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che dir dei giorni senza sole,
del chiarore che deffa al fiore,
che foglie mostrano pallore.
del rombare senza gocciole,
sotto un cielo d’ombre logore,
ch’eco percuote ‘l nostro cuore.
e del cantar della sirena,
che ci volge alla nostra meta,
e l’alma triste non si cheta.
del vapor bigio ch’alto mena,
in sbuffi di chiaror avari,
tra’l rumor sordo dei filari.
dello stridulo cigolare,
degli affanni che sono vani,
del dolorar de nostre mani.
lo spirto ch’attende a volare,
al novo canto de sirena,
verso meta ben più serena.
all’amore dei nostri cari,
ai nostri più diletti affetti,
che vita nostra non difetti.
che per quei sentieri precari;
talun non troverà conforto,
e in grembo della terra accolto.
chi lavora muor con modestia,
lungi dal pio amor d’ogni affetto,
schiacciato senza rispetto.
Il lavoro è cheta bestia:
chi lo mira non la molesta,
addenta solo chi s’appresta
,
ch’al giogo suo, servir si presenta.