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Sono immobile.
I miei piedi sono sulla sabbia.
Sento le onde dell'acqua del mare che li bagnano ma non riesco a muoverli.
Il sole è alto sono le 10.30 del mattino.
Sentivo il bisogno di uscire da quella casa improvvisamente nonostante fosse aprile e l'aria fosse fresca avevo caldo, sentivo pulsare il mio sangue nelle vene.
Ero uscita in sottoveste solo una giacchina sulle spalle come la portavo sempre senza infilare le maniche.
Sentivo il bisogno di camminare e vedere il cielo, il sole, il mare.
Dopo pochi passi ero giunta lì.
La mia testa era confusa.
Il mio giovane cuore era felice ed innamorato.
Fissavo l'orizzonte, la linea di confine tra male e cielo.
Un brivido, le mie gambe non rispondono.
Cado in avanti.
Il mio volto è nell'acqua.
Non ho forza nelle bracce per rialzarmi.
Sento l'acqua entrare in bocca e dal naso, la sabbia.
I miei occhi sono aperti.
Vedo la luce entrare nell'acqua come raggi di speranza.
Vorrei gridare aiuto, ma non posso.
Acqua e sabbia.
E' la fine.
Sto morendo.
Ilmio corpo non mi risponde più eppure vorrei vivere, amare.
Invoco il mio amore che mi possa sentire.
Invoco Dio e la sua misericordia.
Quella luce che entrava con piccoli raggi diviene immensa.
L'acqua non è più acqua.
Non sento, non soffro.
Un bagliore mi circonda.
Sono salva.
Da lì vidi me stessa.
Me stessa che poco prima avevo bevuto un bicchiere d'acqua.
Vedo un uomo che poco prima che mi fosse portato il bicchiere metteva un liquido trasparente in quella stessa acqua.
Vidi il mio assassino.
Ma nulla più contava io ero nella luce, io ero divenuta luce e .... presto sarei tornata.