Una lettera (d'amore? ) di Fernando Pessoa

scritto da Antonio Terracciano
Scritto 12 anni fa • Pubblicato 12 anni fa • Revisionato 12 anni fa
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Autore del testo Antonio Terracciano

Testo: Una lettera (d'amore? ) di Fernando Pessoa
di Antonio Terracciano

Il 29 novembre 1920 il maggior poeta portoghese del Novecento, Fernando Pessoa, scriveva una lettera d'addio (anche se si sarebbe superficialmente riconciliato con lei nove anni dopo) alla sua fidanzata, Ofélia Q. ; riporto i passaggi salienti di quella lettera ("Lettere alla fidanzata" , a cura di A. Tabucchi, ed. Adelphi, pagg. 88 - 90 ) :

"Il Tempo, che invecchia i volti e i capelli, invecchia anche, ma ancora più rapidamente, gli affetti violenti. La maggior parte della gente, per la sua stupidità, riesce a non accorgersene, e crede di continuare ad amare perché ha contratto l'abitudine di sentire se stessa che ama. Se non fosse così, non ci sarebbe al mondo gente felice. Le creature superiori, tuttavia, sono private della possibilità di codesta illusione, perché non possono credere che l'amore sia duraturo, né, quando sentono che esso è finito, si sbagliano interpretando come amore la stima, o la gratitudine, che esso ha lasciato.
Queste cose fanno soffrire, ma poi il dolore passa. Se la stessa vita, che è tutto, passa, perché non dovrebbero passare l'amore, il dolore e tutte le altre cose che sono solo parti della vita?
L'amore è passato. Ma le mantengo un affetto inalterabile, e non dimenticherò mai - mai, lo creda - né la sua figurina graziosa e i suoi modi di ragazzina, né la sua tenerezza, la sua dedizione, la sua adorabile indole, può essere che mi sbagli, e che queste qualità che le attribuisco fossero una mia illusione; ma non credo che lo fossero né, se lo sono state, sarei villano ad attribuirgliele.
Io preferirei non restituirle niente, conservare le sue lettere come il ricordo vivo di un passato morto come ogni passato, come un qualcosa di commovente in una vita quale la mia, in cui l'avanzare negli anni va di pari passo con l'avanzare nell'infelicità e nella delusione.
Il mio destino appartiene ad altra Legge, della cui esistenza lei è all'oscuro, ed è subordinato sempre più all'obbedienza a Maestri che non permettono e non perdonano. "

E' una lettera d'amore, ma per chi? Non più per la fidanzata, ma forse per la Poesia, per quella Legge e per quei Maestri in cui qualcuno, come il critico portoghese A . Quadros, ha voluto identificare soprattutto i Rosacroce, dato che Pessoa si dilettava anche di esperienze esoteriche.
E' però presumibile che tutto nasca dalle enormi difficoltà che Pessoa, per motivi fisici e psicologici, aveva nei rapporti con l'altro sesso, un po' come Franz Kafka con le tre donne della sua vita (Julia, Felice e Milena) , con la differenza che il praghese non era esente da una certa carnalità che invece il portoghese sembrava del tutto rifiutare.
Sono convinto che siano il corpo e la psiche a comandare all'anima e alle nostre azioni. Quando il corpo ha qualche difetto o malattia (il fisico debole e poco attraente di Fernando, la tisi di Franz) , di conseguenza nasce la repressione dell'istinto più naturale, quello di trovare una donna adatta, soprattutto se la psiche è molto sensibile e vuole evitare delusioni.
Ecco che la scrittura prende allora il posto della donna, ecco che l'amore si dirige a questa pratica, ritenuta spesso superflua se non inutile dalle persone "sane" . Il corpo della donna viene sostituito con il corpo del foglio di carta, sul quale lo scrittore cercherà di trasferire l'essenza della sua mente, come su una donna trasferirebbe l'essenza della sua virilità.
L'atto d'amore, anziché dirigersi verso una sola persona (o comunque un numero limitato di persone) , diventa immenso e si dirige, più il tempo passa, verso una massa di lettori, acquisendo addirittura più forza quando il corpo dello scrittore è ormai morto e sepolto.
Una lettera (d'amore? ) di Fernando Pessoa testo di Antonio Terracciano
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