Dilaniata

Lì,
in mezzo alle altre,
uguale a loro e diversa.

Dilaniata,
le osservo l’interno.

Sembra poggiata sull’erba bruciata dal sole,
in quel piccolo prato,
un po’ giallo,
un po’ verde
e invece è caduta.

Caduta dall’alto con un tonfo un po’ sordo,
nessuno ha sentito,
nessuno s’è accorto.

Il sole la illumina e le sue sorelle la osservano,
incapaci di intervenire,
incapaci di prestare soccorso,
ferme immobili come solo chi ha visto la vita passarsi davanti in pochi secondi può stare;
ferme e immobili come solo chi ha vissuto il dolore;
ferme,
immobili,
consapevoli che non c’è più nulla da fare.

Certo lei forse non era più quella d’un tempo,
qualcosa si impossessò del lato suo destro,
qualcosa la stava uccidendo da dentro.

Dilaniata,
aperta in due,
non del tutto.

Lacerata.

Una mela.