale, e anche nel dire queste parole il dolore non fa che aumentare.
Eravamo due corpi, il mio, pesante, impacciato e morto, e il suo, leggero e armonico, ma una sola mente, finché qualcosa non è cambiato in peggio, e la mostruosa Gelosia ha cercato di unire gli uni e separare le altre.
Misero me, ora non mi resta che uno struggente rimpianto e una fatale maledizione, le volte in cui ho cercato altre consolazioni che non fossero quella originale, non sono riuscito a scordare della prima, e ogni giorno la malinconia si fa sempre più forte e insopportabile, le consolazioni sono sempre meno e i pesi aumentano a vista d’occhio.