Contenuti per adulti
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Questa notte i mostri vagano irrequieti sotto l'acqua scura.
Sagome nere si aggirano nel bosco, come macchie in rapido movimento, evanescenti. Fantasmi? Stanno fuggendo? O cercando?
La Luna è nera, inglobata dal cielo. Esiste, in tutta la sua potenza, eppure non si vede. Sussurra, amante fervida della sua stessa oscurità. Sussurra sillabe di antichi incantesimi.
Il bosco tace in attesa. Nessuno si svela, in superficie. Le creature sono sotterranee, si aggirano nell'oltretomba, come anime inumane, insolute. Tristi, affamate. Battono dei colpi sconnessi. Bramano il giorno, eppure non sono destinate al giorno.
Io sono distesa sulla terra scura, non guardo più il mio corpo. Non so se sono nuda o vestita, forse mi copre una veste bianca e sporca. Credo che sulla pelle ci siano dei piccoli tagli, e poi tanta terra. Le mie mani toccano la terra, e la terra accoglie. Ma stanotte lei è fredda.
Accanto a me, le rose nere mi sussurrano alle orecchie profezie in una lingua arcana.
Mi alzo.
È fredda anche l'acqua del lago, immobile, avvolto nella nebulosità del nulla. Dov'è la Strega?
Stanotte non c'è nessuno.
Le zingare e i viandanti sono lontani, erranti in qualche angolo del giorno.
E adesso ci sono il bosco, il lago e i mostri sotterranei.
Immergo il mio essere nel lago melmoso, e mi avvolge quell'acqua così gelida e pesante. Un abbraccio avido e inglobante, come se ne percepissi la solitudine e il pericolo al contempo. Il lago vuole essere sfamato?
Voglio parlare con i mostri.
Scivolo nelle profondità buie, ovattate, senza spiragli. I mostri vagano tra gli scrosci dell'acqua nera, incerti, smarriti. Sembrano dei grossi cetacei e mi suscitano tenerezza. Non parlano, se non con i loro occhi alieni, eppure caldi.
Ancora più sotto, mentre la melma mi avviluppa in una morsa senza respiro, si sente un inquieto tambureggiare. Qualcuno in lontananza sembra spargere una risata.
Sono le creature degli inferi, che danzano il loro ritmo straniero. È vitale, mentre sopra c'è morte.
Da loro mi separa solo un sottile, fragile strato di terra. E di pelle.
Guardo verso l'alto, verso la superficie, ma non la riesco a vedere.
Lo specchio ormai è rotto.
Allora si può scendere ancora di più, fino al nucleo nero, che vibra e grida al ritmo crescente dei tamburi.
E mentre vibra, mi avvicino sempre di più, e lo sento: il nucleo nero è pieno di fuoco.