Lui blu maglione

scritto da sonoDani
Scritto 2 anni fa • Pubblicato Un anno fa • Revisionato Un anno fa
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Autore del testo sonoDani
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Questa è la storia di un colore che ha sempre vissuto la sua esistenza nella tavolozza del suo proprio pittore, e che non ha mai esplorato e scoperto il mondo che lo circonda, con tutte le sue varietà di colori.
- Nota dell'autore sonoDani

Testo: Lui blu maglione
di sonoDani

Maglione blu, quel blu che lo ha sempre contraddistinto, blu come i suoi occhi profondo oceano.
Maglione blu, un blu elettrico, quel blu elettrico che lo illumina, illumina quegli occhi blu mare.
Tremante di ansia, paura forse, paura dell’ignoto e paura di non essere all’altezza; probabilmente quel maglione 
blu elettrico rappresentava le sue emozioni, blu, un colore freddo ma elettrico, energico, vibrante, irrequieto 
come il Suo animo, frenetico, implacabile.
Usciva di casa per dirigersi verso la Sua sfida, il Suo “oltre il mio limite”, il Suo “fuori dalla mia confort zone”. 
Ansia, a tratti tremori, scende dalla macchina, ancora romba, un po’ come il Suo muscolo cardiaco, elettrico, 
come il Suo blu maglione.
Si dirige, cammina, pellegrina, sembra una marcia nel deserto, così infinita e così turbolenta, non per le 
condizioni fisiche esterne ma per le condizioni atmosferiche dentro di Lui. Guarda il telefono, aspettando un 
supporto, che poi supporto da cosa? È lì, arrivato, esattamente sopra la X del tesoro come sulla mappa dei pirati; 
non lo vede, poverino è un po’ miope, e l’altro ad avvicinarsi, si avvicina, si avvicina, ormai è a pochi passi; due, 
uno, eccolo si accosta, lo saluta, che bella voce pensa, sembra cordiale, diverso, avvicina la bocca alla sua guancia, 
cosa fa? Pensa, mi sta baciando? Lo imita, non sa, poverino è miope e indeciso. Lo accompagna verso il tavolino, 
trema, trema come una foglia in autunno, trema come se tutti i venti si fossero coalizzati per abbattere quella 
foglia che continua a resistere su quel povero ramo, ormai stanco e stremato dal freddo che incombe. Trema, un 
po’ per il freddo, non è vero è solo una scusa, trema perché ha una paura fottuta.
Si avvicinano al tavolo, Lui lo guarda, wow è davvero bello, è anche più bello di quello che aveva osservato sulle 
foto del telefono. Porca vacca se è bello, gli fa un complimento, vuole rompere il ghiaccio.
Si siedono, due chiacchiere, bisogna pur conoscersi; la sfida è cominciata, la partita della vita. Un caffè, due risate.
Wow quanto è bello però.
Posa la tazzina, il conto, si rialzano, diretti verso la magica città; la stessa città che lo ha fatto innamorare, che lo 
ha conquistato e la stessa città dove ha lasciato il Suo cuore blu, blu maglione. 
Trema un po’ meno, ma in verità non sta più tremando, ghiaccio sciolto, pericolo scampato! Aspettano il mezzo 
che li porterà via, li porterà via solo per un po’, ma potranno respirare la libertà, qualche ora d’aria, qualche ora 
per respirare a pieni polmoni smog e libertà.
Eccoli stanno uscendo, non si ricorda del tragitto, come se lo avesse fatto ad occhi chiusi, stava giocando forse a 
mosca cieca? No, stava guardando lui.
Wow se è bello.
Si ricorda della conversazione; letteratura, arte, parlano di vita, temi che lo ipnotizzano, sa giocare bene le sue 
carte, pensa, ha colpito.
Wow se è bello.
Si scherza un po’, giusto quanto basta per conoscersi. Stanno lasciando i passaporti per poter accedere l’uno nel 
mondo dell’altro; vuole entrare nel suo mondo, mi sa che ci sarebbe voluto anche rimanere, già se la immagina lì 
la loro casa, una di quelle che piace a Lui, ma progettata da lui perché ne è più esperto; l’importante è che ci sia 
una libreria perché Lui ama leggere, è l’unico modo che ha per evadere da questa piatta realtà, ma oggi non ha 
bisogno di evadere con i libri, oggi la realtà è bella, e cazzo se è bella, è bella proprio come lui.
Si dirigono al bar della magica città.
Lui segue lui verso il bar, si fida, gli ha lasciato il Suo passaporto, può entrare, ma è già entrato ed ha già messo 
tutto a soqquadro, ha rivoltato tutto. Ma è un caos armonico, gli piace, si lascia rivoltare da lui. Gli piace il suo 
mondo, già ci vede la loro casa, il loro palazzo, da chi prenderà il nome? A lui non piace il suo, convince Lui a 
dare invece il Suo nome, è un paraculo, mi piace, cazzo se mi piace, pensa.
Arrivati, il suo posto preferito dice, lo definisce “indie”, a Lui piace, a Lui piace tutto di lui. Si siedono, è forse un 
deja-vu? 
-Un Aperol.
-sì anche io grazie!
-quindi vi porto due Aperol?
-Si grazie due Aperol.
-Perfetto arrivano subito.
-Grazie.
-Grazie.
Difronte, Lui difronte a lui, si guardano, si osservano, si studiano, ha gli occhi verdi, verdi asparago, gli piacciono, 
il blu maglione illumina i suoi occhi, sono così vicini, il tavolino è così piccolo, riescono a toccarsi le scarpe, si 
sfiorano, hanno paura, non vogliono invadere il campo “nemico”, ma Lui vuole, ma poverino è miope e 
indeciso, che fare? 
-Ecco gli aperol.
-Grazie mille.
-Grazie.
Lo guarda bere, cazzo quanto è bello, ma è una bellezza unica, lui è bello dentro, è bello nella mente, è così 
porno il suo intelletto. Lui lo ascolterebbe parlare per ore, ti prego, sì continua, parlami ancora dai ti prego, 
voglio ascoltarti, penetrami con la tua voce, va bene ma continua, Lui è perso, l’hanno preso in ostaggio quelle 
maledette farfalle gastriche, tutt’altro che acide però, non può liberarsene, ma a Lui va bene, gli piace essere 
intrappolato dalle rapitrici sensuali e idilliache, a Lui va bene, vuole essere intrappolato. 
Si alzano, hanno finito, sembra forse un deja-vu?
Si sbrigano, lui ha fretta, sta facendo tardi, a Lui dispiace, no non è vero vorrebbe tenerselo per se ancora per un
po', il tempo di illudersi ancora un po’, e lasciarlo volare via.
No, dai non può essere arrivato al termine, pensa, devo fare qualcosa, pensa, ma cosa, pensa.
Lo blocca, lo ferma, lui si immobilizza, non aspettava altro, lo sa, lo percepisce. Si avvicina, pochi centimetri, si 
avvicina, pochi millimetri, sembra forse un deja-vu? Due, uno, occhi chiusi, nero, buio, ma un buio così 
luminoso, non c’è mai stato nulla di più luminoso di quel buio che buio non era, d'altronde il nero buio non è 
altro che un orgia di colori dove fanno l’amore anche il blu elettrico e il verde asparago. Lui ha un brivido che 
parte lungo tutta la spina dorsale, lui è così delicato, così morbido; quelle piccole sottili linee rosate che 
perimetrano quella piccola concavità produttrice di parole venerine. Lui pensa che è come assaporare il frutto più 
succoso e dolce che questo piatto mondo abbia mai potuto creare. Non sono stanchi di quello che hanno fatto, 
lo rifanno, e lo rifanno, e ancora e ancora, ancora, ancora, non si stancano, non si stancano mai, sono allegri, 
scherzano, si toccano le mani, ci giocano, il suo indice penetra nella fessura della sua mano tra l’indice e il medio, 
è il sesso delle mani, Cristo se gli piace, non lascerebbe mai quelle mani, sono un’unione, sono una magia, una 
melodia, uniti, attaccati, non si separano e non si stancano, perché dovrebbero? Sono nel loro fiorire, wow se 
sono belli, le mani continuano questo gioco di piacere, a volte si allontanano solo per migrare in altre parti del 
loro corpo per poterle conoscere, esplorarle, a entrambi piace; si spingono, la passione che esce da quei corpi è 
forte, così forte che non si reggono in piedi, si appoggiano alle colonne del porticato, la passione travolge tutto 
l’atrio, anche le colonne lo percepiscono, è un momento di amore, anche il cielo e la terra si sentono più vicini in 
questo momento, è un momento di passione, purtroppo è solo un momento, ma è un sesso di passioni e di 
emozioni. Si sono annullati, non esiste più Lui e non esiste più lui, c’è solo un inarrestabile emozione.
Ma eccolo.
Ormai è qui.
Il treno è arrivato al sua terminal, ma la passione non ha una fine: come si potrà mai riportare all’ordine qualcosa 
che non c’è più? Come si può dividere Lui da lui se ormai si sono annullati a vicenda?
Ultima volta che le loro labbra si toccano, si assaporano, si riconoscono ormai non è più un momento di 
esplorazione, non vogliono altro che questo, la sua lingua accarezza la Sua, non è solo contatto fisico, è 
nutrimento, si stanno nutrendo, l’uno dell’altro, e non c’è mai stato pasto più dolce.
Sapete che rumore fanno due bocche che si staccano per dirsi addio? Il rumore di una foresta che cade, il rumore 
di un mare in tempesta; i fiumi e i mari arginano, allagano, distruggono; le foreste e le giungle cadono, devastano, 
rovinano. Ma sapete che rumore fanno due anime che si lasciano? È un rumore pari a una foresta verde asparago
che cade, il rumore di un mare blu elettrico in tempesta.
Enea è salpato e Didone raccogli gli ultimi rami per il fuoco, è fatta.
Ciao, gli dice Lui, addio, ti prego ricordami, non dimenticarmi dice. Non si sa se lui ricorda, ma le colonne, il 
porticato, la terra e il cielo non potranno mai dimenticarsi di quel tornado di passione, è un vento indelebile, è un 
tatuaggio invisibile sulla pelle, non si può strappare via, cielo e terra lo sanno bene; da quel momento cielo e terra 
fanno l’amore come quei due, o almeno ci provano, da quel giorno il mondo è amore, il mondo è un sesso di 
passioni, da quel giorno Lui non ha più bisogno di scappare tra i libri, la realtà non è poi più così triste.

Lui blu maglione testo di sonoDani
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