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In una cacofonia di flauti
dal sabba delle viscere insorge
il segno, scarlatta malìa, sorgono
tatuati mille indistinti volti,
parvenze che scorrono con il sudore
per i muscoli, e richiami si strusciano
febbrili. Adorami, adoraci!
Siamo legione: carne che s'apre
alle larve del tuo desiderio,
riflesso nebbioso in mille specchi.
Il nostro ghiaccio ti scalderà, l'abbraccio
d'un fantasma, in questa buia e immemore
pace. Géttati e morto giaci accanto
a sogni già sognati, a vite simulate brulicanti su schermi; godi
della straziata speranza rapace,
sgretolamento di cartilagini.
Il mondo non è che una stanza, chiusa
vertigine dove tutto splende. Ti prenderà il cuore la selva d'immagini,
nel gioco smarrisciti dell'infinito effimero,
superficie del Nulla, solo totem,
sola fonte e meta. Immagini...
È in te, con assassina certezza t'attende:
ecco ti guardano i suoi occhi di belva, ciechi
come i tuoi occhi. Ti prenderemo. Siamo i tuoi occhi.