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EVE
Io vorrei, amore mio, te lo chiedo
In modo gioioso, vorrei che andassi
A spasso nuda per il paradiso,
Nel Giardino dell’Eden dove regna
La legge della natura, e ti vorrei
Guardare, meravigliosamente pura,
Mentre cogli la favolosa mela,
Leggera e sicura che non potrà
Sgorgare da qui l’inferno del male…
Vorrei, femmina della costola mia,
Che la mia vita si arrotolasse alla tua
E come due serpenti, senza veleno,
Puri e innocenti, mangiassimo assieme
Qualche frutto proibito, perché il crimine
Peggiore, ora lo so, sta nel divieto…
E vorrei, quanto vorrei, anima mia,
Riempirmi le mani con la tua carne
E farne… ogni volta farne… l’esempio
Del tuo altruismo più autentico e ampio…
E dopo, io dopo vorrei, che mordendo
Il tuo seno, ma piano piano, come
Tu mordi la tentazione del pomo
Con la rossa passione che mi fa uomo,
Vorrei, vorrei che mandassimo al diavolo
Le stigmature da morale del cavolo,
Le ambigue censure del vizio antico
Di malcelare l’effettiva avidità
Con la foglia di fico dell’integrità!
Vorrei… vorrei… che vestita di nulla,
A te donna, tanto candida e bella,
Si riconoscesse la dovuta statura,
Quella del coraggio di contrastare
L’accusa di averne fatto un saccheggio
Di tutti i doni che ci offre il Creato,
Ma che doni sarebbero se tu avessi
Rubato? Se davvero fosse il peccato?
Sì, vorrei… che nell’intimo angolo del noi
Ci fosse sempre una tavola imbandita
Di ceste stracolme di ogni ben di Dio,
Di mele spiccate a dozzine e dozzine
Che la natura dispensa per il tuo bene.
Io questo vorrei, adesso che le mele
Si possono solo comprare al mercato,
Le puoi avere soltanto se hai pagato:
Perché, amore mio, è con il tuo sacrificio
Che nell’Eden è nato il vero meretricio.