Frammenti sparsi

Superflua la passione d'oggi.
Vuole fare tutto.
Niente.
Perde scarpette di cristallo lungo le scale.
Inerme cerca,
un luogo che possa essere giusto.
Possa riparane centesimali fratture.
Possa essere cerotto a coprire tagli.
Possa preparargli da mangiare.

Chissà dove andremo?
Pensa, ci credevamo danzatori provetti.
Ricordo, forse era il 2006.
Una balera.
Ne resta il vuoto, spente le casse,
polvere a riempire bagni già sporchi.
Triturandosi l'andato.
Ha avuto gli occhi di qualcuno che per la prima volta ho amato.
Pure le farfalle potevo vedere, dallo stomaco a salire.
Era un attimo, baciavano la tua bocca.
Erano il professore di biologia e il suo maglione intriso di maionese scadente.
Erano i miei temi d'italiano, troppo poco affini agli argomenti richiesti.
Ero io, che ne soffrivo a piangere.
Erano mamma e papà e tutto quello che non saprò leggere mai tra le righe.
Il cibo lasciato nel piatto.
Depressione di un infazia infantile ma che faceva paura.
Droghe.
I bisogni.
Gli addii.
Ero io e la mia rabbia fottuta.
Sono ancora io?
Voglio come arcobaleno riempire il mio minuscolo essere qualcuno.
Essere tavola di bellissimi colori, ogni giorno esserne uno.
Unirli poi insieme e respirare.
Respirare.
Imparare a disegnare per fare ritratto del mondo che porto dentro.