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Non sono un autore di primo pelo, ho superato già da tempo la prima anta e mi avvio tra pochi mesi ad aprirne una seconda, quella dei cinquanta. Sono dunque un autore- anta, un armadio per nudisti, che uno scheletro vero o proprio da nascondere sopra l’ anima non l’ ho mai avuto. Mi sostengo senza carne e ossa, vado avanti di puro istinto, come un pesce muro, se per inerzia cosmica oppure comica, non ho ben capito in quale mare affondo sbatto. Sono uno tra i tanti poco aitanti anti-autori del XXI secolo Avanti Cristo e dell’ odierna Indietro Tutta. Or dunque, andiamo al dunque. Si va facendo sempre più chiara in me la consapevolezza, che più passa il tempo, più mi accorgo che il tempo ha una certa rilevanza e che ad una 'certa' la carta di identità conta, eccome se conta. I riflessi, infatti, non sono più quelli di una volta, il fiato si fa sempre più corto e le parole fanno fatica a risalire dallo stomaco alla bocca, non badano più alla distanza di sicurezza che c’ è da tenere tra un vomito che sale per noia e una musa non capita. Si corre poco, male, e spesso a vuoto; e l’ ispirazione..? Non ne parliamo, cosa vuoi cantarti? Dopo 1300 testi, se non hai raschiato il barile, ci sei quasi; hai scritto oramai di tutto, la colonna diventa insonora. Anche se avessi avuto il tocco o una certa dimestichezza figlia d’ un certo talento, avrei potuto fare poco lo stesso, l’ acido lattico ti resta in gola; ti soffoca tutto, persino la luce. È giusto e lecito accorgersi dell’ ora tarda, considerare l’ evenienza di mettersi da parte. È molto più che una semplice opportunità o una seconda giovinezza; è accettazione, è accomodarsi in panchina col ‘pleddino’ sopra le larghe spalle, per fare spazio agli altri, a chi ha più gamba, a chi può starci bene in campo al posto nostro, facendo pure bella figura. È guardarla da bordo campo la partita, fare la riserva naturale e accomodarsi nella panca dei giardini comunali, magari insieme a delle belle badanti polacche che ci reggono il moccolo e la candela. Bisogna accontentarsi delle briciole di carta, di fare qualche scampolo o spezzone di partita, ed accettare in serenità e pace dei sensi, che i tritolati e i titolati, i titolari e i tutelati oramai non siamo più noi. Niente, stamattina mi andava di fare il patetico che fa finta di ritirarsi. Il filone melodrammatico del ‘Menevado’ fa sempre scena. Si sa, fa sempre una porca figura chi ha veramente niente da dire però lo scrive bene. A proposito questo sito non verrà mai pubblicato, mettiamoci l’ anima in pace, non lo troveremo mai un editore disposto a stampare 188 mila testi. Cosa ne verrebbe fuori? Una enciclopedia multi-volumetrica a mai finire. Stimabile circa in 300-400 mila litri di incapacità e di capacità incrociate ad x, che se ci pensate sono davvero tanti, se consideriamo anche, che al giorno d’ oggi un uomo qualunque può contenere circa al massimo 2-3 ( gocce); giusto quelle necessarie al fabbisogno giornaliero di chi vuole togliersi questo tipo di sfizio e di sete. Che tanto per quel che conta, questo oceano salato sa solo di carta riciclata. Mi darò dunque alla produzione di acqua nebulizzata. Farò acqua spray, scriverò dell’ eau e della toilette, che magari col tempo la trovo finalmente una mia essenza, che per aromatizzare quest’ acqua che passa, non basta più il ricordo e l’ io di una volta. Inventerò dunque la mia vera essenza e ne farò profumo di cellulosa. Proverò ad essere ‘l’io filizzato’ che non sono mai stato.