Madre.
Terra che accoglie
riscalda e ripara.
Terra che il mio sguardo beve,
grata alla vita di avermi offerta a te.
A chi ancora non sa,
vorrei raccontare di
quel mare turchese
che instancabile,
accarezza i tuoi fianchi.
Racconterei dei giorni d'estate,
del frenetico frinio di mille cicale,
nei pomeriggi assolati in campi dorati.
Dei crinali a picco sul mare
dove il lentischio e il cisto
fanno spazio alla lavanda selvatica
e all'elicriso,
in un'estasi di profumi
che inebriano la mente e il cuore.
Delle immense macchie di giallo,
le ginestre selvatiche,
che fanno sfoggio di sé.
Vorrei poter mostrare il gelo d'inverno,
in freddi paesaggi incantati
avvolti in coltri di nubi;
Là, dove uno scampanellio
trasforma l'invisibile in presenza.
Delle tanche innevate
dove la poesia è raccolta nel silenzio.
Del mare d'inverno
dalle gelide trasparenze,
specchio di un cielo azzurro
e di nuvole bianche.
Vorrei raccontare
Di quei monti fatati,
casa di alberi millenari
che parlano di storie antiche;
Di giganti addormentati,
guardiani,
divenuti pietra,
a guardia di monti e di valli,
profili inattesi lungo cammini,
a volte impervi,
in attesa che il loro tempo ritorni.
Di janas bellissime e dispettose
chine sui telai d'oro,
a tessere,
con fili d'oro e d'argento,
preziose trame.
Vorrei raccontare
del tuo popolo,
Antico,
Che ancora conserva nello sguardo
Il fiero cipiglio,
e di chi alla Terra affida il proprio destino.
Essenza di me testo di Diesis