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Ci si parlava tra le mura specchiate
Di un telefono acceso come un lume
Sulla speranza d’un mondo fatto ombra.
Noi unico colore ad illuminare il cielo
E sembrava che il tempo non sapesse ascoltare.
Un gesto rimasto a metà
Una tazza sul tavolo, l’orlo scheggiato
L’amore taciuto per troppo tempo
Scoppiato dentro senza rumore
Un eco sordo dell’anima
Per non farlo morire.
Come acqua infiltrata tra tegole gonfie d’umidità
Come dal rubinetto che gocciola da troppo tempo
Senza scuse, senza fretta è poi sgorgato l’amore
Ed il cuore non ha replicato:
si è chiuso in cassaforte ad ascoltare il silenzio.
La sedia non è stata spostata
Il bicchiere è rimasto pieno per giorni
Fuori la pioggia
Ha lavato le stesse finestre
Tutto è cambiato ma nulla è accaduto davvero.
Solo il nome, quel nome non detto
Ha cominciato a pesare
Tra le pieghe dell’anima.
Un’ombra sottile si aggira silenziosa
E ti sussurra parole di morte e di pace
Eco di un passo che non torna.
Silenzio di un amore troppe volte non detto
Che cercava di fuggire per non essere divorato
O per paura di non esistere.
La luce sfuma dove il desiderio si perde
E sei ombra che accarezza il vuoto
Che ti sorride come un nuovo amante
Impetuoso per trascinarti nel nulla.
Nell’aria mossa appena da un alito di vento
Cerco voci lontane, sommesse
Tra l’ululare dei cani di campagna
Branchi che si tengono compagnia nella notte
Frammenti di ciò che non sarà mai più.