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Guardo, steso e perso nel letto, un
vuoto bianco, sopra me, pallido.
È così fiacco il corpo, l'occhio
vede, ma la mente non sente
quel che dice, sogna pur sveglia.
Io penso, son qui, in uno spazio
d'idee, un dipinto privato
di tela, un'immagine vacua.
Compaiono in cielo, sul suolo
colori diversi, tantissimi.
S'accrescono macchie sformate
s'addensano in nitidi enti.
Ed ora una folla circonda
me: è un bosco d'alberi anomali.
I volti, nei tronchi, silenti
d'amici, distanti e immoti,
i tratti tracciati dal legno.
C'è un vapore ai piedi silvani.
Quelle forme amiche s'annebbiano,
s'immergono inerti nell'ombra
densa d'una massa asfissiante.
Mi preme sugli occhi, nei timpani.
Il corpo compresso nel baratro
della psiche piena di grigio.
Apro lo sguardo supino sul letto.
I colori carezzano le oscure
pupille e il dolce silenzio m'acquieta.
Un venticello s'alza dalle labbra,
che sa di pace e sano ponderare.